Troppo spesso i giovani sono i primi a non accorgersi di quanto siano importanti, di quanto la loro età, la loro freschezza, la loro energia, la loro creatività li renda fondamentali per la vita di una comunità intera, quella nella quale sono inseriti e che troppo spesso li stigmatizza, dando seguito a quei pregiuduzi che diventano vere e proprie gabbie dalle quali poi fanno fatica ad uscire: un circolo vizioso, che crea giovani incapaci di sfruttare a pieno il loro potenziale, che inibisce la loro “azione politica”, intesa come servizio a favore della collettività.
Don Michele Falabretti, responsabile del servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, nell’incontro che si è svolto lo scorso 8 giugno, guidato dallo staff della Pastorale giovanile diocesana e dal nostro vescovo Andrea, ha fatto riflettere proprio sull’importanza dei giovani, sulla centralità del loro potenziale nel momento in cui decidono di metterlo a servizio degli altri, come in molti fanno durante il periodo estivo, un momento dell’anno che diventa tempo di grazia allor quando si decide di viverlo da protagonisti, mettendosi in gioco come animatrici ed animatori, educatrici ed educatori. Ricoprire questi ruoli, assumersi queste responsabilità, permette alle ragazze e ai ragazzi di mettersi alla prova gratuitamente e di iniziare un percorso di discernimento e di crescita personale; sperimentare la gratuità del servizio verso l’altro e l’apertura al prossimo, significa imparare a sapersi donare e attraverso questa T esperienza si arriva, spesso inconsapevolmente, ad una conoscenza più piena di se stessi. Per chi sceglie di mettersi a disposizione per la realizzazione delle attività estive nell’ambito delle diverse realtà associative presenti in diocesi, la dimensione del servizio – lo ha ricordato bene don Falabretti – è fondamentale e va intesa non come “sfruttamento” di una risorsa ma come momento di vero protagonismo: chi scegle di mettersi alla prova diventa soggetto, centro gravitazionale di ciò che gli succede intorno. Una centralità che si esprime pienamente all’interno di un gruppo, di una macchina spesso ben rodata e la “figata” di assumersi la responsabilità dell’educazione, la responsabilità di gestire la vita dei bambini e dei ragazzi durante le attività estive, sta proprio nel saperla condividere con chi ci sta accanto, fare gioco di squadra : essere “soggetti” insieme e non giocatori solitari. Nel valore della squadra risiede anche buona parte della fiducia che le famiglie ripongono nelle equipe di giovani che pensano e realizzano le attività estive nel momento in cui affidano loro la cosa più preziosa che hanno al mondo: i figli. La dinamica del gioco di squadra, che sta alla base dell’organizzazione delle attività estive, permette ai giovani di capire e far capire ai grandi che li osservano che è possibile stravolgere quella che sembra essere la logica del mondo, che li vorrebbe “tutti contro tutti”, mentre i giovani che decidono di rendersi disponibili per le attività estive sanno trovare nell’altro un compagno di viaggio con il quale percorrere un cammino di crescita e di servizio nella gratuità, un percorso che spesso diventa “vocazionale”, perché permette loro di analizzare e scoprire ciò che potranno o vorranno fare “da grandi”. Essere felici ed orgogliosi del servizio che stanno per intrapredere come animatori e educatori è il modo migliore, come ci ha ricordato don Michele, per provocare i grandi, per dimostrare loro che l’azione dei giovani è centrale all’interno delle comunità in cui operano, che senza di loro, senza la loro azione, la collettività alla quale appartengono sarebbe più povera.
Alle giovani educatrici e agli educatori,alle animatrici e agli animatori della diocesi di San Miniato, l’invito di don Falabretti è quello di sentire fino in fondo il proprio ruolo di tessitori all’interno della comunità, sentirsi addosso la responsabilità di essere costruttori di relazioni e di legami profondi improntati alla pace: in questo modo le attività estive, l’essere giovani, assumerà un ruolo ancora più decisivo, una rappresentazione plastica di come si può fare la differenza per se stessi e per chi sta intorno, dai bambini alle loro famiglie.