L’«aperitivo» del vescovo con i giovani rappresenta ormai da diversi anni un momento atteso e irrinunciabile per la Pastorale giovanile, occasione di ritrovo alle soglie dell’estate, dopo un anno di eventi e di incontri. Se lo scorso anno la situazione pandemica aveva consigliato di rinunciare a questo momento, quest’anno è stato di nuovo possibile organizzare l’evento in notturna in piazza del Duomo.
«Goal!» Per tre volte il boato del 3 a 0 della nostra Nazionale di calcio sulla Turchia si è fatto sentire in piazza del Duomo a San Miniato dove, venerdì 11 giugno, cento giovani della nostra diocesi si sono radunati insieme al vescovo. Il vero urlo da goal però, accompagnato da un vigoroso applauso, è arrivato nel momento in cui si è «fischiato l’inizio» del brindisi di fine anno di pastorale giovanile e inizio del tempo estivo. L’«aperitivo» del vescovo con i giovani rappresenta ormai da diversi anni un momento atteso e irrinunciabile per la Pastorale giovanile, occasione di ritrovo alle soglie dell’estate, dopo un anno di eventi e di incontri. Se lo scorso anno la situazione pandemica aveva portato a rinunciare a questo momento in luogo di un brindisi virtuale ai «giovani vivi», quest’anno i rigidi protocolli e le regole volte alla «G salvaguardia della salute di tutti non hanno scoraggiato l’organizzazione di questo evento: con l’aiuto della Prefettura di Pisa, dell’ingegner Nieri, dell’Amministrazione comunale, con le forze di polizia municipale, il Dramma Popolare e la Misericordia, piazza Duomo è stata allestita in modo da garantire accesso controllato e il corretto distanziamento. L’aperitivo è per forza di cose diventato un semplice brindisi, sempre curato in ogni dettaglio dagli amici di Nuovi orizzonti, ma la partecipazione dei giovani è stata ancora una volta viva e presente.
Nel suo intervento, il sindaco Simone Giglioli ha richiamato l’attenzione sull’importanza della socializzazione, specialmente in questo periodo, dopo il susseguirsi dei lockdown attuati per combattere l’avanzata della pandemia. L’uomo, soprattutto il giovane, ha bisogno di socialità per soddisfare i bisogni della propria identità, esponendosi al confronto, nella ricerca del sostegno e del conforto degli altri. Il vescovo Andrea, nel suo saluto, ha voluto sottolineare l’importanza di questo momento anche per chiudere il tema dell’anno di pastorale giovanile, «Lì dove sei»: vivere la nostra fede, farla viva nel luogo e nel tempo che Dio ha pensato per ognuno di noi. Ha invitato poi a ripartire dalla piazza come luogo di incontro, di condivisione di idee, di vita vissuta e raccontata, dopo un lungo periodo di «piazza virtuale».
La piazza è sempre stata nella cultura democratica, l’Agorà, il centro sociale, politico e commerciale di un popolo. La piazza centrale è stata il luogo di aggregazione cittadino che incide sulla vita della comunità in ogni campo anche religioso, dove si tenevano, nel passato, in principal modo nell’Areopago di Atene, le assemblee dei cittadini che discutevano sui problemi della comunità e sulle leggi. Qui San Paolo tenne il suo famoso discorso riportato dagli Atti degli Apostoli. In quell’occasione Paolo disse: «Ateniesi, sotto ogni punto di vista, io vi trovo sommamente religiosi. Infatti passando ed osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare su cui stava scritto: Al Dio ignoto! Orbene quello che voi venerate senza conoscerlo, io vengo ad annunciarlo a voi: il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che in esso si trova. Egli è il Signore del cielo e della terra e non abita in templi fabbricati dagli uomini, né riceve servizi dalle mani di un uomo, come se avesse bisogno di qualcuno, essendo lui che dà a tutti la vita, respiro ed ogni cosa». Ecco i due temi portanti di questo “brindisi”: Dio al centro della vita e la piazza come luogo per testimoniare, ritrovare, accrescere la nostra fede.
E alla fine, per la gioia degli amanti del calcio, c’è stato anche modo di seguire il successo dell’Italia agli Europei, e tra una chiacchiera e l’altra, nel rispetto del coprifuoco, è stato lanciato da piazza Duomo un messaggio di speranza per il mondo e per la Chiesa, di cui i giovani devono essere il seme per i frutti di domani.