Tra le tante pubblicazioni di storia dei borghi della nostra diocesi ne mancava una dedicata ad Agliati, suggestiva località, immersa nel verde incontaminato, del comune di Palaia.
Ha posto rimedio a questa mancanza un bel libro curato da Fabio Bachini, dal titolo «L’eremo di San Martino in Agliati», recentemente uscito per i tipi delle edizioni La Verruca Trekking di Pontedera.
Si tratta di un agile volume, corredato di schede documentali e di fotografie, che nella prima parte racconta le vicende d’una parrocchia rurale (e degli insediamenti abitativi ad essa collegati: Corneto, Cumulo e Agliati), iniziando dalle origini basso-medievali, quando essa si trovava inserita nel piviere di Barbinaia, fino ad arrivare alla storia più recente degli ultimi due secoli, nei quali la chiesa di San Martino in Agliati ha assunto l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare; mentre nella seconda parte narra la vita di colui al quale si deve la rinascita e la conservazione di tutto il complesso religioso, vale a dire il monaco eremita Daniele Chiletti, assai conosciuto nella nostra diocesi. Fra le tante vicende ricostruite con dovizia di particolari dall’autore, merita qui menzionare il particolare legame tra Agliati e i coniugi Giovanni e Paolina Paganelli, proprietari della fattoria di Collelungo, che nel corso del Novecento finanziarono molti interventi di miglioramento della chiesa, in memoria del proprio figlio Carlo, scomparso in tenera età per un incidente e sepolto proprio nel cimitero di Agliati. E anche l’attività pastorale di monsignor Bellarmino Fiorentini, che lì fu parroco nel periodo tra le due guerre, e che sarebbe poi divenuto rettore del seminario di San Miniato: il quale si segnala, fra l’altro, per la sua spiccata attenzione allo sviluppo dell’Azione Cattolica. Inoltrandosi nella lettura del testo, si viene a conoscenza del fatto che, anche Agliati, come molte altre comunità rurali, nonostante la presenza di queste figure significative, non si è sottratto alla decadenza, dovuta allo spopolamento delle campagne e alla diminuzione dei sacerdoti negli anni del secondo dopoguerra; cosicché, dal 1972, la parrocchia ha perduto definitivamente la sua autonomia.
Si dovrà attendere un ventennio perché la vita possa riprendere in questo luogo dalla forte caratterizzazione religiosa; nel 1992, infatti, l’eremita Daniele, scegliendo di abitare definitivamente ad Agliati, si fa promotore di consistenti restauri della chiesa e degli edifici annessi, che in tempi brevi rendono possibile l’accoglienza di singoli pellegrini e di gruppi parrocchiali per le proprie attività; inoltre è sempre lui a fondare un innovativo Centro interreligioso, all’interno del quale appartenenti alle varie confessioni religiose si incontrano ancora oggi per condividere le loro esperienze, con lo scopo di promuovere una cultura di pace e di fratellanza fra i popoli.
In appendice al libro sono poi riportate utili spiegazioni sui simboli religiosi – apposti in occasione dei restauri – che si incontrano nell’eremo e nei suoi dintorni e che possono così essere ben compresi nel proprio significato dai visitatori di Agliati; è da sottolineare come queste opere si uniscano, senza soluzione di continuità, alla affascinante Madonna dell’Umiltà, oggi conservata al museo diocesano d’arte sacra, che può essere annoverata fra i più bei dipinti, risalenti al Medioevo, delle nostre zone.
Il libro di Bachini, allora, racconta tutto questo: noi ci auguriamo che il bene seminato da questo luogo possa produrre molti frutti, ancora per lungo tempo.