Lunedì 1 aprile si è svolta l’uscita della Pastorale Giovanile con il vescovo Andrea al carcere di Volterra. Il gruppo, formato da molti ragazzi desiderosi di conoscere una realtà così lontana dalla quotidianità, ha vissuto un’esperienza toccante e profonda. Appena arrivati, i giovani sono stati accolti dagli operatori dell’istituto, dalla polizia penitenziaria e dalla direttrice Maria Grazia Giampiccolo, che hanno accompagnato il gruppo in un iniziale giro lungo le mura antiche della fortezza medicea che ospita il carcere, presentando la realtà e la storia dell’istituto.
Per avere un’idea, il carcere, classificato come «a media sicurezza» dal 2013, ospita circa 180 detenuti uomini che stanno scontando pene molto lunghe e definitive, dalla durata di circa 13-15 anni di reclusione fino all’ergastolo (sono 40 gli ergastolani presenti nel carcere di Volterra). Proprio per il lungo periodo di detenzione e riabilitazione, è stato possibile inserire in questo carcere attività formative a lungo termine e numerosi progetti. Tra i più importanti, ricordiamo la presenza di una scuola interna al carcere che va dalla formazione primaria fino alle scuole superiori con ben tre indirizzi (agrario, artistico, geometra), ma significative sono anche le numerose attività sostenute dal carcere e dal comune di Volterra in collaborazione con numerose associazioni sociali, tra cui una sartoria gestita dai detenuti, un orto situato nei giardini del carcere, e una scuola teatrale. Significativo è stato l’intervento di un operatore, che ha cercato di spiegare l’obiettivo che da molti anni il carcere di Volterra sta cercando di portare avanti, ovvero quello di creare un ponte tra la vita delle persone “libere” all’esterno e quella dei detenuti all’interno, cercando di riabilitarli sia durante la loro permanenza in istituto, sia in previsione del loro futuro dopo la scarcerazione. «Si pensa che qua dentro non esista il concetto di tempo, ma non è vero. È un tempo che corre come il nostro, ma parallelamente a esso» ha detto l’operatore.
Infine, i ragazzi e il Vescovo hanno avuto la possibilità di incontrare alcuni detenuti e conversare con loro. Quello che ne è risultato, è stata un’esperienza significativa e profonda, diversa dalle aspettative e dagli stereotipi della vita all’interno del carcere. «Seguendo i passi del Vangelo, la nostra visita all’interno di una realtà così diversa dalla nostra come il carcere, aveva come scopo primario quello di incontrare Gesù in maniera più profonda. In realtà, ciò che soprattutto abbiamo sperimentato, è stato il conoscere nuovi fratelli», ha concluso il Vescovo. Una giornata diversa dalle altre per la quale dobbiamo ringraziare la Pastorale Giovanile di San Miniato, l’Opera Spatha Crux e sua Eccellenza Andrea Migliavacca per l’organizzazione.