L’aula magna del Palazzo del Seminario a San Miniato faceva fatica a contenere il numerosissimo pubblico accorso, lo scorso 16 maggio, per ascoltare la conversazione su “Pellegrini in Terra Santa, ieri e oggi”, modulata a due voci dal francescano Giovanni Claudio Bottini, decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e da don Alfredo Pizzuto, sacerdote della diocesi di Siena, nonché Prelato d’Onore di Sua Santità. Padre Bottini, che da oltre quaranta anni vive a Gerusalemme, ha edotto con garbo ed eleganza i presenti sui motivi per i quali da secoli, infinite torme di pellegrini e viaggiatori sono salpati e salpano alla volta dell’Oltremare.
Se esiste infatti una storia della salvezza, possiamo dire a buon diritto che esiste, accanto a questa, anche una geografia della salvezza. Bottini ha in qualche modo confermato e argomentato quanto ebbe già a dire lo scrittore Ernest Renan in una sua celebre massima: «La Terra Santa è il quinto evangelo». E molteplici sono, a parere dello studioso francescano, le ragioni profonde di questo inesausto movimento verso quelle terre; la prima e più immediata è certamente da far risalire al desiderio di “vivere” e pregare nei luoghi dove è nato, cresciuto, morto e risorto Gesù. C’è poi l’aspetto, non trascurabile, di chi s’imbarca in questo viaggio per averne in cambio arricchimento culturale, arricchimento derivante dal contatto con la storia e l’archeologia del Vicino Oriente. In questa categoria di persone potremmo annoverare anche coloro che formulano il proposito di conoscere meglio il corpo delle Sacre Scritture, per osservare e sperimentare in prima persona dove Dio ha scritto il suo «romanzo della salvezza». Non va poi ignorata la volontà di un numero sempre maggiore di persone di essere vicini e solidali con le popolazioni locali, così invariabilmente martoriate dai conflitti; una vicinanza che si traduce anche in testimonianza della fede e contributo alla promozione della pace. Don Alfredo Pizzuto – che è sì parroco senese, ma anche grandissimo appassionato della Terra Santa – ha poi introdotto e illustrato la figura di Ser Mariano Nanni da Siena, un presbitero vissuto nel ’400, pellegrino per ben tre volte nel vicino Oriente, figura a cui ha dedicato un dottissimo studio.
Don Pizzuto, con un narrato fresco e immediato è riuscito ad agganciare gli ascoltatori sul versante emotivo, facendo rivivere vissuti e pensieri di un pellegrino così lontano da noi nel tempo, ma allo stesso tempo così vicino per atteggiamenti e sentire. A chiusura del suo intervento ha testimoniato della grande emozione da lui vissuta come una grazia – quando nel 2016 ha avuto il privilegio di «sporcarsi e impolverarsi» le mani con la roccia che accolse il corpo di Gesù e che lo vide risuscitare. L’occasione si presentò al momento del restauro dell’edicola del santo Sepolcro con lo spostamento della lapide di marmo posta dai Crociati, esattamente quella lapide sulla quale ancora oggi tutti i pellegrini si inginocchiano e pregano. Decisamente un incontro che ha suscitato e rinforzato in tutti i presenti il proposito di tornare ad essere (o essere per la prima volta) pellegrini in Terra Santa.