Sala parrocchiale Giovanni XXIII di Santa Croce gremita, sabato 18 dicembre, per la prima giornata di formazione dei volontari Caritas di questo anno pastorale 2021/22. L’incontro, svoltosi in concomitanza con la Giornata mondiale del migrante, è stato condotto dal direttore don Armando Zappolini, che ha offerto un insegnamento dal titolo «Dove si prega, là si accolga», proponendo e commentando alcuni brani tratti da «Evangelii gaudium» e «Fratelli tutti» di papa Francesco.
Durante la mattinata è stata ospite all’incontro anche Tania Benvenuti, segretario provinciale della Cgil che ha illustrato il dossier statistico dell’immigrazione per il 2021. In chiusura di lavori sono intervenuti anche Romano Menichini che ha presentato l’Emporio della solidarietà di San Miniato Basso (il secondo realizzato in diocesi dopo quello di Santa Croce) e Elisa Salvestrini che ha fatto conoscere i ragazzi che stanno attualmente svolgendo il loro servizio civile in Caritas.
Prima di iniziare il suo insegnamento, don Zappolini ha offerto uno spunto sullo stato dell’arte della formazione Caritas e sui Centri di ascolto: «È raro trovare diocesi piccole come la nostra che hanno una diffusione così capillare di centri di ascolto (ben 17 su tutto il territorio diocesano). Questo fa onore ai nostri volontari e alla nostra Chiesa, ma per il futuro questo servizio andrà sempre più qualificato, iniziando a formare volontari e operatori innanzitutto sulla differenza che corre tra ascolto e aiuto».
La meditazione successivamente proposta, ritornava nel titolo – «Dove si prega, là si accolga» – su uno slogan contenuto in una lettera che tutte le comunità di accoglienza scrissero alla Chiesa nell’Anno santo del 2000; documento programmatico nel quale s’invitava a riflettere che là dove si prega (quindi nelle chiese, negli oratori, nelle parrocchie) deve esserci, quasi per mandato di fedeltà al capitolo 25 di Matteo (quello dove Gesù idealmente interroga, alla fine dei tempi, ogni uomo sull’aver avuto occhi per i poveri), uno spazio in cui accogliere e in cui dare pane e ristoro.
«Con l’incontro di oggi – ha sottolineato a questo proposito don Zappolini – vorremmo lanciare un appello alle nostre comunità cristiane a essere accoglienti, a porre nei luoghi della parrocchia un segno di disponibilità all’accoglienza, fosse anche semplicemente una cesta dove si lasciano gli alimenti per i poveri. Nelle nostre comunità non possono mancare spazi e stanze dove ascoltare i poveri, perché il primo ad ascoltare il loro grido è proprio Dio». E ancora: «Papa Francesco ha sempre avuto parole di grande forza per smuovere le coscienze ad avere occhi per i poveri».
Riflettendo poi sull’urgenza ad accogliere questi appelli del Santo Padre il direttore ha proseguito: «I poveri, nel loro chiedere aiuto, non incrociano papa Francesco ma noi, i nostri parroci e soprattutto i nostri volontari». Sono i parroci e i tanti volontari Caritas che sono chiamarti a inverare gli appelli del Papa. «Madre Teresa di Calcutta si metteva davanti ai poveri con la stessa venerazione con cui noi ci mettiamo davanti all’Eucaristia quando facciamo adorazione, proprio perché lei era capace di vedere nei poveri Gesù», dimostrando in questo di aver assunto perfettamente il significato di quel capitolo 25 di Matteo poc’anzi ricordato. C’è poi una dimensione ulteriore nell’attenzione che bisogna avere per gli ultimi: «Quando siamo davanti a un povero – ha proseguito don Zappolini – ci è chiesto anche di riflettere per capire quali siano le cause della sua povertà, per denunciarle e cambiarle.
Richiamando poi l’insegnamento del Papa riguardo al vangelo di Lazzaro e del ricco epulone ha affermato: «Anche noi troppo presi dal nostro benessere rischiamo di non accorgerci del fratello e della sorella in difficoltà. Il target della Caritas non possono essere solo i poveri, ma anche tutti quei nostri fratelli che vanno in chiesa e che devono essere educati ad avere questo sguardo. Ci sono infatti cristiani che pregano da una vita ma che sono incapaci di accogliere. E un cristiano non può rimanere insensibile al dramma delle nuove e vecchie povertà. Chiediamo allora al Signore la grazia di piangere. Quando davanti alla povertà, alla morte dei bambini, quando davanti a queste tragedie non ci viene da piangere, significa che abbiamo un problema e non possiamo a quel punto limitarci a incolpare il sistema liberista o neo capitalista per i drammi che produce». E riprendendo ancora il Papa: «Il Signore a me domanda: “Dov’è tuo fratello?”… l’ammalato, l’affamato, l’assetato, quello che non ha vestiti, quel fratellino piccolino che non può andare a scuola, il drogato, il carcerato…». «Chiediamo davvero al Signore – ha concluso don Armando – di darci la grazia del pianto, come dice il Santo padre stesso… il pianto che converte il cuore».