Capzioso, caustico, pavido, retroattivo, laconico, algido, etereo, settario, meritocratico, stakanovista. Ragazzi, chi conosce cosa vogliono dire queste parole? Almeno una di queste dieci?». Nella mia prima e nella mia seconda professionale non ci prova nessuno. Sembra che mi sia messo a parlare in un’altra lingua.
«Ma tanto prof queste parole non le sa nessuno, non si dicono mai, non servono a niente». «Eppure queste parole esistono, ragazzi. La maggior parte delle bimbe del liceo della vostra età, per esempio, queste parole non solo le conosce, ma spesso le usa anche, parlando o scrivendo. Come ci si sente quando si finisce in un discorso di persone della vostra età che parlano difficile e voi vi accorgete che tante cose non le capite? Poi pensate a quanto fa la differenza sapere più o meno parole quando ti trovi a raccontare una cosa che ti è successa.
Raccontata da uno che sa poche parole, anche la cosa più incredibile diventa una cosa banale. Ma anche per leggere bene le notizie sul giornale serve conoscere tante parole, perché altrimenti le uniche notizie che capite bene sono lo sport, la cronaca nera e le previsioni del tempo». I miei ragazzacci (i pochi che sono rimasti ad ascoltare perché non ancora sopraffatti dalla febbre dei videogiochi sul cellulare) abbassano la testa affranti.
«Ragazzi, per conoscere tante parole serve imparare a leggere i libri. Perché solo chi legge tanto impara a scrivere bene. Secondo voi chi ha la passione per la lettura cosa ci trova di così bello rispetto a chi per esempio conosce la stessa storia ma vedendo un film?». «Vabbè prof, nel libro ci saranno un sacco di informazioni in più. Un film dura un’ora e mezzo, un libro dura diversi giorni. E poi c’è l’immaginazione. Un film ti dà già le immagini e il tono di voce e te non puoi immaginarti niente di diverso. Nel libro invece il personaggio si crea con le parole che leggi ma anche con la tua fantasia. Però prof leggere è difficile, lo sai. Io vado pianissimo. Faccio così tanta fatica per leggere una pagina che per riuscire a dire le parole così come sono scritte poi mi perdo il significato. Arrivo a leggere una pagina, ho durato fatica, ma non ci ho capito quasi niente». «Ma questa è una cosa normale, quando si comincia. È come quando impari ad andare in bicicletta, no? All’inizio hai bisogno delle rotelline, o di qualcuno che ti tiene in equilibrio. Bisogna andare per gradi. Se a uno di voi dicono di leggersi un libro tutto da solo, subito viene voglia di arrendersi.
Invece io vi propongo una cosa: proviamo a leggere piano piano un libro tutti insieme. Facciamo un gruppetto, un tentativo, chi di voi ci vuol provare. Un’ora alla settimana, subito dopo pranzo, decidiamo insieme il giorno, fuori orario scolastico. Vi porto un libro di avventura, adatto alla vostra età. Lo leggiamo piano piano, poche pagine alla volta. Lo leggo io ad alta voce, e voi lo seguite sul cellulare o sulle pagine. In pratica la mia voce sarebbero le rotelline della bici prima di iniziare ad andare da soli. Alla fine di ogni brano ci fermiamo a spiegare le parole difficili, a fare un riassuntino e un commento ad alta voce su quello che abbiamo letto. E poi se vi piace la settimana dopo continuiamo, fino a finire di leggere il primo libro intero della vostra vita. Chi ci sta?».
Mi hanno detto che ci pensano. In quattro o cinque mi hanno detto anche quale pomeriggio gli tornerebbe meglio. Io dico che forse qualcosa di bello sta per succedere.