Sognavamo nelle notti feroci. Sogni densi e violenti. Sognati con anima e corpo. Tornare; mangiare, raccontare». Versi memorabili di Primo Levi nel libro «La Tregua», in cui descrive le sue esperienze dall’abbandono di Auschwitz da parte dei tedeschi con l’arrivo dell’Armata Rossa sovietica. In questi tre verbi si racchiudono le impressioni e le emozioni che la manifestazione, svoltasi al Museo della Memoria in San Miniato, ha impresso nei cuori dei numerosi convenuti. La viva voce dell’ex internato militare italiano, il 96esimo Nello Alderighi ha ricordato le dure sofferenze vissute dai prigionieri nei campi di concentramento tedeschi, causate dal freddo, dalla fame, dal terrore, dalla destituzione, dalle malattie. Tornare nella mia famiglia, abbracciare i nostri cari, mamma e padre, riprendere la mia vita quotidiana, se pur dura e faticosa, era il mio costante desiderio. Mangiare ancora il buon pane.
Non pensavo a cibi ricercati, ma nostrali, semplici, frutti ed ortaggi del mio orto. La fame è una pena insopportabile. Raccontare a tutti le sofferenze sopportate, i maltrattamenti subiti. Non eravamo uomini, neppure animali, ma solo numeri. Questo è il sunto, diretto e riflesso, derivato dalla emozionante intervista di Beppe Chelli al militare Nello, registrata nel documentario montato da Daniele Benvenuti, dove ogni affermazione era testimoniata da immagini tratte dalla vita reale dei campi di concentramento. La retorica nel narrare questi avvenimenti si può fare regina, toccando le corde dell’emozione e della commozione, soffocando la ragione per valutarli nella loro orrenda realtà, la quale invoca la Pace, la fratellanza, la civica convivenza. Quanto è pesante la Pace! Si può vivere nella Pace? Solo se ognuno di noi riconosce e rispetta la dignità, la libertà, il diritto di ciascuna persona nella pienezza dei valori spirituali e materiali che ogni termine racchiude.
La dominazione, frutto di egoismo, di ricerca del benessere esclusivamente personale, non può portare la Pace. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’autoritarismo di un governo, non auspicano la Pace, ma solo la soppressione di ogni libera volontà che per natura ogni uomo possiede. Quelle letture dei diari di alcuni reduci dei campi di concentramento, richiamate al Museo della Memoria, testimoniano che l’uomo ha bisogno di Pace, vuol vivere nella Pace, vuol credere in una forma di governo che garantisca libertà di azione, di pensiero religioso e politico, rispettando i cardini su cui si regge una democrazia. Per questo fine, papa Francesco lancia un invito, forte e responsabile, a quella schiera immensa di giovani di tutto il mondo a Panama: «Voi siete il presente», «Voi siete il Dio di oggi», per dire che il passato evidenzia degli errori di un vivere non degno e per il presente, voi giovani siete la speranza nel cambiamento e nel consolidamento di un vivere in cui la Pace, la vera Pace, regni su ogni popolo che, nella concordia, ripugni la guerra in ogni sua forma.
Giusta e significativa è l’istituzione della Giornata della Memoria per ogni grande eccidio di cui l’uomo si è macchiato, non solo come ricordo, ma come sprone a volere e consolidare la Pace, fondata «nella Verità, nella Giustizia, nella Carità, nell’Amore e nella Libertà». Giovanni XXIII, enciclica «Pacem in Terris».