Nel 2020, un’amica insegnante mi regalò un piccolo libro, «Autodifesa di Caino», tanto piccolo da smarrirlo tra gli scaffali se non l’avessi tenuto sempre in evidenza per la sua tematica affascinante. Un librettino di non facile interpretazione: un intreccio di concetti teologici, biblici, sociali, popolari, che offrono lo spunto per una rilettura «burrascosa» del mito di Caino e Abele.
Andrea Camilleri, che si autodefiniva «contastorie», ha rielaborato la vicenda del primo fratricidio della storia dell’umanità con una prosa colloquiale e profonda, dando vita a un monologo che il Dramma Popolare di San Miniato porterà in scena al culmine della sua kermesse nel mese di luglio.
Caino oltre la colpa
Nella rilettura di Camilleri, Caino non è solo l’assassino maledetto, ma colui che dà voce ai paradossi della vita etica, introducendo quesiti inquietanti.
Le origini alternative di Eva e Abele
Nel racconto di Camilleri, Eva non nasce dalla costola di Adamo, ma dalla sua essenza femminile, mentre Abele è frutto dell’unione tra Eva e un N arcangelo, Stefano. Caino, invece, è figlio del diavolo Alialel, che sedusse Eva dopo il peccato originale. Una genealogia che spiega le tensioni tra i fratelli, acuite dalla preferenza divina per Abele e dalla rivalità coniugale (Caino sposa la sorella meno bella di Abele).
L’omicidio e la pena
Dopo l’uccisione del fratello, Caino cerca di nasconderne il cadavere sotterrandolo, ma la terra si rifiuta di essere sua complice. Così Caino vaga per 40 giorni col corpo del fratello sulle spalle, finché la terra non accetta finalmente di accoglierlo. Caino è condannato da Dio a un’eternità raminga ma il frutto dei suoi viaggi sono sette città, in cui Caino istituisce delle Case di preghiera aperte a tutti i culti, anticipando così il pluralismo religioso. La redenzione e il perdono di Dio arrivano finalmente non perché Caino si sia pentito ma per una sua intuizione geniale: Caino inventa la musica, trasformando canne in flauto e pelli in tamburi. La sublimazione dell’uomo è la prova che il male non genera soltanto il male. Al termine della sua autodifesa, Caino afferma che «non esiste la predestinazione e che Dio ha ragione, possiamo sbagliare. Devo confessarvi però che non sempre dal bene nasce altro bene e che non sempre il male genera altro male. Io continuo a vivere in mezzo a voi. Forse perché ormai sono diventato un simbolo. Un simbolo necessario».
Camilleri contastorie
L’autore si presenta come un moderno cantastorie o «contastorie»: attinge a tradizioni ebraiche e musulmane per rielaborare una storia antica, arricchendola di particolari fantasiosi e toccando le corde della commozione e della tenerezza. Il risultato è un testo che mescola teologia, filosofia e folklore, invitando a riflettere sul dualismo bene-male. Non resta che attendere l’interpretazione che Luca Zingaretti, sulla piazza del Duomo di San Miniato nelle serate dal 24 al 26 luglio, darà di questo monologo che, nel solco del Teatro dello Spirito, trascende la materia e interroga l’anima.