“La più bella del mondo”, forse con qualche ruga, fisiologico segno del tempo, ma pur sempre la più bella del mondo. La nostra Costituzione è un’elegante signora che vira per i 72 anni, essendo entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Riflettere sulla Costituzione è stata la sfida del Centro di formazione socio politica “Torello Pierazzi”, che il 28 gennaio scorso ha ripreso le sue attività grazie all’impegno della professoressa Maria Grazia Messerini, di don Andrea Cristiani e di un drappello di persone, appassionate del discorso pubblico e interessate a ridare smalto e vigore alla formazione politica. I lavori sono stati introdotti proprio dalla professoressa Messerini, presidente del Centro: «In un frangente storico di smarrimento come l’attuale, in cui la cifra sembra essere l’approssimazione e lo scarso senso delle istituzioni, ci pare urgente tornare ai fondamentali e quindi tornare a riflettere sulla nostra Costituzione, soprattutto per riaffermare quei diritti primari che vediamo continuamente disattesi» La discussione, che ha visto davvero tanta gente gremire l’Aula magna del Seminario di San Miniato, ha alternato le voci del magistrato Silvia Della Monica, del nostro vescovo Andrea e della professoressa Chiara Lapi, chiamata a moderare la serata.
Proprio Chiara Lapiha dato avvio alla discussione richiamando su un punto di convergenza: «Parlare della Costituzione significa parlare della nostra casa». La sua disquisizione si è poi articolata su considerazioni di carattere storico: «La nostra Costituzione nasce dalle ceneri della seconda guerra mondiale. I massacri di civili e la violazione dei diritti della persona umana sono stati la molla che ha spinto i padri costituenti a sancire principi che dovevano rappresentare, non solo un monito, ma anche una barriera perché quanto accaduto non si ripetesse più».
A distanza di tre quarti di secolo la nostra Costituzione agisce però oggi in un contesto che è radicalmente mutato rispetto agli anni in cui venne pensata, scritta e applicata. I fattori di instabilità globali (crisi economiche, fenomeni migratori, ecc.) sono, allo stato attuale, la principale causa del senso di precarietà e insicurezza e del bisogno di riconoscimento che come cittadini avvertiamo. Sono proprio questi fattori che pongono sfide decisive alle società e ai nostri ordinamenti giuridici. L’Italia non è esente da queste sfide. Ecco perché occorre tornare a riflettere sulla Costituzione per capire come i valori che esprime possano rispondere alle sfide della contemporaneità. Silvia Della Monicaha idealmente accompagnato nell’analisi dei suoi principi fondamentali, attraverso la lente dei diritti e dei doveri di cui i cittadini sono titolari. Scarnificando e andando al sodo ha sottolineato con passione che «abbiamo bisogno della partecipazione. La partecipazione è un nostro diritto, ma anche un nostro dovere e discende, guarda caso, proprio dalla Costituzione. Perché non c’è libertà senza conoscenza e non c’è democrazia senza partecipazione informata e consapevole. Di qui l’esigenza ineludibile di conoscere, diffondere e praticare la Costituzione».
A questo proposito, rivestendosi di una prerogativa pedagogica, la Della Monica ha voluto suggerire al pubblico la lettura di un recente volume del giurista, ed ex ministro, Gian Maria Flick edito dalle Paoline, “La Costituzione: un manuale di convivenza”, sottolineando come risulti inaccettabile che un testo così fondamentale per il nostro vivere comune, resti in gran parte sconosciuto all’uomo della strada. Anche perché ci sarebbe da spiegare un fatto bizzarro: gli italiani non conoscono la loro Costituzione ma le sono affezionati, come dimostrano tutti i referendum di modifica costituzionale che nel tempo sono stati puntualmente bocciati. L’ex senatrice ha concluso poi il suo intervento sottolineando che «se siamo qui stasera attorno alla Costituzione, è per dire che come cittadini vogliamo una politica migliore. Vogliamo che la Costituzione sia rispettata e funzioni soprattutto per i nostri giovani. Perché oggi è la nostra generazione a incarnare il ruolo dei padri costituenti. E se verremo meno a questo dovere, credo che non avremo fatto un buon servizio allo stato e alle future generazioni».
Il vescovo Andrea, che ha preso la parola a seguire, ha desiderato innanzitutto portare il suo punto di vista di cittadino italiano, riflettendo su come sia proprio «il vento che soffia nel nostro paese, e al di fuori dei nostri confini nazionali, a stimolare a un ritorno consapevole alla Costituzione». «La Costituzione nasce da un corpo vivo che è la storia. Non è stata un esercizio accademico di alcuni giuristi che volevano produrre un testo interessante per lo stato. Essa prospetta fin dall’inizio un cammino e un progetto per il paese. Non diventa carta morta se riesce a incrociare le vicende storiche e politiche contemporanee». Monsignor Migliavacca ha poi desiderato ripercorrere i passaggi del dettato costituzionale che delineano i diritti fondamentali della persona: «Il primo articolo ci invita ad esempio a ritrovare le regole fondamentali della democrazia, che non è la norma di chi grida più forte ma è la ricerca del bene comune, con la regola della partecipazione di tutti. Il bene comune deve essere il principio che ci fa ripartire dalla Costituzione».
E dato il contesto in cui si esprimeva, ospite di un Centro di formazione politica, il vescovo ha sottolineato come «l’azione politica è per il bene comune e non per altre finalità. Un concetto purtroppo non del tutto chiaro nella politica di oggi». Allargando poi l’orizzonte e citando alcuni articoli del codice di diritto canonico che hanno assunti perfettamente combacianti con i principi costituzionali, ha detto: «La Costituzione italiana ha una dimensione, una profondità – lasciatemi dire una “spiritualità” – che si ritrova anche in alcuni principi fondamentali del diritto canonico che ci indirizzano sulla stessa strada di lavoro al servizio del nostro paese». Le conclusioni sono state affidate a don Andrea Cristiani, consulente ecclesiastico del “Torello Pierazzi”, che ha invitato a un riscatto di consapevolezza sul concetto di sovranità, un dato che in virtù della Costituzione ci appartiene: «Noi siamo lo stato» ha detto, e questo principio dilata la sua misura fino a toccare i concetti di solidarietà e corresponsabilità. Noi cittadini siamo responsabili in prima persona del buon funzionamento dello stato. Ripartiamo dalla Costituzione, un testo che dopo tre quarti di secolo ha ancora tanto da dirci.