Al culmine del cammino della Quaresima, oggi iniziamo la Settimana Santa. È il cuore dell’anno cristiano, in cui la Liturgia ci fa vivere la settimana che è il paradigma, il modello di ogni settimana.
Abbiamo acclamato Gesù con i nostri rami d’olivo, come la gente di Gerusalemme, e abbiamo ascoltato con commozione il racconto della Sua passione e morte.
L’anno scorso il Papa sottolineava in questo giorno come nella passione di Gesù si confrontano due modi di intendere la vita, uno si riassume nella frase che la gente rivolge a Gesù in croce: «Salva te stesso»: «Salvare se stessi, badare a se stessi, pensare a se stessi; non ad altri, ma solo alla propria salute, al proprio successo, ai propri interessi; all’avere, al potere, all’apparire. Salva te stesso: è il ritornello dell’umanità che ha crocifisso il Signore. Pensiamoci. Ma alla mentalità dell’io si oppone quella di Dio; il salva te stesso si scontra con il Salvatore che offre se stesso» (Papa Francesco, Omelia nella Domenica delle Palme, 10 aprile 2022).
Salva te stesso: sembra quasi una smania del nostro tempo, fare di tutto per stare bene. In certi momenti ci riusciamo: viaggi, buon cibo, amici, sport, soddisfazioni del corpo e della mente… e sembra tutto lì lo scopo delle fatiche quotidiane, da evitare il più possibile: «salva te stesso». Oppure: «Offri te stesso», come Gesù.
«Cristo Gesù… svuotò se stesso assumendo la condizione di servo… facendosi obbediente fino alla morte».
L’obbedienza di Gesù (anche la parola obbedienza non ci piace…), fino a lasciarsi uccidere per amore, esprime quest’altra concezione della vita: se la vita mi è data, posso viverla in pienezza solo offrendola, dando me stesso per il disegno di Chi mi ha creato, del Padre, nell’amore, che si fa concreto come servizio all’altro, al bene di tutti. Gesù entra a Gerusalemme sapendo ciò che lo aspetta per quest’amore, non per la gloria di un successo effimero.
Ancora ascoltiamo Papa Francesco: «E questo Gesù, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il “crucifige!”, non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. E’ presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, soffrono per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati…. Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede – ci chiede – di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato». (Papa Francesco, Omelia nella XXXII Giornata Mondiale della Gioventù, 9 aprile 2017)
Offrire noi stessi come Gesù, anzi “Con Cristo, per Cristo, in Cristo”, come dice il motto del Giubileo dei 400 anni della nostra Diocesi. Farci uno con Lui nel suo essere l’amore concreto del Padre per noi.
Farci uno con Lui: in questi giorni, nelle Via Crucis, nella Liturgia, immedesimiamoci con chi era lì, presente alla passione di Gesù: sono tanti i personaggi: i sacerdoti, la folla, Pilato, i discepoli che scappano, la Vergine Maria, Pietro che rinnega, il Centurione, Giuseppe d’Arimatea… e io, e tu, chi siamo?
In molti dipinti medievali della passione, tra la gente sotto la croce che grida e Maria e le donne che piangono, tutti rivolti verso la croce, si intravede il volto di un bambino che guarda invece verso di noi. Sembra proprio che ci guardi per dirci: “E tu? Chi sei, come stai davanti a Gesù, che si abbandona alla morte per amor tuo?”
Chiediamo che questa Settimana Santa ci faccia entrare nella comunione con Gesù, che il Signore ci conceda essere una sola cosa con Lui così che, attraverso di noi, possa continuare oggi, qui, a offrirsi per tutti. Vivremo ora nell’Eucaristia questo misero di Gesù che si offre attraverso di noi, per viverlo in ogni istante che Lui ci dona.