Suoni di fanfara, volti sorridenti e un’intera comunità in festa: Fucecchio ha accolto calorosamente il suo nuovo parroco, don Matthew Puthenpurakal, originario del Kerala (India), che da domenica scorsa è alla guida della parrocchia della Collegiata di San Giovanni Battista e dell’intera unità pastorale di Fucecchio.
Il primo momento di accoglienza ha avuto luogo davanti alla chiesa della Vergine, dove i rappresentanti della parrocchia e gli Scout hanno atteso don Matteo insieme al viceparroco don Nicholas. Dopo il discorso di benvenuto delle catechiste, un piccolo corteo ha scortato don Matteo per le vie del centro fino alla piazza del Comune, dove la sindaca Emma Donnini gli ha rivolto il saluto ufficiale della città. Le chiarine e i tamburi delle contrade del Palio, suonati da figuranti in costume medievale, hanno contribuito a rendere l’atmosfera ancora più solenne.
Il corteo, ora più numeroso, si è rimesso in cammino verso la Collegiata di San Giovanni Battista, gremita di fedeli giunti non solo da Fucecchio, ma anche da Montopoli e Perignano, le parrocchie dove don Matteo ha svolto il suo precedente servizio pastorale.
La Santa Messa di insediamento è stata presieduta dal vescovo S Giovanni Paccosi, e concelebrata da numerosi sacerdoti. Antonio Pisano ha letto il saluto del consiglio pastorale, mentre don Luis Solari, cancelliere vescovile, ha dato lettura del decreto di nomina di don Matteo a parroco di Fucecchio per un mandato di nove anni.
Nell’omelia, monsignor Paccosi ha intrecciato temi spirituali e sociali. Richiamando la lettura del Vangelo, ha invitato a non cedere alla paura di fronte alle guerre e alle violenze. L’ultima parola infatti non è la distruzione, ma l’amore senza limiti del Signore. Ha quindi evocato la metafora dell’aurora, che annuncia il pieno sole di giustizia, che è Cristo. Ha così incoraggiato don Matteo ad assumere il suo nuovo incarico. Ha descritto Fucecchio con simpatia e realismo, riconoscendone la storia di autonomia e quel tipico sguardo ironico, talvolta scettico, che però sa sciogliersi in affetto quando incontra l’umanità autentica. Ha sottolineato la ricchezza del tessuto sociale cittadino – dalle contrade alle associazioni, dai convegni alla significativa presenza di immigrati – per i quali particolarmente preziosa può essere la testimonianza di don Matteo, «che viene dal paese più popoloso del mondo, l’India, ma che praticamente è diventato italiano».
Non sono mancati i ringraziamenti alle associazioni e alle autorità, né l’augurio che la parrocchia cresca traendo ispirazione dai santi «fucecchiesi»: San Candido, San Pietro Igneo e San Teofilo. Il vescovo ha presentato anche il nuovo vicario foraneo, don Tommaso Botti, e ha invitato le comunità parrocchiali all’unità come segno distintivo dell’amore cristiano.
Al termine della celebrazione eucaristica, don Matteo ha preso la parola e ha ringraziato anzitutto il Signore per averlo guidato fin dall’infanzia, esprimendo poi profonda gratitudine ai genitori «per il cammino nella vita e nella fede, e per le preghiere per me e per la comunità che il vescovo mi ha affidato».
Don Matteo ha ricordato con riconoscenza superiori, i formatori e i vescovi, soffermandosi con affetto particolare sulla sua prima esperienza pastorale a Montopoli: «Sedici anni di servizio… Il primo amore che non si scorda mai». Anche gli ultimi sei anni a Perignano hanno segnato positivamente il suo cammino: «Ho sperimentato la grazia di Dio tramite collaboratori autentici» ha detto. Ha raccontato poi della telefonata del vescovo da Roma che gli chiedeva la disponibilità a diventare parroco di Fucecchio, ammettendo l’iniziale imbarazzo e i timori nell’assumere la guida di una parrocchia così grande e importante. «Ho scelto di obbedire e mettermi in ascolto», ha detto citando il profeta: «Eccomi, io vengo Signore per fare la tua volontà». Dopo aver ringraziato la sindaca, le autorità civili e militari, le associazioni e i fedeli giunti da varie parti d’Italia, don Matteo ha ricordato le famiglie in difficoltà e ha invocato i santi patroni. Infine ha chiesto a tutti di aiutarlo a «sentirsi italiano» e a diventare sempre più «un pastore con l’odore delle pecore».
La giornata si è conclusa nella sala del Poggio, dove un brindisi festoso ha offerto ai fedeli l’occasione di salutare personalmente il nuovo parroco, suggellando un passaggio di consegne vissuto con grande gioia e speranza.


