Incontro degli insegnanti con Franco Nembrini

La vocazione dell’educatore

di Stefano Giananrelli

Il 21 e 22 febbraio scorsi, gli insegnanti di religione della diocesi di San Miniato hanno avuto l’opportunità di partecipare a un corso di aggiornamento organizzato dall’Ufficio scuola, durante il quale hanno incontrato Franco Nembrini, figura di spicco nel mondo dell’educazione e della letteratura. Laureato in pedagogia all’Università cattolica, Nembrini è stato a lungo rettore della scuola libera «La Traccia» di Calcinate (BG), presidente della Federazione opere educative dal 1999 al 2006, e ha fatto parte del Consiglio nazionale della scuola cattolica e della consulta nazionale di pastorale scolastica della Cei. Autore di numerosi libri su educazione e letteratura, tra cui Di padre in figlio, L’umana avventura di Dante e Le avventure di Pinocchio, Nembrini è anche un noto divulgatore per Tv2000 delle opere di Dante e Collodi.

Durante l’incontro, Nembrini ha condiviso la sua visione dell’educazione, partendo dalla sua personale esperienza di chiamata all’insegnamento. Questa vocazione, ha spiegato, gli è stata rivelata attraverso l’incontro con la sua insegnante di lettere delle medie, che incarnava le tre caratteristiche fondamentali dell’educatore: l’amore per la vita, per le persone a cui insegna e per ciò che insegna. Solo attraverso questo amore incondizionato, ha sottolineato Nembrini, è possibile l’educare, inteso come accompagnamento verso la piena realizzazione dell’essere umano.

Nembrini ha raccontato come, durante un periodo particolarmente difficile della sua adolescenza, mentre lavorava per aiutare la famiglia, si sia sentito profondamente toccato da una I terzina di Dante in cui Cacciaguida predice l’esilio del poeta. In quel momento, ha capito che Dante parlava anche a lui, che la letteratura non è solo un insieme di parole, ma una trama che trascende il tempo e lo spazio, dando senso alla vita. Da lì, ha compreso di essere chiamato a insegnare, a diventare un educatore. Questa chiamata, ha proseguito Nembrini, è stata alimentata dalla passione per la letteratura e dalla fede, che lo hanno spinto a continuare a studiare nonostante le difficoltà. Ha citato Francesco d’Assisi come esempio di una vita vissuta nella tensione verso l’Eterno, capace di vedere in ogni realtà il segno di Dio.

Grazie a questa spinta interiore, Nembrini ha superato gli ostacoli e si è laureato in Pedagogia, diventando a soli 21 anni il primo insegnante di religione della sua diocesi. Ma l’educazione, per Nembrini, non è solo una questione di conoscenza. È soprattutto una questione di amore incondizionato. Ha raccontato un episodio significativo della sua carriera: un ragazzo in carrozzella, che poteva comunicare solo attraverso una macchina da scrivere, gli ha consegnato un biglietto in cui gli chiedeva: «Io l’ascolterò quando mi spiegherà perché io sono così e lei no». Questa domanda, ha detto Nembrini, lo ha spinto a comprendere che l’educazione richiede una testimonianza autentica, una stima infinita per l’altro, e la certezza che ogni persona ha un cuore e un’anima identici ai nostri. Nembrini ha poi illustrato questa idea con un aneddoto: durante una gita a Venezia, un ragazzo indisciplinato ha chiesto a un sacerdote quanto valesse la ricchissima pala d’altare di San Marco. Il sacerdote ha risposto: «Non lo sappiamo, ma una cosa la so: tu vali di più». Quel ragazzo, ha raccontato Nembrini, è rimasto tranquillo per giorni, dimostrando quanto sia importante far sentire ogni persona amata e valorizzata per quello che è, senza condizioni.

Nembrini ha poi affrontato il tema della crisi culturale e spirituale del nostro tempo, caratterizzata da un razionalismo tecnicista non adatto a comprendere la complessità dell’essere umano. Ha citato un amico lontano dalla fede cattolica, che dopo anni di ricerca nelle religioni orientali, ha trovato nuove domande e un bisogno di parlare grazie alla passione per la Divina Commedia. Questo incontro, ha sottolineato Nembrini, dimostra che la letteratura può essere una strada verso la bellezza e l’incontro con Dio. Nembrini ha poi richiamato le parole di Joseph Ratzinger, che nel 1969 profetizzò una Chiesa più piccola ma più santa, capace di rinascere attraverso un «piccolo resto» di fedeli. Per Nembrini, questa rinascita passa attraverso il ritorno alle origini, alla fonte della speranza che il Giubileo celebra, e alla capacità di vedere il bene ovunque, come insegnava san Tommaso d’Aquino.

Infine, Nembrini ha parlato di Pinocchio, definendolo un capolavoro sull’educazione e una metafora della storia della salvezza. Ha analizzato i personaggi di Mastro Ciliegia e Geppetto, rappresentanti rispettivamente dell’uomo moderno razionalista e dell’uomo capace di rispondere alla chiamata alla comunione. Pinocchio, ha spiegato, è continuamente interpellato dalla voce della coscienza, che lo chiama a diventare pienamente uomo. La storia del burattino, ha concluso, ci insegna che l’educazione richiede il coraggio di cercare i giovani, di arrampicarsi per raggiungerli, e di sentire in ogni «raglio di asino» il grido di un bambino che chiede amore.