Dovessi descrivere l’esperienza della visita pastorale userei l’episodio evangelico della Trasfigurazione in cui Pietro si rivolse a Gesù dicendogli di voler fare tre capanne così da restare lassù sul monte perché era bello stare con Lui.
Così è stato per la nostra parrocchia accogliere il nostro vescovo Andrea, stare e camminare con lui, il cui passaggio ha lasciato il segno e con il suo anche quello di Gesù. In questi giorni, nei vari e diversi incontri vissuti, ci ha avvicinato un po’ di più al Signore e ha avvicinato di più il Signore a noi o meglio ci ha fatto percepire meglio la sua continua e amorevole vicinanza. Al termine della mia lettera di benvenuto mi auguravo che il suo passaggio donasse a noi forza e coraggio per testimoniare di essere una comunità felice di camminare nella fede.
Direi che l’augurio è stato soddisfatto ed esaudito. Fra gli aneddoti di questa visita è stato bello quello dove un bimbo piccolo, non ancora a catechismo, sentendo parlare il vescovo del vangelo ha voluto andare a chiedergli che cosa fosse questa cosa tanto bella. In quel bimbo, in quella sua curiosità e interesse c’è rappresentata la nostra comunità che sa cos’è il vangelo ma in questi giorni è stata stimolata a interrogarsi su di esso, a conoscerlo e a viverlo sempre più.
Ci siamo riscoperti Chiesa e parrocchia amata dal Signore, in cammino (come è arrivato il vescovo) e inviata a tutti col Vangelo in mano e soprattutto nella vita. Anche per me come parroco è stato un dono davvero, un occasione per riscoprire la bellezza e l’importanza del mio ministero e per vivere momenti di maggiore condivisione con il mio vescovo. La visita adesso prosegue nella scuola dove insegno religione e dove, grazie alla disponibilità della preside, il vescovo incontra tutti i ragazzi e i professori là dove loro passano una parte importante della loro vita. Grazie al Signore, grazie alla parrocchia per come ha risposto, grazie al vescovo Andrea!
Il saluto di benvenuto del parroco don Gian Luca Palermo
Benvenuto, in questa piccola ma vivace parrocchia all’estrema periferia della diocesi, dedicata a San Donnino martire, alle porte del Padule di Fucecchio. La sua visita pastorale, a dieci anni dalla precedente compiuta dal suo predecessore, è la prima come vescovo e la prima da pastore della nostra diocesi e noi siamo la prima delle sue 91 parrocchie che per tre anni la terranno piacevolmente impegnato, fino al 2022 in cui festeggeremo i 400 anni della nascita della nostra cara chiesa diocesana di San Miniato. Per noi è un onore e un onere. Onore perché apriamo le danze di un’esperienza pastorale davvero importante per una comunità cristiana. Un onere perché ci auguriamo di offrire un modello per le comunità che seguiranno. Noi ci sentiamo benedetti da Dio a vivere qui e sentiamo la sua mano attraversare il cielo nei tramonti incandescenti di molti giorni dell’anno, nella cornice naturale del Padule, della terra e dei campi curati con amore da generazioni, tra le nostre case abitate da gente semplice e spontanea. Anche se per poco tempo, la vogliamo sentire come uno di noi, fratello e padre nella fede, più vicino di sempre, che viene a confermarci nel vangelo di Gesù risorto, in questo tempo difficile e straordinario, i cui rapidi cambiamenti si avvertono anche qui. Incontrerà le famiglie, «chiese domestiche», fondamento della società e culla della Chiesa, dove si svolge la vita ordinaria ma essenziale ad ogni persona perché sia tale.
Incontrerà i bambini della nostra comunità, futuro e speranza, tanti rispetto al numero effettivo, perché vengono da altre realtà circostanti, ma li accogliamo volentieri e li sentiamo tutti nostri. Incontrerà le radici profonde, i nostri anziani, coloro che custodiscono la fede semplice trasmessa in famiglia e la sapienza del cuore che ha visto in passato tanta sofferenza. Sono qui, nelle loro case, custoditi dall’affetto dei loro cari e sebbene qualcuno mostri la fragilità del tempo, sono ancora curiosi e desiderosi di confrontarsi col nuovo che avanza. Incontrerà le aziende del territorio che, pur accusando gli effetti di una certa crisi, garantiscono ancora il pane a tante nostre famiglie. Esse sono prevalentemente legate alla produzione di scope e oggetti per la pulizia di casa. Incontrerà tutta la comunità e i parrocchiani in genere con i gruppi dei catechisti, consigli pastorali ed altro che rendono viva la comunità con il loro servizio. Cerchiamo nel nostro piccolo di essere – come dice Papa Francesco – una chiesa in uscita: «Una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita nelle strade, piuttosto che una chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze». Forse le persone intuiscono questa prospettiva e partecipano volentieri alla vita della comunità. Con ciò sono forti anche i limiti, in particolare legati ad una partecipazione spesso occasionale e non costante dei fedeli, una tendenza a vivere una fede “fai da te”, una forte perdita del senso del peccato che addormenta le coscienze e personalmente mi preoccupa. Elementi purtroppo parte di una mentalità diffusa, priva dei valori sani, a cui solo la fede e una solida educazione morale può fare da antidoto.
Una comunità poi con tante tradizioni e tanti santi venerati, tradizioni che saldano legami e amicizie che vanno anche al di là della fede dei singoli, come la Sagra delle ciliegie o la Merenda in Padule, ed è esaltante vedere come tanti collaboratori uniti tra loro diventano famiglia e sono l’anima di questi eventi. Forse, rispetto ad altre comunità immerse nelle difficoltà e contraddizioni del nostro tempo, siamo in una situazione privilegiata, ma continuiamo a seminare. Non mancherà una visita al Padule, al territorio. Ricorderemo con lei anche i dieci anni dalla morte del compianto priore don Franco Malucchi, «un pastore con l’odore delle pecore» come direbbe il nostro Papa. Visiteremo il cimitero, luogo di memoria e di attesa di risurrezione, custode dei resti dei nostri cari. In esso vi è anche la cappella-sacrario delle vittime dell’eccidio del Padule, pagina triste della storia di questo luogo. Nella nostra chiesa celebreremo insieme a lei l’Eucarestia, fonte e culmine della vita della Chiesa. Allora appuntamento a questa domenica 20 ottobre con la celebrazione delle Cresime, da lì inizieremo. Che il suo passaggio in mezzo a noi ci consegni la forza e il coraggio di continuare a testimoniare che siamo una comunità felice di camminare nella fede.