È circolato nella giornata di lunedì 14 luglio il nome del nuovo presidente dell’Azione Cattolica diocesana, che il vescovo Andrea ha scelto da una terna di tre candidati che gli erano stati sottoposti dall’organo direttivo dell’Ac stessa. Si tratta di Michela Latini (nella foto), 52 anni, della parrocchia di Santa Maria a Monte. L’abbiamo raggiunta per un’intervista. In Azione Cattolica fin dall’adolescenza, Michela ha mosso i primi passi nella più importante associazione del laicato cattolico italiano, grazie a don Alvaro Gori, storico assistente generale di Ac in diocesi. Il 1° marzo scorso era stata eletta nel consiglio diocesano dell’associazione, durante l’assemblea plenaria. Succede a Andrea Barani, che ha guidato l’Ac diocesana negli ultimi due trienni.
«Presidente dell’Azione Cattolica diocesana»… un ruolo di grande responsabilità. Con quale spirito ti accingi ad affrontare questo incarico?
«Con estrema umiltà e senso di gratitudine verso la mia associazione e la mia diocesi. Ho ricevuto veramente tanto da tanti, spero di riuscire a restituire anche solo una piccola parte. Vivo in questo momento un misto di gioia e preoccupazione. Il vescovo, i consiglieri diocesani e tutti gli aderenti mi hanno affidato una grande responsabilità. Il mio desiderio è di continuare a essere al servizio di questa associazione cui sono legata da una vita. Chiedo fin da subito l’aiuto, il sostegno e la correzione fraterna di tutti, in modo particolare da parte di chi dirigente dell’associazione lo è da più tempo di me».
Sappiamo che i criteri di selezione per la presidenza Ac, si realizzano attraverso un percorso a tappe partecipato e trasparente. Un percorso che coinvolge organicamente tutti gli iscritti all’associazione. Ci vorresti descrivere l’intero processo fino alla tua nomina?
«L’associazione svolge ogni tre anni assemblee elettive a partire da quelle parrocchiali, che eleggono il presidente parrocchiale ed i delegati per l’assemblea diocesana che da noi si è svolta il 1° marzo e che ha eletto il Consiglio diocesano. Il periodo del lockdown ha rallentato i processi successivi (elezione della terna, assemblee regionali ed assemblea nazionale) e si è arrivati così solo alla fine di giugno alla votazione della terna».
Nella nostra diocesi come è strutturata l’Ac?
«L’associazione è imperniata, così come in tutte le diocesi italiane, su cellule parrocchiali e su un consiglio diocesano. All’interno del consiglio diocesano vengono organizzati il settore adulti (che si occupa in modo particolare dell’attività educativa, umana e di fede degli adulti e delle famiglie) e il settore giovani che invece sviluppa progetti e forme educative per la fascia di età dei più giovani. Viene poi organizzata la commissione Acr diocesana (Azione cattolica ragazzi) che si occupa e preoccupa specificatamente dei bambini e dei ragazzi. Spetta al vescovo la nomina degli assistenti spirituali, che qui voglio ricordare e ringraziare: don Roberto Pacini assistente generale, don Paolo Barnini assistente settore adulti, don Marco Balatresi assistente settore giovani e don Tommaso Botti assistente Acr».
Come avviene l’ingresso e l’adesione all’Associazione?
«L’atto formale di adesione all’Azione Cattolica è il tesseramento, quando cioè chi aderisce sceglie di vivere da laico la propria chiamata alla santità, partecipando attivamente alla vita dell’associazione quale piena esperienza di Chiesa. La dimensione associativa aiuta e sostiene a maturare la propria vocazione e ad annunciare il vangelo laddove si vive ogni giorno»
Che tipo di Azione Cattolica sogni con la tua presidenza?
«L’Ac deve essere, per chi vi entra a farne parte, un luogo in cui si verifica in maniera quotidiana l’incontro con il Signore Gesù. Incontro che, condiviso in un’esperienza comunitaria, provoca e sostiene passi in avanti sul cammino della santità, da laici. Per arrivare a offrire questo occorre impegno. Un impegno che m’investe in prima persona e, con me, investe il consiglio diocesano. Un impegno che ci domanda di curare innanzitutto i legami interpersonali, con lo stile di chi è profondamente innamorato di Cristo e della Chiesa. Dovremo impegnarci sempre più a collaborare e a vivere in comunione tra noi, con il nostro vescovo, con le altre aggregazioni laicali».
Che tipo di apostolato e quale pastorale culturale è stata portata avanti in questi anni?
«L’Azione Cattolica è una associazione di laici, ma è radicata nella chiesa e non ha ragione di esistere se non inserita nel contesto diocesano e parrocchiale. La missione fondamentale dell’Ac è sempre la formazione delle coscienze nel campo religioso, sociale e politico. Crediamo che la persona vada curata e accompagnata nella sua totalità. Non si può essere buoni cristiani se non si è buoni cittadini. Il primo articolo dello statuto presenta la nostra attività legata alla “realizzazione del fine apostolico della Chiesa in stretta collaborazione con la gerarchia ecclesiastica”. Dunque, l’evangelizzazione è la nostra missione che svolgiamo in qualità di battezzati. Così, evangelizzare vuol dire far conoscere Gesù Cristo al mondo per mezzo della testimonianza in ogni ambito della nostra vita. Questo in sintesi è il nostro apostolato e la nostra “pastorale culturale”: credo sinceramente che sarà sempre più importante creare spazi dove le persone imparino a dialogare, a fare laboratorio e sintesi, e dove, con coraggio e verità, possano sperimentare stili di vita cristianamente coerenti. Questi spazi, in comunione con il Vescovo e la Chiesa diocesana dovranno essere cercati e inventati sempre più dall’associazione, non solo per se stessa ed i propri associati, ma per la Chiesa locale tutta».
C’è qualcuno in questo momento che senti di dover ringraziare?
«Nei giorni scorsi, dopo l’ufficializzazione della nomina, ho voluto innanzitutto ringraziare Andrea Barani, il presidente uscente, per il servizio preziosissimo svolto in questi anni. Il suo apporto all’Ac diocesana è stato enorme. Grazie poi al vescovo Andrea per la fiducia che mi ha dato e soprattutto per la sua preghiera e la sua vicinanza che son sicura non mancherà né a me né all’associazione tutta. Infine sento di dover ringraziare gli assistenti del consiglio diocesano, i volontari che con la cooperativa permettono ogni anno la cura e l’apertura della casa di Gavinana, e ringrazio e saluto gli educatori tutti, e tutte quelle persone di buona volontà che anche quest’anno ci hanno aiutato ad accogliere i nostri ragazzi. Un mese fa sembrava un azzardo e un’utopia ritornare sulla montagna pistoiese, e invece grazie all’impegno di tutti ce l’abbiamo fatta e la Messa di domenica scorsa, proprio a Gavinana, con i ragazzi e i loro genitori è stata di una commozione indescrivibile.