Le abbazie sono state le scialuppe di salvataggio nel naufragio del mondo antico. Straordinarie matrici di pietà e scienza, furono anche e soprattutto emblemi di carità e accoglienza, dove si esercitava in misura suprema l’amore per il prossimo. Tristemente oggi non se ne costruiscono più e si fatica, nell’attuale smarrimento contemporaneo, a rintracciare nuovi centri propulsori di carità concreta e operativa.
Non può allora passare sotto silenzio un evento importante per la nostra diocesi quale l’inaugurazione, a Orentano, dell’ampliamento di un luogo di carità feconda: stiamo parlando della Rsa e Centro aggregato diurno “Madonna del Rosario”, struttura che a tutti gli effetti, per le caratteristiche tipologiche e dimensionali, sembra assomigliare ad una vera e propria abbazia. Gestita dalla Fondazione “Madonna del soccorso Onlus” di Fauglia, presieduta dal vicario generale diocesano monsignor Morello Morelli, questa roccaforte di carità aveva aperto inizialmente i battenti nel 2012, con la possibilità di accogliere 32 anziani non autosufficienti in regine residenziale e 6 in regime diurno. In questi ultimi anni però la richiesta di accesso è andata aumentando esponenzialmente e, per ottemperare alle accresciute esigenze, la Fondazione faugliese ha provveduto ad elaborare un progetto organico di ampliamento del complesso che, nelle forme concepite e elaborate dall’architetto Fabio Poggetti, si connota oggi quasi come il chiostro di un’abbazia. Portici ad archi, con ampie vetrate, trasformano i lunghi corridoi in una straordinaria galleria di luce in cui è piacevole e rigenerante camminare. I lavori di ampliamento, avviati con la posa della prima pietra nell’aprile del 2018, sono appena terminati, con perfetta puntualità rispetto ai tempi programmati.
Un cantiere dove in 270 giorni lavorativi sono state impegnate dalle 30 alle 40 persone al dì, che hanno realizzato l’equivalente di 2700 mq di struttura: «Sarebbe come se – racconta l’architetto Poggetti partendo dal niente, avessimo costruito un appartamento di ben 100 mq in soli 10 giorni, rifinito in ogni dettaglio al suo interno ed al suo esterno». Un vero record insomma e un esempio encomiabile di efficienza ed operatività. E per il futuro è già previsto l’ultimo ulteriore ampliamento, che consentirà di “chiudere a fortezza” tutta la struttura, facendola davvero assomigliare, anche nelle forme, al chiostro di un’antica abbazia. Il complesso alla fine sarà in grado di ospitare, in un ambiente autenticamente a misura d’uomo, ben 80 anziani non autosufficienti in regime residenziale e 18 in centro diurno aggregato. La nuova struttura è stata dotata di un ampio parco animali (battezzato “Crescere insieme”) oltre ad una significativa area per le attività di agricoltura sociale, con sensibile attenzione quindi ai più moderni indirizzi assistenziali finalizzati al potenziamento delle capacità residue degli utenti. L’accresciuta realtà della “Madonna del Rosario”, innestata armoniosamente nel contesto sociale del territorio grazie ai proficui rapporti di collaborazione allacciati con numerose associazioni locali, è anche accreditata e convenzionata con la Asl Toscana Centro. Non resta allora che attendere il pomeriggio di sabato 18 maggio, quando a partire dalle ore 14 nella piazza prospiciente la chiesa dedicata a San Lorenzo martire, sono previsti gli arrivi del cardinal Francesco Coccopalmerio e del nostro vescovo Andrea. Seguirà la celebrazione della S. Messa e l’uscita processionale dalla chiesa parrocchiale per raggiungere il retro della Rsa dove, dopo il saluto delle autorità, saranno ufficialmente inaugurati e benedetti i nuovi locali. Al termine sarà offerto un buffet a tutti i presenti.
Nell’occasione sarà possibile anche accedere all’adiacente parco animali, che ha già avuto modo di farsi apprezzare per la sua originalità. Tutti sono invitati a partecipare a quella che si sta già annunciando come un’autentica festa di popolo. Non bisogna dimenticare infatti che con l’ampliamento della “Madonna del Rosario” ci troviamo in presenza di una realtà estremamente importante, in termini di servizi e ricaduta occupazionale, per l’intero nostro territorio. In un intervento dell’ottobre scorso, riportato sul quotidiano Avvenire, monsignor Migliavacca, riferendosi anche alla realtà orentanese si era così espresso: «Come Chiesa dobbiamo riconoscere che la presenza dei nonni e degli anziani è una ricchezza. In diocesi abbiamo varie case che li ospitano.
Sono luoghi dove si esercita il magistero dell’accoglienza, della cura e della speranza. Lo sguardo a loro rivolto ci ricorda che che la nostra vita cristiana viene da lontano, non nasce oggi. È lo sguardo alla tradizione e all’insegnamento dei padri, e imparare ad ascoltare chi è portatore di esperienza è un arricchimento per tutti». Meriterebbe allora, e proprio a tal proposito, ricordare anche quanto recentemente richiamato dal professor Giuseppe Savagnone al convegno nazionale della Caritas a Scanzano Jonico, in ordine al fatto che nei luoghi dove si produce cultura sembra spesso mancare un nesso con il vangelo, mentre nei luoghi della carità si fatica sovente a produrre cultura. A questa situazione, che si connota con i caratteri dichiarati della crisi antropologica, si può rispondere solo «ripartendo dall’umano», realizzando cioè luoghi dove si faccia cultura della carità e dove la carità diventi alimento di formazione culturale. Deriva anche da questa carenza la profonda crisi di un’epoca come la nostra in cui la domanda non è più se «Dio esiste», ma quanto e in che misura sopravvive ancora l’uomo. Nell’attesa di trovare una risposta, una luce si è intanto accesa a Orentano e non possiamo che gioirne.