Il Beato Pio Alberto Del Corona: opera teologica e azione pastorale di un vescovo tomista alla fine del XIX secolo». È questo il titolo della tesi presentata lo scorso 27 febbraio all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Pisa dal nostro collaboratore e bibliotecario del Seminario vescovile, Alexander Di Bartolo. Si tratta di un lavoro di notevole impegno e interesse scientifico con cui Di Bartolo ha concluso il corso di laurea triennale in Scienze Religiose. Relatore della tesi è stato il professor Paolo Morelli, docente di Storia Ecclesiastica, profondo conoscitore delle vicende storiche della nostra Diocesi.
Un particolare pregio di questa tesi risiede nel fatto che, a differenza dei vari studi biografici pubblicati in occasione della beatificazione di Del Corona avvenuta nel 2015, il lavoro di Alexander Di Bartolo si concentra sugli scritti del Beato, focalizzando l’attenzione sul contributo che il vescovo sanminiatese dette alla causa del neotomismo. La centralità del pensiero di San Tommaso D’Aquino nell’opera di Del Corona – suo confratello nell’Ordine Domenicano – si manifestò ancor prima della pubblicazione dell’enciclica “Aeterni Patris” (1879) con cui papa Leone XIII rilanciava il pensiero del Dottore Angelico come filosofia di riferimento per tutta la Chiesa di fronte alle sfide della modernità. Nel fecondo “apostolato della penna” portato avanti dal Beato Pio Alberto Del Corona, ben venticinque volumi, e oltre ventimila pagine, sono dedicate proprio alla divulgazione della dottrina di San Tommaso.
La tesi del Di Bartolo rievoca i rapporti di Del Corona con gli intellettuali ed ecclesiastici dell’epoca, riportando fra l’altro una lettera che il vescovo sanminiatese indirizzò a Leone XIII all’indomani della pubblicazione della “Aeterni Patris”, e le iniziative in campo pastorale che il santo presule mise in campo nella nostra Diocesi per far sì che il pensiero dell’Aquinate fosse sempre più conosciuto e apprezzato. Al termine della discussione della tesi, l’intera commissione, oltre a rilevare l’opportunità di portare avanti un così promettente filone di ricerca, ha riconosciuto il valore storico e anche letterario delle opere di Del Corona (il quale riteneva che la lingua teologica dovesse essere anche bella, di qui l’estrema cura stilistica della sua prosa), opere a lungo dimenticate ma meritevoli di un’adeguata riscoperta.