«Update sulla Disprassia Verbale Evolutiva: dalle basi teoriche e scientifiche alla pratica clinica», è il titolo del convegno promosso dalla Fondazione Stella Maris, che nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 gennaio si terrà a Pisa presso l’Hotel Galilei. Il convegno si propone di diffondere ad un largo pubblico di operatori che lavorano nel settore della neuropsichiatria infantile (neuropsichiatri, logopedisti, psicologi) e alle famiglie di bambini con Disprassia Verbale Evolutiva le più recenti conoscenze in questo settore, in particolare quelle acquisite anche grazie alla ricerca finanziata da Ministero della Salute e dalla Regione Toscana, di cui la Fondazione Stella Maris è stata capofila con la dr.ssa Anna Chilosi come responsabile scientifico.
«La pronta risposta dei partecipanti con sold-out delle iscrizioni al convegno dopo un mese dalla presentazione, ha chiaramente messo in luce il bisogno di nuove conoscenze in questo campo – commenta la dr.ssa Chilosi – Infatti, data anche la carenza di protocolli di valutazione mirati, assenti per l’italiano fino alla presente ricerca e la ridotta conoscenza di precisi criteri di diagnosi e sottotipizzazione differenziale, la disprassia verbale è spesso non diagnosticata correttamente».
Ma cos’è la Disprassia Verbale Evolutiva: si tratta di un disordine congenito del neurosviluppo che interessa la programmazione, la pianificazione e il controllo dei movimenti necessari per produrre sillabe, parole e frasi. La precisione e la sistematicità dei movimenti nella produzione articolatoria risultano alterati in assenza di deficit neuromuscolari. La Dve è quindi un sottotipo di disordine motorio dello speech, che si manifesta come un disordine fono articolatorio, spesso grave, persistente e resistente al trattamento.
Questa ricerca scientifica è nata dalla necessità di stabilire criteri diagnostici, di elaborare protocolli di valutazione specifici per bambini italiani, di definire le caratteristiche dello speech e del linguaggio e di indagare le cause della Dve, sia per quanto riguarda i correlati neuroradiologici, sia quelli genetici, nonché di individuare alcuni fattori prognostici e stabilire quale terapia può aiutare questi bambini sulla base di evidenze scientifiche.
Il progetto ha avuto durata di 4 anni. Hanno partecipato a questo studio più di 80 famiglie che hanno aderito con grande disponibilità, accettando che i dati clinici raccolti fossero utilizzati per la costruzione di un database. L’identificazione delle caratteristiche cliniche e una migliore comprensione dei meccanismi neurobiologici alla base della DVE possono essere utili per la diagnosi precoce e l’avvio tempestivo di un trattamento appropriato.