Per tre lunedì consecutivi il vescovo Giovanni ha dato appuntamento ai giovani, d’età e di cuore, per una scuola di preghiera in preparazione al Giubileo del 2025. Il primo di questi incontri si è svolto lunedì 2 dicembre, in una cattedrale piena di giovani che hanno animato l’adorazione eucaristica con i loro canti. Nella sua meditazione, monsignor Paccosi ha preso spunto dalle pagine evangeliche che ci mostrano Gesù in preghiera e dalle parole di papa Francesco che ha definito la preghiera «il respiro della fede», un dialogo silenzioso e profondo che nasce dal cuore di chi si affida a Dio. «L’anno appena trascorso ha ricordato il vescovo – è stato un invito a vivere un’esperienza di scuola di preghiera, senza dare nulla per scontato, soprattutto per quanto riguarda il nostro modo di pregare, ma facendo nostre ogni giorno le parole dei discepoli che chiesero a Gesù: “Signore, insegnaci a pregare”».
Mons. Paccosi ha messo in luce come la preghiera di Gesù nei Vangeli sia una rivelazione della relazione del Figlio con il Padre. La preghiera di Gesù è sempre segnata da una gratitudine profonda e da un abbandono fiducioso che diventa per noi esempio. Gesù stesso ci ha insegnato a chiamare Dio Abbà, un appellativo intimo che esprime l’amore e la fiducia di un bambino nei confronti del proprio babbo. Il vescovo Giovanni ha poi sottolineato che la preghiera di Gesù ha una dimensione di missione e di consegna. Gesù prega tutta la notte prima di scegliere i dodici apostoli, rivelando così il legame tra la preghiera e la chiamata. E, ha sottolineato monsignor Paccosi, «la preghiera di Gesù include sempre anche noi». Quando poi gli apostoli tornano dalla missione, Gesù li invita a non rallegrarsi tanto per i successi ottenuti quanto perché i loro nomi sono scritti nei cieli. Infatti la vera radice della gioia è la consapevolezza di essere figli amati. Gesù si rallegra e rende grazie al Padre perché si è rivelato ai piccoli, a chi sa dipendere e dire di sì, come Maria, al compito affidatogli. Gesù si rallegra per il «metodo paradossale» del Padre che abbraccia tutti e ci insegna che la preghiera è anzitutto accoglienza, affidamento e consegna nelle sue mani della nostra volontà, delle nostre capacità, di tutto ciò che siamo e facciamo. «Gesù, quando guardava le cose, i panorami, le albe, le piante, i greggi di pecore, le persone, sempre, quando voleva insegnare qualcosa, non doveva andare a cercare chissà dove gli esempi per poter parlare, perché tutto a Lui parlava del Padre, perché tutto era come se lo vedesse uscire dalla mano creatrice del Padre. Allora anche ciò che a noi sembra inutile o dannoso, nello sguardo di Gesù è segno della benevolenza infinita del Padre». Ha ricordato infine il vescovo: «Se il Padre ha dato tutto nelle mani del Figlio, quanto più noi siamo con Gesù tanto più passa anche in noi questa capacità di abbracciare tutto e di riconoscere tutto come scintilla da cui può nascere in ogni istante la preghiera e l’azione, la gratitudine e l’affidamento». In un silenzio carico di raccoglimento, l’assemblea ha formulato preghiere spontanee e rendimenti di grazie anche per le piccole cose della vita che si rivelano segni dell’amore infinito di Dio.
Il video del primo incontro