Il Cammino sinodale entra nella fase dedicata al discernimento. Si tratta di proseguire l’opera iniziata con i primi due anni dedicati all’ascolto, vagliando alla luce dello Spirito le tematiche e le proposte emerse intorno al tema della formazione.
La parola “discernimento” deriva dal latino: “cernere” significa scegliere e il prefisso “dis” indica una separazione. Insomma scegliere separando, distinguere, ma anche soppesare, valutare con attenzione. Quello che dobbiamo esercitare è un discernimento di tipo comunitario, che non emerge semplicemente dalla somma dei discernimenti individuali e neanche attraverso un dibattito e una votazione democratica. Ci si arriverà se tra i partecipanti si creerà una comunione dei cuori e la carità fraterna aprirà alla conoscenza della volontà di Dio e alla creatività dello Spirito. Infatti, la finalità del discernimento non consiste nel trovare le vie più efficaci per attirare gente, o per stare al passo coi tempi o per compiacere determinate categorie di persone. Il suo fine è lo stesso di sempre: riconoscere la volontà di Dio.
Paradigmatica al riguardo è la figura biblica di Salomone: la sua preghiera in 1Re 3,6-9 ci aiuta a capire cos’è il discernimento secondo la Sacra Scrittura. Salomone chiede al Signore: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». E il Signore risponde: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente».
La sapienza nel discernere è anzitutto un dono da chiedere al Signore nella preghiera. Per entrare in questa fase sapienziale, quindi, si richiede prima di tutto la preghiera, riconoscendo il primato della grazia per liberarsi dall’attaccamento alle proprie opinioni, ai propri argomenti, ai propri desideri. Desideri che non di rado derivano da condizionamenti umani, interni o esterni.
«Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Questo insegnamento di San Paolo costituisce la via maestra per un discernimento fatto alla luce dello Spirito. Il discernimento dovrà esercitarsi su quelle proposte concrete che appaiono moralmente buone. Avendo vagliato tutto, tratteniamo ciò che è buono (così ancora San Paolo in 1Ts 5,21) e tra le alternative percorribili cerchiamo quella che Dio vuole che effettivamente percorriamo. Alcuni stili e scelte che andavano bene ieri, non è detto che siano ciò che il Signore vuole da noi oggi. Scrutare i segni dei tempi ci aiuterà a riconoscere dove lo Spirito Santo sta conducendo la sua Chiesa.
Quanto allo svolgimento del discernimento nei gruppi, lo stile rimarrà quello dell’ascolto spirituale che abbiamo già sperimentato nei primi due anni di cammino. Ognuno è invitato a parlare in modo pacato e conciso, evitando la passionalità che porta ad arroccarsi nella propria visione, ad esagerarne l’importanza e a screditare il parere dell’altro. Dopo il tempo di silenzio per l’interiorizzazione, il secondo giro di interventi non servirà a ribadire il proprio parere ma a scegliere, tra quelli degli altri, il parere che sembra più giusto.
Le ragioni della preferenza saranno argomentate in modo obiettivo, senza riferimento alla persona. In questo modo le scelte saranno approfondite e condivise. Il moderatore le preciserà bene al termine del dialogo, chiedendo al gruppo conferma della loro corretta formulazione. Se la scelta o le scelte saranno emerse da una vera conversazione spirituale in cui ciascuno, trascendendo la propria posizione iniziale, si sarà aperto all’ispirazione dello Spirito Santo, allora quel gruppo potrà affermare con la comunità di Gerusalemme negli Atti degli Apostoli: «Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi» (At 15,28).