Il nostro itinerario a caccia di esperienze pastorali originali, fa tappa questa settimana a Forcoli, in Valdera, dove da qualche tempo i parrocchiani sperimentano due celebrazioni liturgiche che stanno riscuotendo il grande apprezzamento dei giovani: la Messa rock e la Messa beat. Tante anche le persone che vengono da fuori per parteciparvi.
La Messa «è rock», non andarci «è lento». Correva l’anno 2005 e Adriano Celentano divideva il mondo in «lento» e «rock». Se prendiamo a prestito il celebre tormentone televisivo, coniato dal Molleggiato, è per raccontare un’originale esperienza liturgica che la parrocchia di Forcoli sta tenendo a battesimo da qualche tempo nella Cappella di Gesù Misericordioso. Si tratta della «Messa rock», una celebrazione eucaristica animata da batteria, chitarra elettrica e coro. Un power ensemble capitanato dai fratelli Vannini, Valtere alla chitarra elettrica e Giovanni alla batteria, affettuosamente soprannominati in paese i “nonni rock”. L’idea è nata grazie all’intuizione di alcune catechiste, che hanno trovato una sponda propizia nella comunità parrocchiale.
Ma non è finita qui, perché da circa un anno le pareti della cappella forcolese vibrano – tutte le ultime domeniche del mese – anche al suono della «Messa beat», una variante acustica interamente animata dai ragazzi, con i più disparati strumenti: chitarre, tamburi, bonghi, cajón… (in molti casi forniti dalla parrocchia stessa). Un’esperienza in cui tutti i giovani presenti sono coinvolti, col canto o l’accompagnamento. In questo caso l’iniziativa è nata quasi per gioco, ingaggiando inizialmente alcune ragazze e ragazzi che studiano chitarra, ed è poi lievitata in modo sorprendente. Si tratta di una liturgia in cui i giovani curano anche tutti gli aspetti della celebrazione, come la preghiera dei fedeli o l’offertorio. Incoraggiante la simpatia che questo evento riscuote anche fuori parrocchia. All’ultima Messa beat, ad esempio, hanno partecipato i cresimandi da Santo Pietro Belvedere, anche loro coinvolti nell’accompagnamento e nell’animazione.
Più rarefatte invece, ma non meno coinvolgenti, le Messe rock. L’ultima venne celebrata nell’ottobre dello scorso anno, mentre la prossima si terrà domenica 5 maggio. Questa celebrazione viene di solito agganciata a un evento significativo della comunità o a una testimonianza che si vuole offrire. Quella di ottobre venne abbinata al mandato ai catechisti e alla testimonianza portata dai giovani della parrocchia di Palaia sulla loro esperienza alla Gmg di Lisbona; un racconto, in quel caso, che ebbe profonda risonanza e che artigliò l’attenzione anche dei bambini più piccoli. I brani eseguiti durante questa Messa vengono selezionati in base al messaggio che si vuol far passare con la testimonianza, e poi arrangiati al genere rock. Alla Messa di maggio parteciperanno due ragazze dell’Unitalsi di Pontedera che racconteranno della loro esperienza con i malati a Lourdes; e per questa condivisione uno dei canti scelti è, ad esempio, «Viaggio nella vita».
Trattandosi di pezzi che non nascono rock, per il loro adattamento viene spesso in aiuto la piattaforma Tik Tok, dove le nostre catechiste sono perennemente a caccia di canti tradizionali rivisitati in stile rockeggiante. Nella Messa beat i pezzi sono invece collaudati e subiscono pochi adattamenti. I bambini li hanno oramai imparati a memoria, non hanno quindi bisogno di cercarli sul libretto. È un dettaglio di non poco conto, che consente loro di portare tutta l’attenzione sull’accompagnamento musicale. La forza e la carica di queste due celebrazioni hanno in breve convinto anche i più riluttanti in parrocchia sulla bontà dell’esperimento: vedere tanti giovani tornare a Messa è decisamente rinfrancante per tutti. Il gruppo iniziale dei bambini è andato infoltendosi a vista d’occhio, celebrazione dopo celebrazione, e anche ragazzi che magari non partecipano alla Messa domenicale chiedono ai genitori di poter essere almeno presenti alle prove, che si tengono sempre il lunedì precedente. E se la messa rock ha fatto il miracolo di far venire in Chiesa persone abitualmente lontane dalla parrocchia, la Messa beat è riuscita nell’uguale prodigio di “riacciuffare” qualche giovane che dopo la Cresima aveva preso altre strade.
Non occorre dire che a queste celebrazioni la cappella è sempre stracolma. Anche le catechiste – coloro da cui tutto è nato – sono entusiaste: «Abbiamo pensato – ci racconta Letizia – che esiste un modo di pregare che non si esaurisce nelle formule, ma tocca dimensioni differenti e che una proposta come la Messa rock può davvero incontrare anche persone “lontane”. Pregare è una esigenza dell’uomo di ogni tempo, non è una esperienza che appartiene solo al passato, e può essere fatta in tanti modi, compreso l’utilizzo della musica rock. Noi ci abbiamo creduto perché riteniamo sia fondamentale dare ai nostri tempi un’impronta di Chiesa attenta a questi tempi».