La festa della «Madre dei Bimbi» che si venera a Cigoli, si celebra il 21 luglio, proprio nel giorno in cui sono attestati alcuni tra i miracoli più rilevanti a lei attribuiti. Don Francesco Ricciarelli, rettore del Santuario, ha trascritto per il nostro settimanale il documento settecentesco che racconta il più famoso di quei prodigi.
Il «21 a Cigoli» è divenuto un detto quasi proverbiale per gli abitanti di San Miniato e dintorni. Meta di pellegrinaggi da più di 700 anni, il Santuario della Madre dei Bimbi di Cigoli è legato a filo doppio alla data del 21 luglio, che la tradizione ci indica come la data in cui la Madonna venerata su questo colle ha compiuto i suoi miracoli più famosi. Il primo, il 21 luglio 1317. L’anno precedente il castello di Cigoli era caduto in mano del «fiero ghibellino» Uguccione della Faggiola e molti cigolesi, per non cadere prigionieri, avevano dovuto rifugiarsi a San Miniato. Da qui progettavano di riconquistare il loro castello dove, nei pressi della chiesa di San Michele, era venerata l’effigie della Madonna in un piccolo santuario a lei dedicato. L’occasione per dare l’assalto alle mura di Cigoli si offrì, appunto, il 21 luglio 1317. Ma prima che i cigolesi dessero l’assalto alle fortificazioni, «la beatissima Vergine aprì il varco agli assedianti, i quali senza alcun spargimento di sangue poterono così riconquistare il castello». Una cronaca dell’epoca riporta che i pisani e gli altri ghibellini, colti di sorpresa, furono fatti prigionieri, ma subito dopo furono tutti rilasciati, in ossequio alla Madonna, alla quale fu attribuita questa inaspettata e straordinaria vittoria.
Queste notizie, riportate dal canonico Galli-Angelini nei suoi “Cenni storici sul santuario”, testimoniano come il culto verso la Madonna di Cigoli fosse già attivo nella prima metà del ‘300 e «I come il 21 luglio sia divenuto fin da quell’epoca una data importante per i cigolesi. La diffusone di questa devozione, promossa anche dai religiosi dell’Ordine degli Umiliati, che dal 1336 ressero il santuario sul colle di Cigoli, si diffuse sempre più, tanto che le offerte e le elemosine di pellegrini e devoti permisero di edificare una chiesa più grande e di abbellire con opere d’arte l’altare dedicato alla Vergine, effigiata in un pregiato rilevo ligneo.
E sarà ancora un 21 luglio, nel 1451, che la Madonna di Cigoli opererà il prodigio che le ha ottenuto il titolo di «Madre dei Bimbi». Trascriviamo per i lettori della «Domenica» il manoscritto settecentesco che racconta il «grande miracolo fatto dalla Beatissima Vergine del Rosario di Civoli». La versione riportata da Galli-Angelini nel libro citato, attualmente la versione più conosciuta e diffusa, contiene alcuni particolari aggiunti e alcune varianti rispetto a quella riportata nel documento settecentesco.
«Ritrovavasi in un luogo di questa diocesi detto Treggiaja un’infelice donna maritata, la quale in diversi tempi aveva dato alla luce tre bambini, ma quanta fu l’allegrezza sua dopo avergli partoriti, altrettanto fu il suo cordoglio nel vederseli morti senza alcuna precedente infermità, e senza potere indovinare da che cosa procedesse questa sua sventura. Il di lei marito, insospettito, come suole accadere, attribuendo alla poca custodia della moglie la morte di quei teneri pargoletti, preso dalla passione e dal dolore, così disse alla consorte, quando nacque il terzo bambino. Or tu vedi, come Dio mi ha sostituito altro figlio maschio in ricompensa della perdita fatta degli altri due. Usa dunque la possibile diligenza in ben custodirlo poiché se per mia e tua trista sorte anche questo perisce, datti prima la morte da te stessa, altrimenti ti giuro che morirai per le mie mani. Tornata un giorno di fuori, la donna entrò in camera per nutrire il bambino, lo prende nelle sue braccia, l’alza dal letto, lo maneggia, attonita lo rimira e lo vede pallido, estinto. Afferrata pertanto da veemente dolore, ed insieme ricordevole delle minacce fattegli dal marito, posa quel piccolo cadavere e smaniando inconsolabilmente, apre l’usciolo di casa e, disperata si incammina verso il fiume per affogarsi. Ma oh quanto sono incomprensibili i giudizj di Dio, che talora permette un male in una famiglia, perché ne succeda un bene maggiore. Ci percuote con qualche disgrazia, ma ci solleva insieme colla sua mano benigna, ci affligge e poi ci consola. Tanto appunto accadde a questa afflittissima madre. In mezzo al corso del suo viaggio incontra una giovane di venerabile aspetto, che amorevolmente la ricerca della sua fuga. Alla prima non gli dà retta. Di bel nuovo le soggiunge che vuole consolarla, che però gli dica il motivo della sua risoluzione.
Cedé alle sue istanze quell’afflitta, dicendole essere una infelicissima madre, poiché avendo perduto tre figli in più tempi mentre riposavano in letto, senza potere indovinare la cagione della loro morte, e che presa dalla disperazione andava ad affogarsi, per fuggire l’ira di suo marito. Sentito l’esposto questa piissima consolatrice la rincuorava con sante ragionj da sì perversa risoluzione. La convince a tornarsene con essa alla propria casa, esibendosele sua compagna e mediatrice, poiché diceva ella, venite, andiamo, che troverete vivo il bambino. Essendo pertanto arrivate a casa, ed entrate in camera, trovarono il figliolo veramente esangue ed immobile a prima vista, ma toccatolo colle sue mani quella santa sua compagna, ed alzatolo nelle sue braccia, cominciò in un istante ad articolare i bracci e il corpo e tutto giulivo a riderle. Lo consegna alla madre, che attonita per lo stupore, esclamò: Io senza dubbio lasciaj morto il figlio nel letto quando mi partij, e tale l’ho ritrovato al mio ritorno, ma voi Santa donna me l’avete fatto ritornare in vita per i vostri meriti, per la vostra intercessione. Allegra pertanto la donna in vedersi risuscitato il figlio e insieme liberata se stessa dalla morte, alla quale incaminavasi risoluta, riconoscendosi altamente obbligata alla sua benefattrice, e fremendo darle qualche dimostrazione della sua riconoscenza, le domandò qual fosse il suo nome ed in che paese abitasse. Io mi chiamo, rispose, Maria ed abito in Civoli accanto a Rocco e Michele, e si partì da lei. Dopo alquanti giorni comparve in questo castello quella madre tanto beneficata con una forma di commestibile da presentargli alla sua benefattrice, domandando ed intendendo ad ogni famiglia che qui abitava, dove stesse di casa una certa donna che si chiamava Maria, la quale stava accanto a Rocco e Michele, ma fra le molte donne che avessero tal nome, non raffigurava mai quella che cercava, tantopiù che non potevano combinarsi l’altre circostanze d’essere contigua d’abitazione fra Rocco e Michele, dimodoché come suole accadere nel volgo, questa donna era piuttosto derisa che compatita, cercando chi non sapeva trovare. Pervenne questa notizia alle orecchie del parroco di questo castello, il quale chiamata a sé la donna ed esaminatala sulla verità del fatto, illuminato da Dio, riconoscendo il miracolo, le disse: io, o donna, saprò insegnarvi senza fallo chi cercate. E introdottala in questa chiesa, la fece porre in ginocchioni avanti questo sacro altare, e fece scoprire questa santissima imagine, la quale appena veduta, confessò ad alta voce essere questa appunto che l’aveva assistita in tante sue calamità, ravvisandola perfettamente nelle fattezze del volto e nell’angeliche sue maniere, e prostrata avanti questo sacro altare gli rese vivissime grazie per quelle molto maggiori che da essa aveva ricevute». E dopo 570 anni, in molti salgono ancora al Santuario a rendere omaggio alla Madre dei Bimbi, sul colle di Cigoli, il 21 luglio.»