Nll’epoca in cui molto si ragiona su come rievangelizzare una realtà che a volte dà la sensazione di essere assuefatta anche all’annuncio cristiano, il più bello mai dato all’uomo, il percorso delle «Dieci Parole sembra possedere la forza dirompente di una proposta in grado di rinnovare sul serio il proprio personale rapporto con Dio, ripartendo da quelle dieci leggi consegnate a Mosè sul monte Sinai e che a volte un po’ troppo sbrigativamente abbiamo ridotto a dieci comandi a cui limitarsi ad ubbidire. Il percorso delle Dieci Parole è stato «inventato» una ventina d’anni fa a Roma da don Fabio Rosini, sacerdote responsabile della pastorale vocazionale.
Pensato con l’intento di introdurre i giovani al discernimento della volontà di Dio sulla loro vita, per prendersi la «parte migliore» (la propria vocazione, appunto), nel tempo è diventato una proposta anche per gli adulti, desiderosi di riannodare i fili col proprio percorso di fede, magari abbandonato da anni o ridotto ad una pratica settimanale senza più addentellati con l’esistenza concreta di ognuno. Si tratta di un percorso affascinante intorno ai dieci comandamenti, riletti nell’ottica giusta, quella cioè di doni, strumenti donati all’uomo perché egli arrivi alla piena libertà, la libertà di figlio di un Padre che è amore, che vuole solo il meglio per il suo figlio, una vita in pienezza. Il percorso si svolge attraverso incontri settimanali durante i quali si è aiutati a rileggere ciascuna delle Dieci parole per provare ad uscire da tante forme di schiavitù, che ci condizionano, ci appesantiscono, a volte bloccano.
È insomma un percorso di liberazione e di bellezza. Come è scritto nell’Esodo, infatti, Dio l’Eterno ha donato all’uomo le dieci parole scritte sulle tavole come parole di un patto, di un’alleanza nuova. Il percorso che viene proposto attrraverso le Dieci Parole è quello di imparare ad acquisire un visione globale dei comandamenti, attraverso una lettura rinnovata e in relazione alla Parola di Dio per sapersi orientare tra i beni da promuovere e i mali da evitare. Il decalogo, infatti, costituisce un tutto inscindibile ed ogni «parola» rimanda a tutte le altre. è, appunto, un esodo, un viaggio dentro se stessi, ma anche da se stessi per rialfabetizzarsi alla fede come esperienza che libera, che ri-genera, ri-costruisce la persona.
Il cammino delle dieci parole si sviluppa in due anni. Il successo di questa proposta lo rivelano i numeri, in continua crescita, di chi partecipa, ma soprattutto dagli effetti che ne scaturiscono per molti, giovani o adulti, che passano da una fede «generica», a volte vissuta in modo del tutto personale, quasi intimistico, ad una fede più consapevole, «colorata» nel senso di gioiosa perché cosciente del Dio-Amore. Accanto agli incontri settimanali, il percorso prevede anche dei ritiri intensivi (generalmente di un fine settimana). Spesso funziona il passaparola: persone che hanno già vissuto il percorso, che lo propongono ad altri amici perché diventi anche per loro un’esperienza capace di capovolgere letteralmente una fede fatta di abitudini, a volte anche di paure, oppure resa tiepida da una visione distorta di Dio e delle sue «dieci parole», non gioghi che schiacciano, ma opportunità per prendere il largo.
Il 30 aprile, in Parrocchia, inizieremo un nuovo corso; gli incontri si terranno in Chiesa alle ore 21.15.