Era la fine dell’inverno 1961, se non erro, seconda liceo. I giorni in seminario scorrevano come di consueto: la mattina a scuola, dopo pranzo un po’ di ricreazione e poi nello studio a preparare i compiti per il giorno dopo. Nel pomeriggio, però, i meglio dotati avevano la scuola di pianoforte, un paio di giorni a settimana. Bruno Meini era uno di questi. Lo studio della musica non andava a danno delle altre materie; andava bene tanto in latino e greco quanto in matematica. Ci volevamo bene e la stima da parte mia era grande. A un certo punto, però, tra noi più grandi cominciò a girare un discorso: Bruno va via, esce di seminario! Per me fu un dolore grande, come se mi fosse morto un fratello. Non riuscivo a trovare una ragione per una decisione come questa. Purtroppo, di lì a poco il discorso si materializzò. Bruno non era più con noi. Ci sentimmo tutti più poveri e la sua uscita fu motivo e occasione per un ripensamento sulla vocazione da parte di tutti. Si persero completamente i contatti. Ciò che aveva fatto l’abbiamo saputo dopo molto tempo: gli esami di maturità, la carriera militare, la laurea, il corso di musicologia, la vita di un giovane a Roma…. e poi il congedo dalla vita militare, alcuni anni di libera professione nel settore editoriale musicale.
Quando a un certo punto è finito dentro quella “rete” gettata dal Signore, dalla quale in gioventù era uscito. «Tardi ti amai, Signore», avrà detto, come Sant’Agostino? Si è consumato il medesimo dramma che visse il profeta Giona, renitente al comando del Signore che lo mandava a Ninive? Non lo sappiamo e forse neanche don Bruno oggi se lo sa spiegare. Sono quei misteri della vita che fanno pensare, ma che poi restano spesso senza risposta.
Certo è che quando Dio si mette in testa una cosa, trova sempre il modo, prima o poi, di realizzarla! Così il 14 maggio del 2000, durante il Grande Giubileo d’inizio del Terzo millennio, in Piazza San Pietro dalle mani di San Giovanni Paolo II° don Bruno veniva consacrato sacerdote e destinato per otto anni al Seminario Romano Maggiore E come formatore dei futuri sacerdoti. Domenica scorsa, 25 maggio, tutta la popolazione dell’Unità pastorale di Casciana Terme, cui si è aggiunta una folta rappresentanza di S. Maria a Monte, dove è stato parroco dal 2014 al 2023, ha ringraziato Dio insieme con lui per il dono del sacerdozio.
Nell’omelia don Bruno ha tratteggiato la figura del Buon Pastore, o meglio, del “Pastore Bello” secondo il testo greco, perché “bello” in greco significa “buono, vero, autentico”, perché la bellezza è la manifestazione esteriore della bontà, della verità e dell’autenticità interiore. Il sacerdote assomiglia a Gesù: condivide la sua umanità e compie azioni divine; è pastore e agnello, guida e vittima da offrire a Dio e ai fratelli. La vita del sacerdote non è più sua: è per il suo Signore, che lo ha scelto e per gli uomini ai quali è mandato. Al termine della celebrazione don Bruno ha ricevuto i saluti e gli auguri di un rappresentate del Consiglio pastorale unitario, e dell’amministrazione comunale.
Don Bruno ha ringraziato tutti e il parroco don Raimondo Gueli ha invitato tutta l’assemblea a prender parte all’apericena in onore del festeggiato. Prima della benedizione conclusiva è apparso improvvisamente il vescovo Giovanni, in precedenza impegnato in una Cresima, per un caloroso e paterno saluto.