Una serata di approfondimento al santuario di San Romano nella vigilia della festa della Natività di Maria.

Il ruolo e l’importanza dei santuari mariani in una conferenza a S. Romano

di don Francesco Ricciarelli

In occasione della festa della Madonna delle Grazie, nella chiesa del convento francescano, il mariologo don Massimo Meini ha offerto un approfondimento sulla devozione liturgica e la pietà popolare mariana. Il professor Paolo Tinghi ha poi ripercorso la storia del santuario di San Romano

Padre Francesco Brasa, parroco di San Romano, ha affidato a don Massimo Meini il compito di esporre il ruolo e l’importanza dei santuari mariani nella vita della Chiesa. L’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, si è articolato in due momenti complementari: alla relazione teologica di don Massimo Meini, mariologo, ha fatto seguito il racconto storico del professor Paolo Tinghi sulla storia del santuario, con l’accompagnamento musicale di Chiara Tommasini al violino.

Don Meini ha basato la sua riflessione su un documento spesso poco conosciuto ma di fondamentale importanza: il Direttorio sulla pietà popolare e la liturgia, pubblicato nel 2002 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Questo testo, come ha sottolineato don Meini, «contiene tutti i principi della devozione popolare e delle azioni liturgiche» e dedica un intero capitolo ai santuari, evidenziandone il significato profondo nella vita spirituale dei fedeli. Il documento è ricco di insegnamenti sul culto mariano, il culto dei santi, il significato delle litanie lauretane, il senso dei pellegrinaggi e degli ex voto, offrendo una guida completa per comprendere e vivere autenticamente la pietà popolare. Il punto di partenza della riflessione è stato il dogma dell’Assunzione di Maria. La proclamazione dogma afferma che «l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Questo dogma, ha sottolineato don Meini, è centrale per comprendere la presenza mariana nei santuari. Il Concilio Vaticano II, nella costituzione Lumen Gentium, descrive Maria come colei che «costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa» e «brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione». La peculiarità di Maria Assunta risiede nel fatto che, a differenza dei santi che sono “solo anima”, ella vive una condizione completa di anima e corpo, simile a quella del Risorto. Questa condizione le permette di comunicare perfettamente con i fedeli e di essere «segno di sicura speranza» nella piena partecipazione alla risurrezione di Cristo.

Seguendo il Magistero di San Giovanni Paolo II, don Meini ha precisato che «Maria è presente nelle azioni liturgiche» – non con una presenza sacramentale, ma con una presenza che deriva dal fatto che la memoria di Maria è costitutivamente una in Cristo. Questo significa che in ogni celebrazione liturgica – Messa, Vespri, Lodi, Ora media – Maria è presente e opera. Di conseguenza, «il primo modo per vivere la devozione mariana è vivere la liturgia, perché Maria è lì presente». Il Direttorio del 2002 descrive la pietà popolare verso la Beata Vergine come «un fatto ecclesiale rilevante e universale» e parla significativamente, come ha sottolineato don Meini, di una «presenza salvifica di Maria nei luoghi di preghiera e di culto». Il santuario si caratterizza come un luogo che «accentua particolarmente la preghiera, l’accostamento ai sacramenti, come la confessione, e degli esercizi come il rosario».

Lo scopo dei santuari mariani è «incrementare la Liturgia non da un punto di vista quantitativo ma qualitativo», aiutando i fedeli a vivere secondo la Chiesa. La Messa infatti non è qualcosa che modelliamo a nostro piacimento, ha ribadito don Meini: «Non sono idee nostre, del parroco o del vescovo. Dobbiamo vivere la liturgia come dice la Chiesa perché è della Chiesa. La comunione passa anche dal non alterare nulla. I fedeli, da questo vivere secondo la Chiesa, traggono tutta la grazia di cui hanno bisogno».

Don Meini ha poi sottolineato il valore simbolico dei pellegrinaggi ai santuari mariani. La fatica fisica che si compie per raggiungere il luogo di culto «simboleggia la fatica della vita cristiana con le prove, con le fatiche ma certi che ne vale la pena». Non è casuale che molti santuari siano costruiti in collina: il pellegrinaggio sulla salita rappresenta il cammino spirituale che ogni cristiano è chiamato a compiere. In questa prospettiva Maria è un felice paradosso: Vergine e Madre, creatura e Madre di Dio, preservata dal peccato originale, vicina a Dio, eppure chiamata a compiere le scelte della vita personale. «I più poveri la sentono particolarmente vicina. Sanno che essa fu povera come loro, che soffrì molto, che fu paziente e mite. Sentono compassione per il suo dolore nella crocifissione e morte del Figlio, gioiscono con lei per la risurrezione di Gesù».

Un elemento caratteristico dei santuari sono gli ex voto, che rappresentano «attestazioni di grazie ricevute». Come ha precisato don Meini, canonicamente questi oggetti» non sono disponibili, una volta che ci sono. Il santuario deve custodirli» perché costituiscono la «testimonianza di doni ricevuti dai feste mariane sono sempre quelle più partecipate, ha notato don Meini. D’altra parte, più si venera Maria più si onora il Signore, «perché il Signore ha scelto la via dell’incarnazione, per cui non dobbiamo disdegnare la via o strumento, la persona che Lui ha voluto, creato e fatto per questo scopo».

Per questo, ha puntualizzato don Meini riprendendo ancora il documento della Congregazione in riferimento alla Beata Vergine Maria, i fedeli «celebrano con gioia le sue feste, partecipano volentieri alle processioni, si recano in pellegrinaggio ai santuari, amano cantare in suo onore, le offrono doni votivi. Non tollerano che qualcuno la offenda e istintivamente diffidano di chi non la onora». La serata è proseguita con l’intervento del professor Paolo Tinghi, che ha ripercorso la storia del santuario di San Romano, offrendo al pubblico un quadro completo delle vicende che hanno portato allo sviluppo di questo luogo di culto mariano, dalla presenza misteriosa della statua lignea, in una piccola cappella nel bosco, fino alla costruzione del santuario e all’arrivo dei Frati Francescani.

Un’attenzione particolare è stata riservata a un ex voto recentemente restaurato, forse il più antico. Si tratta dell’offerta votiva di un innocente condannato a morte salvato miracolosamente dalla Madonna di San Romano. La teca racchiude, oltre alla tavola dipinta e l’iscrizione che illustrano il fatto, la corda dell’impiccagione che si spezzò consentendo al condannato di aver salva la vita. Il racconto storico è stato arricchito dai brani musicali eseguiti al violino da Chiara Tommasini, creando un’atmosfera di raccoglimento e bellezza che ha accompagnato la riflessione e la preghiera.