Si è conclusa da poco la LXXIII Festa del Teatro di San Miniato, il cui spettacolo centrale, «Cenacolo 12+1» era dedicato al genio di Leonardo da Vinci.
Lo stile grottesco e a tratti comico della rappresentazione ha sorpreso i frequentatori abituali del Teatro dello Spirito, che si aspettavano una pièce più seria e riflessiva. Sul palco allestito in piazza del Duomo quest’anno invece si è ballato molto e si è scherzato più del solito, tra i colori sgargianti delle scenografie e dei costumi, mentre la riproduzione del Cenacolo di Leonardo, unico riferimento esplicito al Mistero cristiano, rimaneva imballata e invisibile agli occhi, sospesa sullo sfondo. Nel turbinio delle citazioni cinematografiche (da Fellini a Bertolucci) e dei riferimenti al genio artistico manifestatosi nelle varie epoche, in molti tra il pubblico hanno faticato a trovare un significato spirituale, che fosse in linea con la lunga tradizione del Dramma Popolare, in quella che sembrava una commedia chiassosa e, in alcuni punti, addirittura irriverente.
Ma forse il Genio di cui essa trattava non era, o non era soltanto, quello artistico di Leonardo. C’era un Altro che rimaneva nascosto, proprio come l’immagine dell’Ultima Cena, circondato dall’indifferenza di personaggi frivoli, nemmeno sfiorati dalla pedanteria di un professorone che, ritto in cattedra, pontificava. C’era un Altro, invisibile ma capace di raggiungere e consolare l’umanità smarrita, specialmente quella degli umili e degli ultimi. Se infatti i membri del clero, effeminati e ridicoli, rimanevano sostanzialmente insensibili di fronte al miracolo che si presentava davanti ai loro occhi e se la soldataglia non pensava ad altro che a gozzovigliare e a profanare quel luogo di bellezza che è il refettorio di Santa Maria delle Grazie, fino al sorprendente intervento dell’«anticristo» per eccellenza, Napoleone, che vieta di toccare l’affresco, erano i personaggi più umili e disprezzati a manifestare squarci di profondità spirituale. Gli addetti alle pulizie, che proprio grazie all’opera del Genio, finiscono per essere dei privilegiati, in grado di respirare aria purissima in mezzo all’inquinamento della grande metropoli. E significativamente è una prostituta a raccogliere e a trasmettere la testimonianza del Leonardo creatore. Infine appare lo stesso Leonardo, figura cristologica improponibile in una versione assurdamente pop, che però prende posto al centro di un Cenacolo mimato. Gli attori si abbandonano, poi, a una danza sfrenata finché il Genio creatore non li interrompe staccando la spina. Ma è solo per un attimo. Subito riaccende la musica ed Egli stesso si unisce all’incontenibile entusiasmo dei danzatori.