In questo lungo periodo di clausura e di ridotta attività pastorale ho avuto modo di dedicare molto più tempo alla lettura. Ho potuto recuperare libri iniziati e mai finiti e argomenti lasciati in sospeso, come quello del cosiddetto «Gesù storico». Un tema, questo, che andava di moda qualche anno fa, anche grazie al successo mondiale del romanzo di Dan Brown «Il codice da Vinci». Il bestseller ruotava intorno a un’ipotesi che, a quanto pare, fece breccia nell’immaginazione del grande pubblico, che cioè la Chiesa potesse aver nascosto per secoli la verità storica su Gesù, presentandone attraverso i Vangeli un’immagine distorta. In epoca illuministica la ricerca sul «Gesù storico» partì proprio con questo intento: liberare Gesù di Nazareth dai dogmi ecclesiastici per riscoprirne il vero volto, dando per scontato che ci fosse un grande divario tra il Gesù della storia e il Cristo della fede.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Per oltre due secoli innumerevoli studiosi si sono impegnati in questa indagine, scandagliando le fonti a nostra disposizione con i metodi della moderna critica storica. Il progetto iniziale è fallito, infatti nessuno è riuscito a dimostrare che il Gesù della storia sia tutt’altro rispetto al Cristo della fede. In compenso, sgombrato il campo da molti dubbi e complottismi, oggi nessuno studioso serio mette più in dubbio che Gesù sia realmente esistito e la discussione verte ormai sulla maggiore o minore probabilità che un dato passo del Vangelo trasmetta una memoria originaria su Gesù o sia frutto di una rielaborazione delle prime comunità cristiane. Lo studio critico delle fonti non può condurci oltre, non può darci la conoscenza del «Gesù reale» ma solo di quell’astrazione che abbiamo denominato «Gesù storico». Se la realtà di una persona, di qualsiasi persona umana, rimane in gran parte inaccessibile ai suoi contemporanei – e anche alla persona stessa – come possiamo illuderci di arrivare, dopo duemila anni, a conoscere il Gesù reale?
C’è un Gesù della storia, un Gesù del dogma, un Gesù della devozione… ma dove possiamo incontrare la presenza reale di Gesù Cristo? Su questo riflettevo, a margine delle mie letture, mentre molti fedeli nelle scorse settimane erano impossibilitati a partecipare alla Santa Messa. È nell’Eucaristia che in modo assolutamente unico e sublime ci è data oggi la possibilità di entrare in comunione con il Gesù reale, di conoscerlo intimamente. Su questo riflettevo, mentre improvvisati «teologi», con arroganza asinina, sentenziavano che si può pregare benissimo anche da casa e che quindi i «praticanti» si lamentassero di meno. Mai lamentela, riflettevo, fu più giustificata di quella dei fedeli così a lungo impediti di incontrare Gesù Cristo vivo e reale nell’Eucaristia. Quando ne diverremo consapevoli?