« A nome di Fratel Daniele, che vive qui da tantissimi anni e ha creato questo luogo di pace e di silenzio, e a nome di Antonella che è la nostra ospite di oggi…».
Non poteva iniziare meglio di così, sabato 16 novembre, con il saluto di padre Benedetto, il secondo incontro tra quelli in programma una volta al mese come proposta spirituale all’eremo di San Martino di Agliati. L’argomento è stato «Il Silenzio» e Antonella Lumini, eremita, ha voluto con il suo discorso, con il suo invito stimolare una riflessione interna, personale, di contatto tra l’uomo e Dio attraverso la via del silenzio e della meditazione. Dopo una sua personale premessa, con cui ha voluto ribadire che «il silenzio è necessario per garantire un nostro equilibrio», Antonella ha parlato di quattro stadi in cui si evolve il nostro rapporto con il silenzio. Il primo è il «richiamo al silenzio», il richiamo a qualcosa che si è risvegliato dentro di noi, che ci appartiene e a cui noi apparteniamo, il silenzio appunto. Ma questa ricerca ci introduce in un altro importante concetto di cui molto spesso abbiamo paura: la solitudine. «E se uno sta male nella solitudine, sta male con se stesso. E se uno sta male con se stesso, sta male con gli altri».
E per amare gli altri occorre andare nel proprio io profondo, occorre connettersi a questa parte silenziosa, occorre battere questo sentiero. Il secondo punto è «Ascoltare il silenzio», è ascoltare «la voce dello Spirito che è la dimensione con cui lo Spirito parla. E quindi quando uno rientra nel silenzio, questo parla, ha una sua voce». Molto spesso siamo preda di agitazione e di nevrosi ma per salvarci occorre ricreare una connessione tra il nostro piccolo io e la vita con la V maiuscola. Questa consapevolezza ci porta alla stessa forza creatrice della vita umana, la forza della bellezza. Il terzo livello ha riguardato «la Stasi»: «lo stare, il lasciarsi andare senza aspettare niente» è questa la chiave di lettura giusta: «senza pretendere niente, nella nudità, lasciandosi smantellare, lasciandosi smascherare, lasciandosi spogliare». Ed il primo esempio di silenzio è lo Stabat Mater, lo stare di Maria sotto la croce soffrendo in silenzio. Stare li significa aprire la porta alla luce della verità, alla luce della grazia. La quarta fase ha riguardato «l’Espansione»: quando abbiamo fatto quest’esperienza di silenzio occorre riavvicinarci all’altro, avviene l’espansione, avviene la testimonianza, la stessa testimonianza che riguarda tutto il discorso di Antonella, un forte tema nel cuore dell’eremo di Agliati.