Il mese centrale dell’esodo estivo, agosto, è terminato. Con lui si esaurisce per molti il tempo propizio delle ferie, dei momenti tanto desiderati per realizzare qualche “sogno” in piena libertà, lasciando il posto al mese di settembre che ci prepara all’autunno.
Ogni mese, per il ciclo delle stagioni, porta con sé prodotti di diverse qualità, offrendoceli, per la nostra salute, come doni del creato. Sulle nostre tavole arrivano fichi e prodotti del sottobosco insieme alla regina “l’uva” con i suoi dolci sapori nelle diversità delle sue specie, arricchendo il nostro corpo con le sue notevoli proprietà benefiche. Con i suoi grappoli, ormai giunti alla maturazione completa, si inizia la vendemmia. È la festa dei vignaioli: tutto, nelle campagne, nei vigneti, nelle cantine è gioia, è sorriso e nel suo insieme, osservando quelle vigne ricche di “grappoli gustosi” si eleva un ringraziamento al Creatore per il grande dono della fecondità della terra. Se pur nel segreto del proprio cuore, si ricorda e si riflette che la Vite, l’Uva, ed il Vino sono simboli di rinascita, di Amore, di Pace, di rivincita sulla Morte e con la sua abbondanza l’Uva, nella sua particolare simbologia, riporta la vita dove sembra che non potesse più esserci.
Il nostro sguardo sul mese di settembre non si ferma solo sulle ricchezze naturali che ci offre, ma anche, a livello spirituale, sulla proposta liturgica e religiosa che la Chiesa ci presenta: la figura della Madonna Addolorata, una realtà di madre che spezza il nostro cuore nel constatare il dolore di questa donna ai piedi della Croce, nell’assistere alla morte del suo Figlio. Il dramma che si sprigiona è forte, emozionante, commovente nel riflettere sul grande amore che e non solo di Maria ma di qualsiasi mamma, provano verso i propri figli che si manifesta nell’ultimo addio. Quanto è profondo, attento, rilevatore, preoccupante l’amore di madre verso il figlio e “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Sembra di essere quasi eccessivi nel ricordare, con questa fraseologia, lo stato straziante nel senso più umano possibile, di questa Donna, reso visivo nelle comuni raffigurazioni statuarie dalle lacrime che solcano il suo viso.
È la realtà della morte ingiusta, provocata dall’ingiustizia sulla giustizia, dal sentimento egoistico dell’uomo sulla capacità di donare, dalla sete di potere sul elargire aiuto, in virtù della dignità e del rispetto umano verso ogni persona, valori fondamentali per tutti. Nelle nostre chiese non manca questa immagine, raffigurante i sette dolori di Maria, alcuni tratti dai vangeli, altri dalle tradizioni popolari, che rappresentano quei momenti impressi sull’emotività collettiva di una umanità sempre sensibile al dolore. Ricordiamo lo “Stabat Mater dolorosa” scritto, sembra, da Jacopone da Todi che esalta la figura di Maria come Madre e venera il suo pianto accorato ai piedi della Croce.
“Settembre. Andiamo: è tempo di cambiare!” Un nuovo vino riempirà le cantine. Sia un vino di ottimi profumi e di qualità eccellenti con cui noi tutti possiamo inebriarci di amore, di pace, di fratellanza.
Ne abbiamo bisogno.