Andrà in scena dal 18 al 24 luglio, in piazza del Duomo, lo spettacolo centrale della 73ma Festa del Dramma Popolare di San Miniato, «Cenacolo 12+1» di Francesco Asselta e Michele Sinisi. Il titolo, che sembra riecheggiare la reticenza dannunziana a enunciare il fatidico numero 13, il numero dei commensali del Cenacolo, rimanda alla struttura stessa del testo teatrale, ripartito in 12 quadri più 1. Con una carrellata attraverso le epoche, nell’arco dei 500 anni di vita del capolavoro leonardiano, vengono messe in scena le vicende che lo hanno in qualche modo lambito. Una sorta di via crucis compiuta attorno al «dipinto più importante della storia dell’arte», vittima delle più grandi e documentate violenze che siano mai state perpetrate su un’opera: dagli sfregi delle truppe napoleoniche ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, all’incuria a causa della quale il dipinto è stato esposto all’umidità e ai fumi. Sulla scena si avvicendano personaggi reali o fittizi che “contribuiscono” a rendere il Cenacolo di Leonardo quale lo vediamo oggi. Il +1 in eccesso, collegato nel computo dei commensali alla figura del Cristo, è una scena che esce dal calcolo: un po’ come il personaggio di Leonardo da Vinci nella sua irriducibile unicità.
Il manifesto di «Cenacolo 12+1» è stato realizzato dal pittore e incisore sanminiatese Luca Macchi, che già in passato ha realizzato le locandine per altri spettacoli del Dramma: «L’uomo che vide» (1998); «Cavaliere di Ventura» (1999); «Il Prato» (2010); «Anima errante» (2012); «L’ombra di Antigone» (2013). Una tradizione, quella delle xilografie, che caratterizza il Teatro del Cielo: fin dagli inizi della sua storia, il Dramma propone spettacoli nei quali sono messi in evidenza il conflitto tra spirito e materia, fede e ragione. Questo contrasto trova nel bianco e nel nero della xilografia del manifesto la sua più felice realizzazione. Ed è notevole che la scelta di caratterizzare i manifesti con un’incisione rimanga ancora oggi unica nel panorama teatrale. Sui motivi di questa scelta scrisse anche Piero Bargellini, secondo il quale i manifesti della rassegna sanminiatese «per essere raffinati dovevano apparire rustici». Altra definizione si deve allo scrittore Luigi Baldacci: «…questi fogli incisi ad uso di Sacre Rappresentazioni sono essi stessi la rappresentazione più sacra e più bella di tutta la vicenda del Dramma Popolare». Dell’incisione realizzata per «Cenacolo 12+1», Luca Macchi ha curato la stampa di una cartella in ottanta copie da lui firmate e numerate.