Lunedì 1° luglio il Museo Diocesano d’Arte Sacra di San Miniato è stato protagonista delle “Notti dell’Archeologia” edizione 2019, un’iniziativa della Regione Toscana che ogni anno ha l’obiettivo di far conoscere il territorio attraverso la scoperta delle testimonianze del nostro passato. L’evento ha attratto un pubblico numeroso e variegato. C’è stato chi è venuto da solo, chi con gli amici, chi ha coinvolto l’intera famiglia, chi ha fatto pochi chilometri e chi è arrivato addirittura da Pisa. Alcuni tra i più curiosi erano già presenti prima dell’orario di apertura, quando piazza del Duomo al tramonto si preparava a diventare lo sfondo ideale di una serata di arte e cultura: il tempo di accendere le lanterne che incorniciavano l’ingresso e la campana della Torre di Matilde batteva già le nove.
Dopo una breve presentazione della storia del Museo, ospitato dal 1966 nei locali delle antiche sagrestie, il focus si è incentrato subito sul tema portante di quest’anno, ossia «Le influenze orientali delle tecniche di produzione ceramica del XIII secolo». La visita vedeva come naturali protagonisti i bacini architettonici custoditi nella seconda sala del Museo dal 1979, anno in cui furono staccati dalla facciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Genesio per essere sostituiti con delle copie. Grande è sempre stato l’interesse degli studiosi e la curiosità dei visitatori per queste manifatture di provenienza nordafricana dalle decorazioni fantastiche. In età medievale il loro uso decorativo fu un fenomeno che, partito da Pisa, coinvolse anche San Miniato, che a sua volta divenne un punto di riferimento e di ispirazione per i comuni limitrofi. Il percorso è poi continuato all’insegna di un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte: sala dopo sala i visitatori hanno scoperto la collezione custodita all’interno del Museo Diocesano, che spazia dagli affreschi provenienti dalla Chiesa di San Francesco ai fondi dorati delle tavole medievali, dalle più complesse pale d’altare rinascimentali fino al modellino architettonico del Santuario del SS. Crocifisso e all’altarino portatile appartenuto alla famiglia Bonaparte. Una volta terminata la visita con la guida, i turisti si sono trattenuti fino all’ora di chiusura, incuriositi e affascinati da un Museo che ha dato loro la possibilità di trascorrere una serata fuori dall’ordinario.