Mentre l’anno pastorale giunge ai suoi appuntamenti conclusivi e si apre il tempo dell’estate, abbiamo rivolto al vescovo Andrea alcune domande in vista di un bilancio del cammino fatto nei mesi passati e per aprire alcune prospettive sull’immediato futuro.
Eccellenza, ci lasciamo alle spalle un anno di straordinaria intensità. Anno iniziato con la pubblicazione della sua seconda lettera pastorale e con la presenza in diocesi del cardinal Bassetti. Anno che ha conosciuto anche il significativo esperimento di sinodalità realizzato attraverso il lavoro dei sei laboratori che si sono cimentati in tematiche di stringente attualità per la nostra Chiesa locale. L’estate è ormai alle porte, che bilancio possiamo stilare? Dov’è che resta da impegnarsi e lavorare?
Possiamo dire che è stato un anno in cui molta gente ha lavorato, si è lasciata coinvolgere, sia nel cammino ordinario delle parrocchie e dei movimenti sia nelle varie iniziative che abbiamo approntato, come i citati laboratori. I risultati emersi da questi ultimi sono ora all’esame dei consigli diocesani, presbiterale e pastorale, per arrivare, in autunno, ad alcune scelte più operative per la nostra diocesi. I frutti attesi da questo lavoro si collocano su due livelli: il primo è appunto quello di indicazioni concrete che possano incidere sulla vita della nostra chiesa e il secondo è che l’esperienza delle persone coinvolte, e di altre che potranno aggiungersi, non vada perduta, ma rimanga come fermento di partecipazione di laici, famiglie, persone interessate che, offrendo la loro competenza, ci aiutino a camminare insieme.
Su quali linee guida imposterà la sua azione all’avvio del nuovo anno pastorale?
Una prima indicazione ci verrà dal frutto dei laboratori. Si è parlato, ad esempio, delle unità pastorali: sicuramente ci saranno dei cambiamenti nel modo di pensare la presenza del prete sul territorio e in rapporto alle parrocchie. Qualche indicazione unitaria arriverà anche riguardo alla catechesi e all’accesso ai Sacramenti. Un altro ambito che ci riguarderà sarà il servizio della Curia, da rendere più idoneo e aderente alle esigenze attuali. Una prima linea è dunque quella che ci sarà consegnata dai laboratori. Una seconda linea guida ci sarà offerta dalla visita pastorale che inizierà ad ottobre dal quarto vicariato, cioè dalla zona di Larciano e Fucecchio. Un evento che riguarderà tutta la diocesi. Alla celebrazione d’inizio, nel pomeriggio del 6 ottobre, sarà invitata tutta la Chiesa di San Miniato. Una terza direttrice per i prossimi anni sarà il quattrocentesimo anniversario dell’erezione della nostra diocesi, che si celebrerà nel 2022. In vista di questo
appuntamento occorrerà un cammino di fede, di carità, di Chiesa. Fra le varie cose, mi piacerebbe valorizzare l’ascolto della Parola di Dio, e alcuni momenti d’incontro: immagino nel 2020 un pellegrinaggio di tutta la diocesi in Terra Santa, nel 2021 a Lourdes e nel 2022 a Roma. L’anniversario dovrebbe trasformarsi in un’occasione di nuova evangelizzazione.
Settembre è tradizionalmente il tempo delle nuove nomine e degli avvicendamenti negli uffici diocesani e nelle parrocchie. Cosa ci aspetta e come cambierà il volto della Diocesi già dal prossimo autunno?
Con l’autunno ci saranno cambiamenti che riguarderanno alcune parrocchie più grandi, i cui parroci per ragioni di età e situazioni personali hanno chiesto un avvicendamento. Di conseguenza, dato che i tasselli si muovono passo dopo passo, in base a dove ci sarà qualche trasferimento, sarà necessario avviare un avvicendamento più ampio, ancora in via di definizione. Si può dire che, nel quadro dei cambiamenti, si dovrà tenere presente il progetto delle unità pastorali, cioè il prospettarsi di soluzioni che richiederanno un cammino di conversione anche da parte delle comunità, poiché non tutte potranno vedere la presenza stabile del parroco in futuro. Questo ci dà l’occasione per richiamare all’importanza del tema vocazionale: favorire e accompagnare le vocazioni al
sacerdozio è un servizio prezioso che possiamo dare a tutta la nostra comunità.
Nel luglio 2018 avevamo titolato un nostro post social con queste parole: “La lunga estate del vescovo Andrea”, a testimoniare la sua appassionata ricerca dei giovani nelle visite ai campi e agli oratori estivi tenuti da parrocchie e associazioni diocesane. Sarà anche la prossima un’estate all’insegna dell’attenzione ai giovani?
Anche per l’estate prossima ho vari appuntamenti nelle parrocchie dove si fa l’oratorio estivo e poi nei diversi campi scuola, da quelli di Azione Cattolica a Gavinana ai campi Shalom a Fivizzano, dal campo della parrocchia di Perignano a quello di Ponsacco. Situazioni che offrono un’occasione unica di incontro e conoscenza con i ragazzi e i loro educatori. In queste occasioni la parrocchia riscopre la propria forza educativa, coinvolgendo nella sua opera i giovani stessi. Credo che la diocesi di San Miniato abbia nei giovani una bella risorsa. E non solo in quelli che frequentano la chiesa. La presenza dei giovani è carica di valori, di di dedizione, di autenticità. Seguendo l’insegnamento dell’esortazione apostolica Christus vivit, la nostra Chiesa e la nostra società dovrebbero provare a raccogliere di più lo stimolo della presenza dei giovani e del loro servizio, e trovare uno spazio per loro.
Nell’assemblea generale della Cei del maggio scorso, papa Francesco ha richiamato la Chiesa italiana a recuperare e inverare il cosiddetto «discorso di Firenze» del novembre 2015. Attraverso quali passaggi potrebbe e dovrebbe realizzarsi, in diocesi, questo mandato del Santo Padre?
Si tratta di un cammino già avviato. Nella mia prima lettera pastorale dicevo che non c’erano scelte pastorali specifiche da attuare se non quella di rispondere a quanto il papa ci ha chiesto a Firenze, cioè di accogliere la Evangelii Gaudium in modo sinodale. Questo è stato il primo indirizzo che ho dato alla diocesi. Si sono avviati così i primi confronti che sono confluiti nel lavoro dei laboratori, che vorrebbero recepire alcune indicazioni del Santo Padre: è più importante avviare processi che occupare spazi; essere Chiesa in uscita; promuovere l’attenzione alla Parola di Dio. In questa prospettiva, negli ultimi due anni, ho proposto alla diocesi un percorso di Lectio divina. Aggiungerei a tutto questo il lavoro della Caritas diocesana, una delle espressioni più autentiche della Chiesa in uscita, la modalità con cui la Chiesa si fa più vicina a chi ha bisogno, a chi è immigrato, a chi perde la casa o il lavoro. La Caritas ha inoltre un compito educativo. In questo senso va la proposta per i giovani di campi di lavoro in realtà diverse sul territorio nazionale dove è possibile fare esperienza dei luoghi della carità, sempre nell’ottica educativa.
Le recenti elezioni comunali hanno visto, nel nostro territorio, la riconferma di quasi tutte le amministrazioni uscenti. Quale augurio si sente di fare ai rieletti e neoeletti sindaci? Su quali ambiti preferenziali deve realizzarsi (o continuare a realizzarsi) la collaborazione con le amministrazioni in carica?
Anzitutto, l’augurio che faccio ai sindaci è quello di scoprirsi sindaci di tutti, non solo della parte politica da cui provengono. Auguro loro di avere capacità di ascolto e di attenzione della vita della gente, delle urgenze e delle problematicità del territorio, e al tempo stesso la capacità di dialogo con le istituzioni, compresa la Chiesa. Credo che anche i sindaci abbiano oggi il compito di stare non tanto nel palazzo comunale ma in mezzo alla gente. Il passaggio elettorale che abbiamo vissuto, che ha fatto rilevare percentuali nuove rispetto a certe presenze politiche sul nostro territorio, va colta senz’altro come richiamo a istanze, bisogni non corrisposti, preoccupazioni della gente, sofferenze che richiedono un’attenzione e una risposta da parte di chi ha il compito di amministrare. È importante per tutti riscoprire il valore di riferimento fondamentale della persona. Mi verrebbe da dire con uno slogan: “prima la persona”, in ogni caso, in ogni situazione, ancor prima di qualsiasi differenza o caratterizzazione possa avere. Un servizio vero alla comunità.