È arrivato settembre, «l’uva è matura e il fico pende», così dice un vecchio agreste proverbio toscano. Ed è vero! La stagione dei raccolti stagionali annui è terminata, iniziando così un nuovo anno produttivo con la semina e la potatura. Se questo è l’aspetto naturale agricolo delle nostre campagne, anche la nostra vita quotidiana cambia stile preparandosi all’autunno, porta d’entrata al rigido inverno. Rimane in noi il ricordo dei momenti felici offerti dai giorni trascorsi “in ferie”, staccati dal peso del lavoro. Questi ricordi si fanno più vivi, tracciando nella nostra mente spazi che racchiudono sentimenti, incontri, amicizie, gite, condivisioni di testimonianze e di esempi di vita.
I CAMPI SOLARI
In questo contesto emotivo, come non ricordare il grande impegno organizzativo delle nostre parrocchie, delle nostre attive associazioni cattoliche, nel creare giorni piacevoli e intensamente formativi ed educativi per i nostri ragazzi? Le animatrici e gli animatori con l’ausilio dei sacerdoti, formando un unico corpo di guida, hanno messo alla base di ogni azione educativa questo concetto: «Far sentire i giovani stessi amati». Visitando e, soprattutto, vivendo giorni in questi campi estivi, traspariva questo donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé. E nella gioia scoprire la capacità di ognuno di questi giovani, di apprendere, di decidere liberamente, di essere fiduciosi nelle loro possibilità, di sentire quanto la fede renda capaci di amare. Diceva infatti Don Bosco: «Mai obbligare i giovani alla frequenza dei sacramenti ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile». La nostra diocesi, oltre ad offrire nelle parrocchie oratori ospitali, possiede due centri ben strutturati, anche se avvolti da lavori edili di ristrutturazione e manutenzione, che hanno dato ai giovani un luogo propizio per vivere l’esperienza “montana” come tempo di ricerca e di scoperta, di relazioni significative, di gioia, di consapevolezza e di scelta. La struttura di Prataccio «Laudato si’», dopo anni di inattività oggi resa attiva dalla parrocchia di Ponsacco, che insieme a quella di Castelfranco gestisce l’organizzazione, ha dato vita a vari campi estivi per ragazzi, per scout, riusciti molto bene, ad incontri con il volontariato per elaborare nuove idee in relazione a una maggiore efficienza, ai programmi operativi della Caritas e con i responsabili dell’ufficio catechistico, per una nuova programmazione più immersiva, cercando di dare vita a nuovi piani culturali e formativi. Auguriamo che presto i lavori di manutenzione, seppur complessi, nella parte vecchia si completino nel più breve tempo possibile per offrire così ampi spazi di accoglienza non solo per i giovani della nostra diocesi ma anche per le associazioni locali. La struttura «Mons. Ciardi» di Gavinana, gestita con efficienza e con “affetto” dall’Azione Cattolica diocesana, ha confermato e consolidato la sua validità con un numero elevato di giovani suddivisi per età e di adulti.
IL CAMPO ADULTI
Con questi ultimi sono stati previsti specifici incontri su tematiche sempre attuali ma che oggi esigono interventi di testimonianze vere, convinte, con preparazione culturale e formativa, seppur in umiltà, incisività e sicurezza, efficaci nel presentare la Parola. Valori ed impegno: ecco il cristiano! Nell’ultimo incontro dei tre giorni per adulti, il prof. Luigi Cioni, nella sua eloquente esposizione, ha fatto capire molto bene, con accento deciso quanto la ricerca di Gesù ed il suo incontro sia il più alto valore spirituale per condurre una vita di testimonianza, di affidamento, di incontro, di fraternità, di umanità, di cambiamento, di discernimento, la cui «salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello» (Ap 7,9). «Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). La figura di Gesù che sta alla porta e bussa è spesso usata come illustrazione dell’offerta di salvezza di Gesù agli individui: se solo tu «aprissi la porta del tuo cuore e lasciassi entrare Gesù nella tua vita, tutto andrebbe bene». Non perdiamo la speranza! La speranza è Gesù! Con queste parole nella sua catechesi, il vescovo Giovanni ha ancora evidenziato quanto la figura di Gesù nella sua potenzialità della Parola, nel suo divino ed umano manifesto di vita spirituale ed umano, sia il punto centrale del buon cristiano. Gesù, ha evidenziato ancora il vescovo, ha lanciato per ciascuno di noi l’ancora della salvezza, attraverso la quale possiamo raggiungerlo non in solitudine ma nella corresponsabilità, nell’unità, nel rapporto sincero, formando quell’Ecclesia che Lui ci ha donato. Uniamoci per renderci testimoni di questa chiamata, offrendo una risposta di assoluto amore nella speranza non solo per il futuro ma per la certezza del presente. Un grazie particolare e sentito vada al vescovo Giovanni che nelle sue possibilità di tempo libero, si è reso sempre disponibile con la sua diretta presenza in questi campi estivi, portando quel sorriso, non solo diocesano ma missionario, che tiene ancorata la Chiesa nella sua universalità. «La Chiesa è di di Gesù, è sua» afferma con forza il vescovo. Tutto questo quadro “feriale” sembra arricchito da troppe parole di solo divertimento e di gioia, ma non è così.
NONNO E NIPOTE
Riporto un piccolo fatto, avvenuto alla mia presenza e che è rimasto inciso nella mia mente. Non è una favola ma una simpatica e riflessiva puntualizzazione di un bambino nel voler essere nella sua ingenuità un uomo scelto da Dio come Noè per salire sull’arca. Un bambino di 8 anni, stando in mezzo ai suoi genitori e a un bel gruppo di amici, interruppe i discorsi dei grandi e rivolgendosi al suo nonno disse: «Nonno mi leggi un brano della Bibbia?» «Certo, rispose il nonno, vai nella libreria e portami la Bibbia. Cosa vuoi che ti legga?», chiese il nonno. «Il diluvio, quando Dio salvò tutti gli animali nell’arca». Il nonno lesse il brano e alla conclusione disse: «Hai sentito? Dio chiese ad un solo uomo di salire sull’arca». Il bambino senza esitazione rispose: «Anch’io voglio essere come Noè, scelto da Dio per salire sull’arca. Cosa devo fare?». «Devi sempre volergli bene e seguire quello che Gesù insegna a tutti noi». Questo bambino ha tracciato, con la sua richiesta innocente, la strada maestra di un cammino di fede, di speranza, di responsabilità, di impegno nella certezza dell’incontro con Gesù.