Intervista le monache agostiniane di Santa Croce sull’Arno

«Quando il futuro pontefice visitò il monastero di Santa Cristiana»

di Francesco Fisoni

Nell’intervista le monache agostiniane di Santa Croce sull’Arno ricordano con commozione il loro padre generale Robert Francis Prevost, eletto Papa col nome di Leone XIV primo Pontefice agostiniano della storia evocando la visita che compì nel loro monastero nel 2010, in occasione dell’VII centenario dalla morte della beata Cristiana.

Quali sono state le vostre emozioni appena avete saputo che il nuovo Papa era un agostiniano– e per di più il primo nella storia della Chiesa?

«Avevamo da poco terminato l’ora di adorazione del giovedì, e subito abbiamo riacceso la televisione. In primo piano ecco il comignolo fumante emetteva gli ultimi sbuffi di fumo bianco: Habemus papam! Nessuna di noi si aspettava il nome che sarebbe stato poi annunciato. Padre Robert! Il nostro padre generale, “figlio di Agostino”, come ha subito dichiarato con grande emozione. In tutte noi sono affiorati i ricordi delle sue visite nei nostri monasteri e quella sua presenza: intensa, giovane, affabile, ma decisa, delicata e amabile insieme. Un’emozione unica, la nostra gioia di Chiesa e per la Chiesa. Q “Un cuor solo in Dio”, raccomandava la beata Cristiana alle sue sorelle; da associare oggi anche al nuovo Papa, mentre si ricorda quel “Un cuor solo e un’anima sola in Dio”, del nostro santo padre Agostino. Questo carisma, che presiede a tutti i nostri giorni, preghiamo affinché sostenga anche papa Leone XIV».

Conservate memorie della sua visita a Santa Croce sull’Arno del 4 gennaio 2010, in occasione del 700° anniversario della morte di santa Cristiana?

«Il 4 Gennaio di quell’anno si chiudeva il VII° Centenario della morte di Cristiana. Per quella occasione non poteva certo mancare il padre generale dell’Ordine. “Reverendissimo padre generale – scriveva allora la priora del monastero, Madre Michelina, in una lettera del 2009 innanzitutto la ringraziamo infinitamente per aver accettato di essere tra noi il 4 gennaio prossimo, onorando così e solennizzando con la sua presenza, proprio il giorno del VII° centenario della morte della nostra beata Cristiana, in particolare per la solenne concelebrazione delle ore 18”. E proprio padre Prevost scrisse per quella circostanza, nella presentazione al prezioso volume edito per il centenario della beata, queste parole: “La scelta coraggiosa di questa donna semplice del Medioevo, pellegrina, contemplativa, fondatrice, luce del mondo e sale della terra per i suoi contemporanei, continua a essere un esempio per quanti cercano nella fede in Cristo il solido suolo ove radicare la propria esistenza. E il piccolo angolo di Paradiso costituito dalla sua fondazione monastica, desidera essere un luogo di servizio per queste profonde esigenze del cuore dell’uomo. Chi ha il coraggio di radicare la propria vita in Cristo, nell’esperienza della beata Cristiana, nel ruolo di primo piano vissuto dalla religiosa agostiniana anche nella vita civile, nei suoi interventi tesi a portare la pace, vedrà anche una vera e propria provocazione, un motivo di riflessione profonda in tempi non meno conflittuali e litigiosi di quelli della Menabuoi… una provocazione positiva per la gente di Santa Croce, del Valdarno e per noi tutti. Dunque, ella è veramente un modello di vita interiore – secondo l’impronta più verace della spiritualità agostiniana indissolubilmente”».

Quale gioia vi regala oggi sapere che il vostro convento è stato vistato in passato da colui che oggi è il successore di Pietro?

«Certo, ci riempie di gioia ricordare il passaggio di un futuro Papa nel nostro monastero, e ancor più l’incontro di Cristiana con lui. La presenza di una santa nel nostro territorio, rende come santa questa terra. Pensare a tutto questo ci dona e donerà uno slancio di fede e di appartenenza alla Chiesa, nella fedeltà al nostro amato S. Agostino».

Ci sono suore nella vostra comunità che hanno incontrato Prevost quando era priore generale dell’Ordine?

«Tutte noi lo abbiamo incontrato nei nostri monasteri e abbiamo avuto occasioni di dialoghi personali. Durante i suoi 12 anni di mandato come priore generale è stato molto vicino alla nostra realtà monastica agostiniana, era sempre presente nei momenti solenni come i Capitoli elettivi e le professioni religiose, nonché nelle circostanze in cui era necessario un discernimento».

Quale stile e carisma tipicamente agostiniano pensate che papa Leone XIV possa portare nell’esercizio del ministero petrino e nel governo della Chiesa?

«Si sono resi subito evidenti i tratti agostiniani di papa Leone, sin dalle prime parole, quando si è affacciato dalla loggia di San Pietro. Riecheggiava con vigore quell’invito alla pace “disarmata e disarmante”; gli inviti forti alla carità, alla fraternità: “Siamo tutti discepoli di Cristo”. Nella forte emozione che trapelava con evidenza, il Santo Padre ha subito trasmesso il coraggio del testimoniare e la salda certezza dell’amore di Dio per tutti. Un senso vivo dell’universalità, la necessità di unità, di reciproca accoglienza e di ascolto. Al centro? Gesù Cristo: Maestro e Pastore»