La giornata mondiale dei poveri, giunta alla 7a edizione, che si celebra domenica 19 novembre, pone all’attenzione di tutti il forte disagio, l’umiliazione, il dolore che con la povertà investono la persona, spogliandola della sua dignità. È un problema che va affrontato non solo con intelligenza e competenza ma soprattutto con amore, facendoci interpellare dalla richiesta, molte volte stringente, del povero stesso.
Su questo duplice aspetto, umanitario e al tempo stesso spirituale, si è sviluppato, sabato 11 novembre, nel cinema parrocchiale delle Capanne, l’incontro di formazione per i volontari della Caritas diocesana, con il direttore don Armando Zappolini, la coordinatrice Mimma Scigliano e del consulente ed economista Gianluigi Chiaro sul tema «La Community dell’abitare».
Don Armando ha aperto i lavori, illustrando il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri, in cui il Santo Padre pone come testimonianza la bella storia biblica di Tobi. La cecità che lo colpisce «diventa la sua forza per riconoscere ancora meglio tante forme di povertà che aveva intorno a sé: sperimentare la povertà sulla propria pelle lo aiuta ad avere un’attenzione fattiva verso i poveri. Come uomini – ecco il nocciolo del messaggio di papa Francesco – siamo chiamati a vivere in prima persona e condividere la sorte dei poveri e degli esclusi, a non limitarci a “dare qualcosa” ma ad ascoltare, dialogare e cercare di capire. I poveri sono persone, hanno volti, storie, cuori e anime. «Sono fratelli e sorelle – ha concluso don Armando – con i quali occorre entrare in relazione».
Come Balaam, che si pente della sua precedente indifferenza e chiede se deve tornare indietro, cambiare strada per intraprendere un altro stile di vita, siamo invitati a imboccare una strada che porti a sviluppare la solidarietà nella dedizione al povero. «Chiediamo ai poveri di insegnarci la strada. È scuola di vita!», ha concluso don Armando.
Mimma Scigliano, nel presentare l’oratore, invitato a parlare sul tema dell’abitare, ha esposto alcune problematiche relative alla questione abitativa, evidenziando l’esigenza di sensibilizzare e di costruire reti di informazione, formazione e condivisione utili a trovare soluzioni.
Gianluigi Chiaro ha poi offerto importanti riflessioni sul tema generale dell’abitare, commentando il progetto «Casa Bet», attuato dalla Caritas di Bologna. «Casa Bet» è una scommessa attraverso la quale, affrontando i vari problemi tecnico-burocratici, si cerca di giungere a risultati concreti di aiuto, di incoraggiamento per tutti coloro che della casa hanno estremo bisogno.
«Le prime necessità della vita sono acqua, pane e vestito e una casa che protegga l’intimità», ha detto. La casa riveste non solo una funzione materiale, ma al pari del cibo che nutre il corpo e il vestito che lo ripara, ha anche una dimensione etica e spirituale. La casa è luogo di soggiorno, casa di Dio nella sua intimità familiare, edificio che offre stabilità, sicurezza, sereno luogo di convivenza. A questo proposito il progetto «Casa Bet» è costituito da varie fasi: l’Equipe Bet si occupa dell’analisi dei bisogni della struttura e della supervisione sugli eventuali interventi. È indispensabile un’attenta formazione e preparazione dei componenti delle Caritas parrocchiali, anche attraverso un vademecum sulla casa per indirizzare le famiglie richiedenti. Un atto non assistenziale ma costruttivo che invita alla cooperazione gli enti preposti.
L’Equipe casa realizza transizioni abitative, attivando la trasformazione di alloggi di proprietà delle parrocchie e della diocesi in luoghi idonei per l’accoglienza di nuclei familiari. Skills ha lo scopo di accrescere le conoscenze per trovare alle famiglie un lavoro solido e remunerato.
Sherpa sono le persone a cui sono affidati i compiti organizzativi; hanno una preparazione adeguata per porre domande giuste al richiedente. Per questa fase è stato pensato un gioco con le carte, sulle quali sono riportate domande esplorative, poiché «abitare è un gioco serio». Il percorso da fare è un grande impegno di conoscenze, impegno culturale e materiale per un’offerta di aiuto attraverso modalità di interazioni reali, di condivisioni della missione tra le Caritas. Il volontario deve arricchirsi di questo bagaglio formativo e sentire suo il messaggio di papa Francesco che ci richiama alla tenacia dell’amore di santa Teresina, nella certezza che possa ispirare i nostri cuori verso il bisognoso, a non «distogliere lo sguardo dal povero» e a mantenerlo sempre fisso sul volto umano e divino del Signore Gesù Cristo.
La casa rientra tra le realtà indispensabili per una vita pienamente umana, Dio si prende cura di chi non ha casa come si prende cura delle persone socialmente svantaggiate o che si trovano in posizioni di debolezza. «A chi è solo, Dio fa abitare una casa». Ricordando sempre che, come dice il cardinal Zuppi, «senza casa non c’è futuro!».
A seguire il Messaggio di Papa Francesco per la VII Giornata dei Poveri