San Miniato 5 Marzo 2025

Inizio della Quaresima con il rito delle Ceneri

L'omelia del Vescovo Giovanni

«Ritornate a me con tutto il cuore»: in questa frase iniziale della prima lettura c’è tutto il senso di questi quaranta giorni che cominciamo con il Rito delle ceneri. Non si tratta di una mortificazione per migliorarci, di uno sforzo di volontà, ma del convertirsi – volgersi da un’altra parte – tornare a Lui, lasciarci abbracciare dalla sua Misericordia, riconoscere che abbiamo bisogno della sua grazia per essere noi stessi.

«Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore». Siamo qui stasera perché sentiamo questa necessità di Lui, per la nostra vita personale, che spesso si arena nella solitudine o nell’insoddisfazione, nel senso di vuoto e di mancanza, ma anche per la necessità del mondo. Come non portare con noi, qui, stasera, il dramma di questa umanità che cerca la sua sicurezza correndo dietro alla guerra, alle armi, ai muri, ai soldi, dimenticandosi dei più deboli, anzi disprezzando la vita stessa, di chi ancora non è nato e di chi è nell’ultimo momento?

Lui non ci misura: giudica il bene e il male ma ci porta per mano con pazienza verso il nostro vero bene. Al contrario, mentre il mondo dice che ognuno può fare quel che vuole, che è padrone del proprio destino, non può che temere continuamente l’errore, il fallimento, la perdita.

Tornare a Lui non è fuggire dal presente, ma riconoscere che siamo fatti, che tutto ci è donato, che non siamo padroni di nulla, anzi che l’unico modo di possedere davvero noi stessi e le cose, i rapporti, è proprio riconoscere che tutto è un dono.

 «Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode».

E come sono potenti le parole di San Paolo:

«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: ”Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso”. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!»

Il cammino della Quaresima corre verso la Pasqua, verso la Resurrezione. Certo non è tolto il Calvario, il mistero del soffrire e della morte, ma da quando Cristo è risorto la morte non è più l’ultima parola, l’ultima parola sulla nostra vita e sulla vita del mondo è la misericordia che ricrea, che fa risorgere.

Chiediamo che il nostro digiuno del cibo e delle illusorie speranze poste in cose futili, che la nostra preghiera umile di mendicanti, che la nostra carità concreta, semplice e nascosta ci aprano alla Sua grazia, che ci possa davvero convertire.

In questo modo saremo testimonianza di un’altra speranza, della Speranza vera, che è il tema di questo Giubileo, per tutti coloro che con noi sono pellegrini in questo tempo, di cui la Presenza di Cristo afferma la positività ultima, oltre ogni nube che possa oscurare il nostro cuore e la nostra umanità.

Mentre riceviamo le ceneri, chiediamo la nostra conversione e stasera in modo particolare offriamo i nostri sacrifici e la nostra preghiera per Papa Francesco, che vive la sua penitenza nell’ospedale, perché possa guarire presto e guidarci ancora a lungo nel pellegrinaggio della nostra Chiesa che ne ha bisogno.

  

 

+ Giovanni Paccosi