Leonardo Becchetti, economista, professore all’Università Tor Vergata, è stato il relatore d’eccezione, lo scorso mercoledì 16 novembre, al primo incontro di formazione diocesano di questo anno pastorale, che si è tenuto nella chiesa della Trasfigurazione a San Miniato Basso. L’incontro aveva come titolo «Ecologia integrale e crisi sociale, climatica e di senso».
Difficile sintetizzare in poche righe le molteplici tematiche toccate dal professore, che ha spaziato dalla questione scottante del cambiamento climatico a quella della crisi energetica e dell’inflazione, dalla custodia dell’ambiente e del creato ai temi del consumo responsabile, dell’economia circolare e delle comunità energetiche, tenendo sempre come bussola di riferimento per il suo ragionamento la Dottrina sociale della Chiesa e le encicliche «Evangelii gaudium» e «Laudato si’» di papa Francesco.
Proviamo a restituire alcuni degli spunti offerti attraverso ciò che abbiamo registrato nel nostro taccuino di appunti. Partiamo dal tema delle “comunità energetiche rinnovabili” (Cer), ossia quei sodalizi tra soggetti di natura plurima (privati cittadini, piccole e medie imprese, enti del terzo settore, amministrazioni locali, enti religiosi, ecc.) che, in associazione, realizzano reti di impianti atti a generare e condividere energia prodotta da fonti rinnovabili, in special modo da fotovoltaico, ma anche energia eolica, idroelettrica e da biomassa. Lo scopo di queste “comunità” è quello di passare dall’essere consumatori passivi di energia prodotta altrove, e con fonti inquinanti (per lo più di origine fossile), all’essere produttori in prima persona di energia ecologica e pulita. Pochi sanno a questo proposito che la Chiesa di San Miniato, tra tutte le diocesi che sono in Italia, è stata la prima a sottoscrivere un appello al governo Draghi per invitare l’Esecutivo a predisporre idonei decreti attuativi – visti i ritardi – per l’implementazione del decreto legislativo 199/21, approvato a fine 2021 dal Parlamento italiano, che recepiva in proposito una direttiva europea del 2018 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili. Un primato non da poco e un vanto di cui la nostra Chiesa locale può, a buon diritto, fregiarsi.
Venendo poi a parlare del problema ecologico, il professor Becchetti ha descritto i caratteri dell’emergenza in cui ci siamo impantanati: l’uomo a motivo del rapidissimo sviluppo conosciuto negli ultimi decenni, è arrivato a toccare i limiti del pianeta. Dal punto di vista ambientale il dato che preoccupa di più è l’aumento esponenziale della CO2 nell’atmosfera, che determina l’effetto serra. In parallelo, a livello sociale, in questo frangente storico viviamo l’esplosione del fenomeno dell’inflazione, arrivata all’11% con i costi delle bollette che continuano a lievitare. Oggi in Italia ci sono 5 milioni e 600 mila poveri e un 8% della popolazione non riesce a riscaldare la propria casa. A questa povertà economica si affianca poi una forma di povertà forse ancora più insidiosa: quella di senso del vivere. Il tema del senso è stato reinterpretato nel mondo dell’economia civile cercando di declinare in modo moderno la parola “bene comune”, che è diventata “felicità”: oggi disponiamo di molti indicatori che ci dicono se una persona è felice. La variabile più importante resta sicuramente la generatività, di cui parlava anche il sacerdote ed economista Antonio Genovesi (1713-1769), che aveva colto acutamente come fosse «legge dell’universo che non si può fare nostra felicità, senza fare quella degli altri». «Se non hai nemmeno un cane da portare a spasso – ha sostenuto argutamente il professor Becchetti – che persona sei? La nostra vita ha senso se ha un impatto su qualcuno. Siamo esseri relazionali. Più la nostra vita incide positivamente sulla vita degli altri e maggiore sarà la nostra felicità». Le persone generative, avendo uno scopo e un senso per vivere, sono anche quelle più resilienti e da molti studi risultano avere anche una maggiore aspettativa di vita. A essere generative non sono però solo le persone, ma possono esserlo anche i territori: al Festival di economia civile – ad esempio – viene proposto di misurare la generatività di un territorio attraverso la valutazione di quanto il bene comune entra nelle sue politiche. Un territorio è generativo quando crea le condizioni per la realizzazione delle persone e ciò accade nel momento in cui, ad esempio, è facilitata e favorita la creazione d’impresa, la costituzione di un’associazione, quando è promossa la longevità attiva o quando si combatte la piaga dei giovani che non studiano, né lavorano. In tutto questo l’economia cambia se è orientata al bene comune, e questo accade quando s’incentiva appunto la cittadinanza attiva.
Accanto alla cittadinanza attiva bisogna poi considerare un altro principio fondamentale suggerito dalla Dottrina sociale, ossia la sussidiarietà: quando sussiste un problema è la comunità che è più vicina a quel problema che è in grado di risolverlo meglio. A Economy of Francesco, parlando ai giovani che partecipavano, Becchetti ha detto: «Voi combattete contro il problema dell’insostenibilità ambientale, contro lo sfruttamento del lavoro, ma siete consapevoli che proprio voi avete il potere di cambiare le cose?». È importante capire che nell’economia ci sono la domanda e l’offerta, e la domanda siamo noi, con quello che decidiamo di acquistare. Sta qui il cosiddetto “voto con il portafoglio” o responsabilità sociale del consumatore. Se da domani i consumatori di tutto il mondo decidessero di premiare quelle aziende che hanno attenzione alla sostenibilità sociale e ambientale dei loro prodotti, il mondo cambierebbe istantaneamente: era d’altronde il vecchio slogan del commercio equo e solidale: «Non sono un supereroe ma ho un super potere». Se ciò non è accaduto finora, è perché ci sono 4 ostacoli al voto col portafoglio: la consapevolezza (ossia avvertire che esiste un problema), l’informazione (a chi dare la mia fiducia per gli acquisti?), il coordinamento delle scelte (dobbiamo essere in tanti e coordinati a fare le stesse scelte) e il prezzo (spesso occorre spendere un po’ di più per premiare aziende etiche).
L’impegno nella economia civile di Becchetti arriva anche nelle scuole: i ragazzi studiano le aziende come se fossero dei partiti da votare. Questo fa capire ai ragazzi che andare al supermercato e comprare un prodotto vuol dire votare per un modello di vita e di lavoro. Pensiamo al caporalato del lavoro, se continua a sussistere è perché noi continuiamo a comprare quei prodotti che costano meno. Interessante poi lo squarcio prospettico su tutti questi problemi offerto dal professore: «Tutti i problemi che viviamo oggi a livello sistemico sono in realtà un’enorme crisi di successo, ossia: nell’anno zero, alla nascita di Cristo, la popolazione mondiale stimata era di 230 milioni di persone e l’aspettativa di vita di 24 anni. Oggi siamo 8 miliardi, con un’età media di vita di 73 anni. Un grande successo quindi ma che ci ha portato ai limiti del pianeta, con fenomeni di crisi ecologica sempre più evidenti».
Per invertire questo trend una delle ricette è quella di ritornare a una economia circolare. Ossia disallineare la creazione di valore economico dalla distruzione delle risorse naturali, pena il non farcela. Questo si può ottenere attraverso un riuso e riciclo continuo dei beni che produciamo, facendo la condivisione dei prodotti attraverso lo sharing, aumentando la lunghezza di vita dei prodotti, e gestendo con raziocinio i rifiuti. Anche papa Francesco parla di generatività nell’Evangelii gaudium: «Il tempo è superiore allo spazio», a dire che dobbiamo non tanto occupare spazi ma mettere in moto processi che cambiano le cose nel tempo, lentamente ma progressivamente. In buona sostanza: gettare semi, costruire buone pratiche, mettere assieme persone generative per produrre questo cambiamento che – piano piano – arriva.