Questa domenica 6 ottobre si aprirà con la Messa in cattedrale la visita pastorale. In diocesi c’è molta attesa. Qual è il senso di questo evento?
La Messa di domenica, oltre a segnare l’inizio della visita pastorale, vuol essere anche l’occasione per inaugurare l’anno pastorale diocesano ed è anche l’avvio del mese missionario straordinario che il Papa ha indetto. Ricordiamo poi che questa visita fa parte di un itinerario di tre anni che ci prepara all’anniversario della fondazione della nostra diocesi, che si celebrerà nel 2022-2023. Ma primariamente la Messa del 6 ottobre celebra appunto l’inizio ufficiale della visita pastorale, cui sono invitate a partecipare tutte le comunità cristiane con i loro parroci. La visita pastorale è un compito imprescindibile del vescovo. Lo prescrivono il diritto canonico e il direttorio pastorale dei vescovi, che manifestano la loro sollecitudine riguardo all’incontrare le diverse parrocchie della diocesi. Nella sua forma attuale nasce dopo il concilio di Trento: famosa è la visita pastorale del vescovo Carlo Borromeo, finalizzata a introdurre i decreti tridentini nella vita delle parrocchie. Rappresenta una verifica della vita pastorale e amministrativa della parrocchia ed è occasione d’incontro con le sue varie componenti. Per il vescovo deve avere soprattutto un significato spirituale: la presenza del vescovo in mezzo alle comunità ricorda la visita di Gesù che porta il vangelo e che richiama all’importanza di annunciarlo. Per questo il vescovo svolge un compito proprio, di evangelizzatore e missionario.
Concretamente come si svolgerà la visita alle parrocchie? Quali sono gli aspetti che le stanno più a cuore nell’incontro con le comunità cristiane?
Visiterò un vicariato per anno, iniziando dal quarto. Ho già detto ai preti che non vorrei una visita pastorale celebrativa, fatta di solennità, ma una visita in cui mi è dato di incontrare nell’ordinarietà e nella quotidianità le varie realtà parrocchiali: i consigli pastorale e degli affari economici, i catechisti e i ragazzi del catechismo, gli ambienti di lavoro, le fabbriche, gli anziani, gli ammalati, coloro che vivono un ministero nella comunità, l’autorità civile. Soprattutto vorrei incrociare la vita della gente: per questo sarò in parrocchia disponibile ad accogliere le persone che vogliono parlarmi. Ormai conosco le nostre comunità, le situazioni, i volti della gente, varie storie delle nostre famiglie. La visita pastorale dà una maggiore completezza e organicità a questa conoscenza. La visita si concluderà con una lettera di sintesi che il vescovo invierà ad ogni comunità che avrà visitato.
La visita inizia in un momento in cui diverse parrocchie stanno accogliendo il loro nuovo parroco ed è in atto un ripensamento delle unità pastorali. Sarà questa l’occasione anche per incoraggiare a un più deciso rinnovamento della pastorale? Pensiamo ad esempio al ruolo delle donne e ai ministeri laicali.
Nella nostra diocesi c’è già un orientamento a strutturarsi nella forma di unità pastorali e un laboratorio ha recentemente approfondito proprio questo tema. La suddivisione attuale va ripensata: forse sono poche le comunità che hanno attuato questo progetto nelle sue varie dimensioni. Dato che la visita serve a incontrare le comunità così come sono, là dove c’è un’unità pastorale che vive come tale andrò a incontrare l’unità pastorale, dove questa è invece una cornice evanescente incontrerò le singole parrocchie. Sicuramente la visita pastorale ha anche il fine di promuovere i carismi diversi, l’impegno di tutti i credenti. Vuol aiutare a riscoprire i valori, la forza che già c’è in una comunità e incoraggiare a metterla a frutto, a riorientare sempre di più al vangelo e alla vita della Chiesa.
Con che spirito intraprende questo percorso così delicato e impegnativo?
Inizio la visita pastorale con la consapevolezza che si tratta di un impegno da vivere in profondità, avendo il sincero desiderio di incontrare la gente e i nostri preti, per gustare la bellezza dello stare insieme con la dovuta e necessaria calma. Ho la curiosità di vivere l’ordinarietà della parrocchia. Mi preparo con la preghiera e chiedo anche alle comunità di pregare per preparare e accompagnare questo evento. In conclusione lasciatemi dire che sono davvero molto contento di iniziare questo cammino insieme a voi.