In questo nostro tempo segnato dalla disinformazione e dalla politicizzazione, dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti, mi rivolgo a voi nella consapevolezza di quanto sia necessario oggi più che mai, il vostro lavoro di giornalisti e comunicatori. C’è bisogno del vostro impegno coraggioso nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo. Pensando al Giubileo che celebriamo quest’anno come un periodo di grazia in un tempo così travagliato, vorrei con questo Messaggio, invitarvi ad essere comunicatori di speranza, incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo». Con queste parole papa Francesco inizia il suo messaggio per la 55a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, reso noto nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e comunicatori. Il tema centrale del Messaggio è: «Condividere con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori» (cfr 1Pt 3,15-16).
È un Messaggio che nel suo insieme è un sogno per una comunicazione senza guerre di parole, che non generano «speranza ma paura e disperazione e rancore, «I fanatismo e addirittura odio». Nel comunicare, la parola acquista un forte potere e tutto passa attraverso le parole, anche quando le pronunciamo senza pensare: evocano immagini, proiettano scenari, rievocano nell’altra persona emozioni ed esperienze che possono essere l’opposto di quello che vogliamo trasmettere.
Molti nostri problemi derivano dalle cattive conversazioni e dall’uso scorretto che si fa delle parole. L’uso delle parole sembra essere uno dei cardini principali su cui poggia la nostra capacità di creare e mantenere relazioni sane e funzionali. «È impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole», sosteneva Freud. Capire l’importanza delle parole è fondamentale! Attraverso le parole si esprimono concetti, opinioni, giudizi e senza responsabilità culturale e mitezza d’animo non si può giungere alla giusta interpretazione di un fatto o di un problema anche criticamente ma solo in modo costruttivo, basando il ragionamento su osservazioni oggettive con verità nella purezza del pensiero. Questo lo sentiamo e lo valutiamo essenziale nella stesura dei giornali, nella stampa di qualsiasi genere, nella esposizione del media, in cui l’informazione deve essere obiettiva, imparziale, scevra da ogni posizione puramente ideologica. «Sogno una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle, per riaccendere in loro la speranza in un tempo così travagliato. Una comunicazione che sia capace di parlare al cuore, di suscitare non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura ed amicizia; capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza», afferma papa Francesco.
Anche nella nostra diocesi abbiamo un mezzo di comunicazione, il settimanale «La Domenica» nel quale e con il quale si cerca di evidenziare le notizie della comunità diocesana, cercando di creare anche unità, condivisione nel proporre stimoli, esempi di attività, testimonianze di eventi nell’interesse generale, superando diversità tradizionali, culturali, campanilistiche. Quanto potere può avere l’informazione! La parola, la fraseologia, attraverso un’impostazione logica degli argomenti, risultano elementi dominanti nel riportare “informazione”, ma sempre e comunque «non permettere afferma papa Francesco – che le reazioni istintive guidino la comunicazione. Seminare sempre speranza anche quando è difficile, anche quando costa, anche quando sembra non portare frutto. Cercare di praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità».