Tempi duri per i parroci… che si trovano a dover attuare sempre maggiori cautele nell’attività pastorale coi minori. Ciò che un tempo era lasciato alla libera iniziativa del sacerdote e allo spontaneo rapporto di fiducia con le famiglie, oggi deve essere attentamente regolato in modo da evitare spiacevoli conseguenze.
La Due Giorni del Clero, che si è svolta lunedì 3 e martedì 4 giugno scorsi presso il Convento di San Francesco a San Miniato, ha avuto come tema centrale di riflessione proprio le attività con i bambini e i ragazzi in parrocchia. A illustrare le buone prassi in questo ambito è stato chiamato don Gianluca Marchetti, cancelliere della diocesi di Bergamo e membro del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori. L’ambito della pastorale con i bambini e ragazzi richiede una particolare attenzione nel clima di paura che la propaganda anticlericale è riuscita a creare, attraverso i media, intorno ai preti e alle parrocchie. «In realtà – ha sottolineato don Marchetti – la gente che frequenta le nostre comunità, che ci conosce di persona, pur essendo inevitabilmente influenzata dai mass media, continua a fidarsi di noi». È comunque necessario attuare delle buone prassi, di semplice buon senso, che devono coinvolgere sia i sacerdoti che gli educatori e animatori parrocchiali. Il ruolo educativo nei confronti dei bambini e dei ragazzi impone infatti una speciale responsabilità e produce, in caso di comportamenti inadeguati, conseguenze pesanti, anche a livello civile e penale.
Essenziale è quindi vigilare e scegliere bene i collaboratori, formandoli e dando loro indicazioni generali a cui atteneresi: ogni minore deve essere trattato con rispetto; l’adulto deve sempre porsi come modello positivo di comportamento; nessuna attività con un minore deve essere svolta a titolo proprio personale. In realtà si tratta di un servizio svolto a nome della comunità. Ogni adulto deve saper rendere conto dei propri gesti e comportamenti, consapevole delle loro conseguenze. Ogni bambino ha diritto di parlare apertamente, senza essere zittito… La comunicazione infatti è essenziale per poter intervenire al fine di correggere atteggiamenti scorretti e chiarire le situazioni prima che degenerino. Un’altra indicazione essenziale ricordata dal relatore è stata quella dell’attenzione all’affidabilità: le famiglie devono sempre sapere orari, luoghi e programmi in cui sono coinvolti i loro figli. Per tutti gli educatori le relazioni sentimentali, di qualsiasi tipo, con i minori sono sempre inaccettabili e da evitare. Una grande attenzione, inoltre, va posta all’utilizzo dei social. Altre buone prassi riguardano gli ambienti parrocchiali: nessuno spazio frequentato dai ragazzi deve essere privo di controllo, per evitare che si trasformi in luogo di abuso, di bullismo, di spaccio. La presenza di gruppi di ragazzi, se non viene custodita e gestita, non porta all’integrazione ma, al contrario, conduce a comportamenti anti-sociali. Fondamentale è che le strutture parrocchiali siano custodite e mantenute in sicurezza, evitando, per quanto possibile, pericoli per i loro frequentatori. Altro ambiente da custodire è la casa parrocchiale, in particolare gli spazi privati dove risiede il parroco, a cui le persone non devono avere accesso, neanche per motivi di emergenza abitativa. Si possono prevedere a livello di Caritas parrocchiale delle strutture apposite, docce, camere, ma mai all’interno dell’appartamento del sacerdote. Anche quando quest’ultimo abbia agito in perfetta buona fede, certe leggerezze possono dare adito ad accuse di cui poi è molto difficile dimostrare l’infondatezza.
Un’attenzione particolare va posta agli accessi al computer della parrocchia, che va dotato degli opportuni filtri. Un altro capitolo su cui don Marchetti ha attirato l’attenzione dei sacerdoti è stato quello delle autorizzazioni e della privacy. Anche in questo campo la responsabilità verso i minori non può essere lasciata all’improvvisazione. Perfino la tradizionale pubblicazione delle foto di Prima Comunione e Cresima, costituendo queste dati sensibili sull’appartenenza religiosa dei minori, non può essere fatta senza l’autorizzazione di entrambi i genitori. Moduli con le necessarie liberatorie saranno approntati in modo che possano esser consegnati alle famiglie all’atto dell’iscrizione al Catechismo o alle altre attività parrocchiali. Nel secondo incontro col clero sanminiatese, don Marchetti ha illustrato le linee guida che la Chiesa italiana pubblicherà riguardo alla prevenzione e alla gestione dei casi di abusi sessuali su minori e persone vulnerabili. Gli errori commessi in passato spingono la Chiesa a emettere disposizioni, come quella dell’obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria, che possono apparire drastiche ma che sono finalizzate alla tutela dei soggetti più deboli coinvolti: i minori, appunto, e le persone in condizione di vulnerabilità. Il maggior rigore nel trattare tali casi non deve portare ad abbandonare per paura l’attività pastorale con i minori (come purtroppo è avvenuto in alcuni Paesi del nord Europa e America) né condurre a un clima da caccia alle streghe, bensì incoraggiare le comunità cristiane a una maggiore vigilanza e all’applicazione consapevole di quelle buone prassi che già vengono adottate spontaneamente dalla maggior parte dei sacerdoti e degli educatori.