Caritas

Il dramma dei profughi in Bosnia, l’impegno della Caritas diocesana

di Francesco Fisoni

La situazione è sempre più drammatica, con centinaia di persone sotto la neve ammassate in campi di fortuna. La nostra Caritas diocesana insieme a Caritas Toscana, Migrantes e Missio offre una risposta per guardare oltre l’emergenza, proponendo interventi concreti che coinvolgono i giovani.


Dal marzo 2016 la cosiddetta «Rotta balcanica» dei migranti, dopo gli accordi tra Ue e Turchia, è ufficialmente chiusa. Tuttavia nel solo 2018 i paesi dei Balcani occidentali hanno registrato l’arrivo di oltre 60 mila profughi che tentavano di raggiungere i confini della Croazia per fare il loro ingresso nell’Unione europea. Si è trattato per lo più di famiglie, in fuga da guerra e violenze, provenienti da Siria, Afghanistan e Pakistan. La rotta privilegiata passava inizialmente dall’Ungheria, per raggiungere la Germania e i paesi del nord Europa, ma il giro di vite sulla sorveglianza dei confini ungheresi ha costretto negli ultimi tempi l’esodo di questi profughi a piegare verso Montenegro, Albania e Bosnia, aprendovi fronti umanitari drammatici.

Questi territori stanno iniziando a conoscere il traffico di esseri umani – esattamente come nel Mediterraneo – a un livello impensabile. In Bosnia i profughi pagano i contrabbandieri nella speranza di riuscire a superare il confine croato o a raggiungere la Slovenia. Molti tentano di entrare in Croazia nascondendosi sui treni o nei camion, altri semplicemente provano a varcare la frontiera a piedi. La polizia croata, come quella ungherese, ha intensificato negli ultimi tempi i controlli sulle frontiere e quotidianamente si registrano respingimenti e violenze perpetrate su questo popolo di affamati e disperati. Ai maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine si aggiungono i pericoli legati all’attraversamento delle zone minate, mai bonificate dai tempi delle guerre degli anni ‘90. Le condizioni di salute fisica e psicologica di questi profughi stanno deteriorandosi rapidamente e crescono anche i pericoli di frizioni e scontri con le popolazioni locali. Tutto questo fa capire come la gestione di questa moltitudine di disperati nelle ultime settimane sia diventata estremamente critica con un aumento impressionante di situazioni in cui vengono palesemente violati i più elementari diritti umani. La chiusura del campo profughi di Bihac nella Bosnia occidentale e il trasferimento forzato di 600 persone nella tendopoli di Lipa più a sud, ha inoltre aggravato la situazione complessiva. La struttura di Lipa è satura e inadeguata per il soggiorno invernale: si trova infatti in una zona montagnosa, non ha acqua potabile, né luce elettrica, né riscaldamento ed è stata recentemente interessata da un D vasto incendio che ha compromesso gran parte delle sue strutture. Tutte queste contingenze hanno così riacceso i riflettori su una regione europea che sembrava dimenticata dopo le guerre della ex Jugoslavia. In questi territori la Chiesa italiana si è fatta presente a più riprese con interventi e aiuti importanti.

La Caritas toscana, da parte sua, propone oggi il sostegno ad alcune realtà imprenditoriali bosniache che stanno soffrendo la crisi economica attuale. Ma è soprattutto sull’area giovani che si concentra l’attenzione e lo sforzo d’intervento educativo delle nostre Chiese: è infatti attivo il bando per il servizio civile 2021 che offre 4 posti di lavoro a Sarajevo con Caritas italiana e 4 a Bihac con Ipsia. Per promuoverlo si sta studiando come veicolarlo nelle scuole. Si vorrebbe organizzare un gruppo di lavoro con persone che hanno già vissuto campi di volontariato in Bosnia. Ai giovani c’è inoltre l’intenzione di proporre campi di formazione e servizio a Sarajevo per aiutarli a riflettere sui temi della «memoria» (conoscere la guerra), del «servizio» (presso il campo profughi vicino a Sarajevo nel quale fanno servizio diverse realtà incontrate negli anni dalle Caritas della Toscana) e del «lavoro» (conoscenza delle imprese sociali nate dalle ceneri della guerra). È possibile supportare economicamente i vari progetti attivi su quei territori finanziando l’acquisto di cibo, legna da riscaldamento, kit igienici, coperte e abbigliamento invernale. Le offerte e i contributi possono essere indirizzati al seguente iban IT75Y0623071150000046489231 intestato alla Caritas di San Miniato, indicando come causale: «Bosnia».