Incontro interreligioso di preghiera in diocesi

Il vescovo: la misericordia come via per la pace

di Francesco Fisoni

Un incontro interreligioso, promosso dal Punto Pace di Pax Christi e dall’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso, ha visto esponenti di diverse fedi unirsi in preghiera per chiedere a Dio di toccare i cuori dei potenti. Parole forti e profetiche, come quelle del rabbino Jeremie Milgrom e del vescovo Giovanni Paccosi, hanno scosso i presenti, ricordando che la pace è un cammino da costruire con coraggio e misericordia. E mentre a Parigi i leader europei si dividevano su interessi e strategie, nella chiesa di San Romano si levava un’unica voce per la pace.

Le parole di Gesù e il richiamo alla misericordia sono stati al centro del messaggio del vescovo Giovanni Paccosi, che ha concluso con una riflessione intensa e profonda l’incontro di preghiera per la pace a San Romano.

Ha voluto affidarsi al Vangelo di Luca (Lc 6,27-38) il vescovo Giovanni per concludere l’incontro di preghiera interreligiosa di San Romano, leggendo il passo in cui Gesù invita ad amare i nemici e a vivere nella misericordia. Parole dalla portata universale che hanno sigillato il senso profondo dell’evento. Proprio a partire dalle parole di Luca, il vescovo ha tenuto un breve intervento, un invito alla conversione dell’animo e all’impegno concreto per la pace. «”Amate i vostri nemici, siate misericordiosi come il Padre vostro misericordioso”.

Queste parole che abbiamo ascoltato, sono le parole di Gesù, che indica un cammino fatto di gratuità e di amore, di misericordia e di perdono». Il vescovo ha introdotto il suo intervento, ponendo l’accento sulla radicalità della chiamata cristiana all’amore, che trova il suo culmine nell’esempio stesso di Cristo: «Ce lo indica e lo percorre lui fino alla croce, fino al “Perdona loro perché non sanno quello che fanno” mentre lo inchiodavano sulla croce. E ci ricorda che solo affidandoci al Creatore, al Dio Altissimo, che è amore infinito, questo sarà possibile. Non possiamo vivere una dimensione così totale di gratuità senza che Dio lo renda possibile in noi». Paccosi ha poi voluto sottolineare che la pace non è solo un dono da chiedere, ma un cammino da costruire con determinazione e costanza: «La conversione, perciò, all’amore è un dono da chiedere, ma è anche una meta per cui lavorare come artigiani di pace, di misericordia, di amore, di amore all’altro nella sua diversità. Non lo possiamo fare da soli e per questo lo preghiamo, ma c’è bisogno della nostra decisione. L’altro mi potrà guardare da nemico, ma io non posso H guardare nessuno come un nemico, ma solo come un fratello da amare» Non è mancato, in riferimento alla tragedia della guerra, il richiamo all’appello costante di papa Francesco per la fine dei conflitti: «E la guerra è proprio il contrario di questa strada di fratellanza e di amore.

Quante volte abbiamo sentito il Papa ripetere in questi mesi che la guerra è una sconfitta sempre. Come diceva anche poco tempo fa, dovunque si combatte, le popolazioni sono sfinite, sono stanche della guerra che, come sempre, è inutile e inconcludente e porterà solo morte e solo distruzione, non porterà mai la soluzione dei problemi». Il vescovo ha poi chiuso il suo intervento con un’esortazione alla preghiera incessante e fiduciosa, nella convinzione che solo attraverso l’invocazione e l’impegno comune si potrà costruire una strada di pace: «Preghiamo sempre, senza stancarci – e riprendendo altre parole del Papa perché la preghiera è efficace. Chiediamo al Signore il dono di menti e di cuori che si dedichino concretamente alla pace. E proprio con questo gesto, stasera, questo gesto in cui, nel rispetto delle nostre credenze, delle nostre differenze, imploriamo il Mistero che ci fa vivere, perché cessino tutte le guerre, che questo gesto possa gettare semi di pace per noi e per il mondo. E dico davvero un grazie a tutti voi fratelli e sorelle che avete accettato l’invito a questa preghiera comune e grazie a tutti voi che avete voluto essere presenti qui con noi».

Un messaggio forte, che ha richiamato con passione la responsabilità individuale e collettiva nel costruire un mondo di pace. Un monito che risuona ancora, nella speranza che la preghiera e l’impegno quotidiano possano davvero essere il seme di una nuova fraternità universale.