Il progetto “Le 4 del pomeriggio” della Caritas diocesana si è concluso oramai da un mese, lasciando nei cuori dei giovani partecipanti ricordi ed emozioni indimenticabili.
L’iniziativa – (ne abbiamo parlato negli scorsi numeri del settimanale) – aveva come impegno quello di portare i giovani in nuclei di realtà lontane dal vissuto quotidiano; posti come il Borgo Mezzanone in provincia di Foggia e Scampia a Napoli, Isola Capo Rizzuto in Calabria e Cinisi in Sicilia. Terre macchiate dalla mano mafiosa, che hanno insegnato a noi ragazzi come in luoghi di solitudine e dolore, la solidarietà e l’amore per il prossimo siano decisivi.
La nostra esperienza particolare aveva come meta la Sicilia, più precisamente Cinisi in provincia di Palermo, dove in sette ragazzi e ragazze, insieme a Mimma Scigliano, responsabile del progetto Caritas Young e volontaria di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, e insieme a don Udoji, abbiamo raggiunto l’eco villaggio Fiori di Campo, sorto su un bene confiscato alla mafia. Probabilmente se ci avessero detto prima tutto quello che avremmo imparato da questa esperienza, non ci avremmo creduto. Fin da subito a Fiori di Campo ci siamo sentiti a casa. Lì si respira un’aria pulita, genuina, la stessa aria ritrovata poi nelle parole delle persone che, attraverso le proprie testimonianze, ci hanno “travolto” nelle loro storie di vita. Non solo riuscivi ad ascoltarle, potevi sentirle. Quelle terre trasudano speranza, coraggio, fede, ma con la giusta attenzione puoi sentirle gridare «giustizia» e «libertà».
Ci sono state testimonianze che ci hanno toccato il cuore più di altre e luoghi che ci resteranno impressi più di altri, ma una cosa ci ha davvero stupito: la resilienza che abbiamo trovato nelle tante persone che abbiamo ascoltato. La forza più potente di tutte; il non lasciarsi abbattere dal dolore, dalla morte, dall’istinto che certe orribili circostanze ti spingerebbero a cercare vendetta e giustizia. La resilienza è la forza che prendi dal passato, per combattere per il futuro. E queste sono cose che non s’imparano fra i banchi di scuola. Siamo rimasti affascinati da come la perdita di persone care possa essere affrontata con la lotta per il ricordo, perché persone come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli uomini delle loro scorte, Peppino Impastato, il piccolo Claudio Domino e tante altre, non siano morte invano. Siamo rimasti a Cinisi sei giorni ed ogni giorno è stata un’avventura, quello che abbiamo imparato va ben oltre la storia, va oltre i fatti e abbiamo capito che queste realtà non sono poi così lontane nel tempo e nello spazio come giornali e media, in generale, ce le fanno percepire: sono qui, vicino a noi.
Abbiamo ascoltato diverse testimonianze, tra cui quella di Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, del pasticcere Santi Palazzolo, che ha denunciato e contribuito a far arrestare per corruzione il presidente della Camera di Commercio di Palermo, di Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage che ha ucciso il giudice Rocco Chinnici e collaboratore di Paolo Borsellino, che ci ha sorpreso mostrandoci il lato umano dei magistrati, facendoci capire il loro lato di uomini come gli altri. Utilizzando anche un po’ di ironia, ci ha raccontato quanto e come questi “miti” fossero persone, con i loro pregi e i loro difetti. I luoghi simbolo della lotta contro la mafia che abbiamo visitato sono segni evidenti che l’essere umano non ha mai smesso di desiderare una vita migliore; e grazie a tutte le persone con cui abbiamo parlato e che ci hanno raccontano la loro storia, abbiamo compreso che il mondo, piano piano, con tanta pazienza e tanto coraggio, potrebbe cambiare.
Siamo molto grati alla Caritas Diocesana per il regalo che ci ha fatto. Siamo diventati un vero e proprio gruppo, insieme abbiamo riso, abbiamo sofferto il caldo e ci siamo supportati. Abbiamo conosciuto persone stupende, che ci hanno riempito il cuore di sorrisi. Tornando a casa abbiamo portato con noi tante emozioni, tanta voglia di conoscere e tanta voglia di tornare lì, dove ognuno ha lasciato un pezzetto del proprio cuore. Fiori di Campo è stata una bellissima scoperta coronata dall’odore dell’amore. Peppino Impastato scriveva in una sua poesia:
«Fiore di campo nasce
sul grembo della terra nera,
fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada,
fiore di campo muore
sciogliendo sulla terra
gli umori segreti».
In foto, i giovani di Caritas young nel luogo dove è stato ucciso Peppino Impastato.