l 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale, la Chiesa festeggia l’Annunciazione, momento in cui è avvenuta l’Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nella società cristiana di un tempo il giorno era festivo ed ancora oggi alcune città, tra cui Pisa, ricordano che, all’epoca dei comuni, questo giorno segnava l’inizio dell’anno. Non è dunque un caso che, da qualche anno, associazioni pro life e pro-family ed organismi vari abbiano preso spunto dalla ricorrenza religiosa per ricordare che la vita ha inizio con il concepimento dedicando questo giorno alla tutela della vita nascente. È in questo spirito che martedi 25 marzo la Fondazione Madonna del Soccorso, la sezione Uneba della provincia di Pisa, il locale gruppo «Pensiero forte», ha organizzato presso la parrocchia delle Melorie, nel comune di Ponsacco, un incontro con il noto sociologo delle religioni, il torinese Massimo Introvigne, avente per tema «Un’esperienza di denatalità disastrosa: la politica del figlio unico cinese».
Davanti ad un pubblico numeroso e qualificato, il relatore ha ripercorso con un’esposizione serrata e brillante, circa 70 anni di «politica demografica cinese» costruita all’insegna, più che dei fatti reali, dell’ideologia marxista e delle paure diffuse da agenzie mondialiste di vario genere tra cui il Club di Roma, un organismo, in passato, assai noto I anche fuori d’Italia e portatore anch’esso di una «narrazione» di derivazione maltusiana secondo la quale saremmo prestissimo diventati «troppi» sulla terra. Infatti, secondo tali teorie, la popolazione sulla terra crescerebbe assai più che le risorse alimentari e l’essere umano vi produrrebbe un inquinamento letale per il pianeta. Sono però teorie – ha ricordato Introvigne- che dimenticano il fatto che, invece, le nascite diminuiscono ovunque drasticamente con il raggiungimento di un maggior benessere della popolazione. Proprio perché influenzata da questi argomenti, la dirigenza del partito comunista al governo in Cina, ha dato il via, fin da anni oramai lontani, a campagne dirette a limitare con ogni mezzo le nascite e si è trattato di una politica devastante per un Paese che, tradizionalmente, ha una sorta di venerazione per la fecondità.
Tra queste campagne, la più tragicamente famosa è stata appunto la politica del figlio unico, praticata dal 1979 al 2013. Per perseguire tale obiettivo, sono state sistematicamente attuate sterilizzazioni forzate, aborti di massa – fino a 12 milioni per anno – e comminate pene di ogni tipo anche corporali (bastonate) per le donne che trasgredivano. Si tratta peraltro di politiche tuttora attuate nei confronti delle minoranze tibetane e uiguri presenti nel paese pur se, attualmente, con finalità razziste e, comunque, anche oggi nel quasi totale silenzio dei governi occidentali. A distanza di decenni queste politiche anche volendo prescindere dalla loro illiceità morale, hanno però prodotto un enorme invecchiamento della popolazione generando riflessi politico-sociali che fanno della Cina un paese assai più fragile e con molti più problemi di quanto comunemente trapeli dai mezzi di comunicazione. In questa prospettiva brilla invece l’insegnamento sociale della Chiesa la quale con profonda saggezza e coerente con il Vangelo – nel pieno rispetto della dignità e libertà inalienabile dell’essere umano – promuove la vita sempre, dal concepimento alla morte naturale. L’incontro si è chiuso con le consuete domande del pubblico ed un breve ma significativo intervento del vescovo Giovanni Paccosi che, tra l’altro, prima di impartire la benedizione ai presenti, ha ricordato come anche nel Perù, dove egli ha operato per anni, arrivassero profughi cinesi allo scopo di poter liberamente dare al mondo dei figli.