Franco Battiato ci ha lasciato! La sua figura fisica, viva e reale nel nostro tempo se n’è andata, ci resta però, il suo cuore, il suo pensiero presente nelle canzoni che sono lo specchio autentico della sua anima. Franco Battiato coniuga magistralmente parole e musica, creando un concerto di note melodiose tra incastri di tormenti, di gioie, di speranze e di amore. È filosofia la sua arte, è poesia il suo cantare, è riflessione la sua tematica, una ricerca nei riguardi dell’essere umano a cui è sempre rivolto il suo pensiero e soprattutto è speranza nella forza silenziosa della meditazione. «La sua parola più eloquente – afferma padre Orazio Barbarino -, è il silenzio, col cui apporto dovremmo metterci tutti in cammino come lui, per trovare la bellezza». «Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza – canta l’artista in uno dei suoi brani più famosi, “La Cura”-, percorreremo assieme le vie che portano all’essenza, i profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi. La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi, tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare». Battiato, enigmatico, profondo, colto, ha saputo trasmettere, attraverso la musica, la sua spiritualità che è ascesi, contemplazione, quasi misticismo, e forse per lui anche preghiera: «E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire» (”Prospettiva Nevski”). L’imbrunire di una vita può essere anche la sua alba? Franco Battiato ha saputo coniugare, con profonda sensibilità, modernità e tradizione, ethos popolare e cultura dotta, canzone e filosofia, un uomo che ha invitato, con il suo lavoro di ricerca e con ritmi dei suoi testi, a cercare su più dimensioni del tempo e dello spazio il “centro di gravità permanente” di ognuno di noi.
«Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente». La ricerca, per quanto impegnativa sia, è una sua costante verso la certezza di avere o trovare una sicurezza, senza preoccupazioni, consapevole che l’evoluzione di un sistema di vita non produrrà stati indesiderati ma aiuto e sussidio con fiducia e speranza nello stare insieme. Chi provvederà però a questa sua sicurezza?
«E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare, perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza». Nella sua villa aveva una chiesetta, dove ha desiderato che si svolgessero le sue esequie, alla presenza di pochi intimi. Forse è in quella chiesetta che chiedeva, nel silenzio, la presenza di una forza “superiore”, forse divina che lo proteggesse: «E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare, perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici. Questo secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità, mi spinge solo ad essere migliore con più volontà. Essere un’immagine divina di questa realtà. E ti vengo a cercare perché sto bene con te, perché ho bisogno della tua presenza». Battiato, oltre alla sua profonda filosofia creativa, ci propone anche un tema più complesso, più forte e invadente per noi, il rapporto tra musica e pensiero, tra note e parole, offrendo un grande valore di carica emotiva e sensibile a questo dualismo. Il pensiero di Franco Battiato comunica e, forse ancora di più, cerca, accompagnato quasi liturgicamente dalla sublimità della musica, la forza, durante il cammino e nell’amore, nell’umiltà e nel silenzio della sua intimità, cerca Dio.