Maggio, con la natura che si colora e profuma di fiori, è il mese dell’anno che segna con decisione la piena entrata nella stagione del sole, del sorriso, della luce. La rosa, la regina dei giardini, apre i suoi petali colorati e profumati. Non è possibile non notare e ammirare la sua bellezza. Il poeta Cielo d’Alcamo, in una sua rima, si rivolge ad una giovane donna in questi termini: «Fresca rosa aulentissima», a esprimere freschezza, amore, profumo, qualità che non prettamente esteriori, ma che penetrano l’animo e l’intimo delle nostre coscienze.
È per questa profondità di sentimenti che, attraverso l’intreccio tra natura e devozione, la rosa incorona con la sua bellezza la Vergine Maria: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna tra le donne, unica signora, luce dei santi e via dei cieli». Quale mese, quindi, più idoneo resta per questa incoronazione, se non proprio maggio? Anche la storia, dal Medioevo in poi, accompagna la rosa con Maria, tanto da far proferire al mistico tedesco Enrico Suso di Costanza (1290-1366) questa invocazione: «Sii benedetta tu aurora nascente sopra tutte le creature e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bel viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Salvezza». È proprio in questo periodo, che accanto all’accostamento di Maria ai fiori, nasce e si consolida la pratica devozionale del Rosario, intese come ghirlande di Ave Maria intrecciate alla Vergine. Si iniziò col celebrare semplici riti popolari, in cui si snocciolavano Ave Maria una dopo l’altra e si cantavano litanie, incoronando di fiori le statue mariane. Fu poi nel 1725 che, grazie alla pubblicazione del «Mese di Maria o sia il mese di maggio, consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a vari devoti di lei» del padre gesuita Dionisi, veniva formalizzato maggio come mese ufficiale dedicato a Maria. La devozione mariana passò poi per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854), crescendo grazie all’amore smisurato per la Vergine di santi come don Bosco, e alimentato dal sapiente magistero dei Papi.
Nell’enciclica «Mense Maio» del 1965, Paolo VI indica maggio come il «mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani, sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione». Ecco l’essenza del maggio mariano: preghiera e venerazione alla Madre del Cielo. Paolo VI tocca anche quello che oggi risulta essere un dolente tasto: la preghiera tra le mura domestiche, in famiglia, e cita proprio due parole quasi scomparse nella realtà dei nostri giorni: famiglia e preghiera. Auguriamoci che anche oggi “Maggio” torni ad essere quel mese tipico delle nostre nonne, e a tutti sia concesso il desidero di ammirare quegli dolci occhi da cui provengono solo amore, speranza e forza spirituale. Bernadette, fissando a spillo quelli stessi occhi, trasfigurava ogni volta il suo volto nella gioa e dalla luce.