Riflessioni

Giovani coppie, lascerai tuo padre e tua madre

di Giovanni M. Capetta

È importante che le giovani coppie si educhino ad una comunicazione autentica e si formino nell’arte del dialogo. Altrettanto importante è che i fidanzati e i futuri sposi raggiungano la consapevolezza che la famiglia che vanno formando sia una realtà a sé stante, che è bene si regga con le proprie forze, in piena autonomia, svincolandosi da quelle che potremmo chiamare le “interferenze” dell’ambiente esterno, in particolare quelle delle famiglie d’origine. È quanto, con sapienza millenaria, invita a fare la Bibbia e che Gesù ripete riferendosi proprio al matrimonio: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne (Gen 2, 24 e Mc 10,7).

Cosa significa “lasciare il padre e la madre”? Prima di tutto non possiamo assimilare questo “lasciare” al dimenticare o tanto meno abbandonare i genitori: sarebbe un’assurdità alla luce di un vincolo di gratitudine che non può venire meno mai, come recita il quarto comandamento. Se siamo, quindi, chiamati ad onorare coloro che ci hanno donato la vita terrena fino alla fine dei loro giorni, lasciarli deve avere un significato diverso e più profondo. Quella che la nuova coppia ha il compito di elaborare è una “desatellizzazione”, uno scarto gerarchico che metta la concordia, l’intesa e l’intimità dei coniugi prima di qualunque dipendenza che ancora si abbia È con il padre e la madre, al di là della totale autosufficienza economica che può esserci o magari essere ancora parziale, grazie a qualche aiuto e sostegno da parte di chi ci ha preceduto.

Gli esempi di quanto tale “distacco” emotivo e psicologico non sia affatto scontato sono davvero tantissimi. Vi sono donne che proiettano sul loro partner il modello paterno e fanno un continuo confronto che ostacola la sincerità del rapporto; vi sono figli maschi che, anche se molto avanti nell’età, hanno ancora bisogno di recidere il cordone ombelicale che li lega ai pensieri, ai desideri, ai suggerimenti della madre. Se non si filtrano queste aderenze è come se il legame coniugale si sbiadisse, non possa ardere a pieno regime. Spesso proprio l’ambito della comunicazione subisce le maggiori storture. Quando una fidanzata o una moglie scopre che il suo uomo ha detto alla mamma qualcosa che riguardava solo loro due, o aspetta sempre l’imbeccata di un consiglio materno, magari addirittura in contrasto con la volontà della coniuge, è evidente che è necessario uno sforzo per liberarsi da questa troppo ingombrante dipendenza esterna.

Lasciare il padre e la madre significa diventare adulti, fare tesoro dell’educazione ricevuta, ma non abbeverarsi più direttamente e ogni volta a quella fonte, quanto piuttosto valorizzare l’acqua irripetibile che sgorga dalla nuova unione. Se la fatica è eccessiva in tal senso, o gli sforzi danno pochi risultati, si possono adottare dei provvedimenti. Uno, banale quanto molto concreto, è quello di cercare di non andare ad abitare troppo vicino alla casa dei suoceri, a meno che non abbiano proprio bisogno della nostra assistenza e non siano autonomi. Una giusta (magari non eccessiva) distanza fisica coadiuva l’autonomia psicologica e aiuta anche ad abbassare le pretese di chi vorrebbe tenere troppo legati a sé quei giovani sposi che hanno il sacrosanto diritto di organizzarsi secondo ritmi di visite con le famiglie di origine che non possono essere dati per scontati, né tanto meno essere vissuti come “tasse da pagare”. Non è detto, in sostanza, che se non si va tutte le domeniche a casa dei genitori per il pranzo si sia figli degeneri, tanto meno se non si lasciano ai suoceri le chiavi di casa, quasi a dar loro l’implicito consenso ad entrare quando vogliono senza avvisare.Questa libertà fra i membri delle famiglie di origine e quelle neonate è una dimensione che va perseguita e ricercata con pazienza, nel tempo, anche con la preghiera che è capace di smussare le nostre intemperanze, le pretese degli uni, gli scrupoli e le insicurezze degli altri. Una coppia matura è quella che si è sintonizzata sulla sua lunghezza d’onda e, pur sapendo ascoltare anche tutte le altre voci, sa poi fare sintesi e non perde il segnale di quella sintonia unica ed irripetibile propria di ogni famiglia che inizia il suo cammino.