Fucecchio

Don Cristiani in pensione, ma prosegue la missione al Santuario di Querce

La Redazione

Il 3 ottobre scorso ha segnato un passaggio importante per la comunità fucecchiese: don Andrea Cristiani, arciprete della Collegiata e fondatore del Movimento Shalom, andrà in pensione dopo una vita dedicata al servizio pastorale. Non si tratta però di un addio definitivo: il Vescovo gli ha affidato la rettoria del Santuario di Querce, a testimonianza di un’azione pastorale che non si interrompe.

Era il 7 dicembre 1974, precisamente alle quattro del pomeriggio, quando il giovane Andrea Cristiani ricevette l’Ordinazione sacerdotale dal vescovo Paolo Ghizzoni.  Cinquant’anni dopo – come dichiarò un’anno fa in un’intervista su queste colonne, ripercorrendo la propria vita sacerdotale – don Andrea non esitava a definire tutto quanto accaduto nella sua vita come «straordinariamente bello».

Particolarmente intensi e significativi – ci disse – furono per lui i quasi quindici anni trascorsi come consultore della Santa Sede presso il dicastero degli operatori sanitari, sotto la guida del cardinale Fiorenzo Angelini: «Un uomo di eccezionale qualità che mi ha veramente insegnato ad amare l’umanità e la Chiesa», spiegava. Un’esperienza che ha segnato profondamente anche la sua visione dell’universalità della Chiesa. Nel lungo percorso di don Cristiani spiccano poi due incontri che hanno lasciato un’impronta indelebile. Il primo con Madre Teresa di Calcutta, conosciuta insieme a un gruppo di giovani che sarebbero poi diventati i pionieri dello Shalom. Fu proprio la santa albanese a indicargli la strada: quando quei ragazzi espressero il desiderio di costruire un mondo nuovo, confessando al contempo di non sapere da dove iniziare, lei rispose con semplicità disarmante: «Partite dai paesi più poveri al mondo». E così fu. Il secondo incontro decisivo nella vita di don Cristiani avvenne a Roma, durante un convegno del dicastero degli operatori sanitari, proprio nel giorno della festa di sant’Andrea: il cardinale Angelini gli regalò l’opportunità di incontrare Giovanni Paolo II. «Ebbi subito la percezione della grandezza e della santità di quest’uomo», ha raccontato. Il Papa, informato dell’avventura Shalom già avviata da anni, si mostrò attento e soddisfatto, concludendo con un incoraggiamento che suona ancora oggi come una benedizione: «Ecco, queste sono le linee tracciate da Gesù Continuate!».

Dopo gli studi in gioventù a Parigi, don Cristiani dette vita a piccoli gruppi di giovani, col desiderio di annunciare la buona novella ai poveri, di impegnarsi per le persone ultime. Quei giovani, con il loro entusiasmo e la loro dedizione, posero le basi di quello che sarebbe divenuto il Movimento Shalom, che da cinquant’anni si dedica alla promozione della pace, della cooperazione internazionale e dei diritti umani. Oggi, guardando alle nuove generazioni, don Cristiani non nasconde le sue preoccupazioni: la cultura contemporanea, veicolata attraverso smartphone e tecnologia, gli appare «così deviante che altera la libertà dei pensieri, riducendo i giovani a robot». Il suo messaggio è allora un appello alla libertà autentica: «Non è libertà – ci diceva con passione – il fare ciò che gli altri vi suggeriscono, come quando vi affollate per vedere e urlare di fronte a certe star che in realtà trasudano di eroina, che sputano veleno». L’invito immutabile è sempre quello di essere «ricercatori seri di ciò che nella vita vale davvero», a non lasciarsi intontire dalla mentalità dell’indifferenza, della superficialità e del disimpegno: «Siate autentici come persone; nella dedizione ai valori che contano troverete la vostra felicità», esortava con l’entusiasmo di sempre.

C’è infine un dettaglio nella storia di don Cristiani che racchiude un significato particolare. Il suo nome completo è Andrea Pio, anche se spesso, distrattamente, ci si ferma solo al primo. Quel “Pio” non è casuale: nel 1948, due anni prima della sua nascita, la famiglia si era recata da Padre Pio per una malattia del nonno. Nacque allora col cappuccino del Gargano un rapporto stretto di spiritualità e amicizia che continuò nel tempo. A quindici anni, il giovane Andrea fu accompagnato a far visita al frate di Pietrelcina e ad assistere alla celebrazione della Messa. «Quello fu un sigillo che mi confermò che la mia strada sarebbe stata quella di fare il prete», ha ricordato.

Mentre lascia la guida della Collegiata di Fucecchio, monsignor Andrea Cristiani porta con sé mezzo secolo di testimonianza, di servizio, di dedizione instancabile. Il 3 ottobre sarà un giorno di saluti, ma non di addii: il Santuario di Querce lo attende per una nuova missione, perché chi ha dedicato la vita agli altri non conosce pensionamenti del cuore.