È stato particolarmente emozionante quando Papa Francesco, a pochi metri da noi, ha benedetto davanti a me la croce che manualmente ho realizzato». Gabriele Corti, scalese, sviluppa da anni, oltre alla passione per il canto e la musica (è stato presidente della Corale San Genesio), l’hobby della lavorazione del legno, in particolare quello di olivo. Con il legno di olivo arrivato da Cerreto Guidi ha realizzato la croce benedetta mercoledì 15 gennaio durante l’udienza dal Santo Padre. «Sono orgoglioso di aver partecipato in modo fattivo e manuale a realizzare l’icona, non me lo sarei aspettato». A progettarla l’architetto Emilio Bertini, presidente della Fondazione Del Campana Guazzesi a San Miniato, anche lui presente all’incontro delle Misericordie con il Papa. Dice: «Sono stato molto contento di aver sviluppato l’idea dell’icona e veramente mi auguro possa essere strumento per favorire la pace nel quotidiano come nel mondo. Mi ha colpito la disponibilità di Sua Santità a benedirla e ricevere la sua benedizione».
Per Fabrizio Mandorlini, che ha coordinato la realizzazione dell’icona in veste di presidente dell’Unione Cattolica Artisti Italiani di San Miniato e dell’Associazione Nazionale Città dei Presepi «l’incontro con Papa Francesco è sempre emozionante. Ha parlato di pace durante l’udienza quasi a riprendere le incisioni che sono state realizzate sulla croce e che riportano la parola pace in diciotto lingue del mondo. L’icona con i suoi simboli racconta con semplicità il nostro tempo, ed è un incontro di tradizione, fede, devozioni e valori che il mondo delle Misericordie porta con sé ieri come oggi».
Il Santo Padre si è fermato davanti all’icona e ai volontari, ha pregato e poi ha dato la sua benedizione. Ha scritto di suo pugno e firmato un suo messaggio sul libro bianco che accompagna la croce del Giubileo e che raccoglierà, di Misericordia in Misericordia, il pensiero e il sentire dei confratelli di tutta Italia. «Ha voluto così condividere con le Misericordie e con tutti i volontari che vi operano – racconta monsignor Agostinelli, correttore nazionale delle Misericordie d’Italia – il suo essere pellegrino di speranza insieme a noi». La giornata romana di mercoledì «È 15 gennaio ha segnato un momento di pausa nella peregrinatiodelle Misericordie che hanno accolto l’icona giubilare. Dopo Cerreto Guidi, dove l’icona è stata accolta presso l’oratorio della Santissima Trinità dal governatore, dal vicesindaco Maurizio Irrati, dal parroco don Tommaso Botti, (correttore della confraternita e soccorritore insieme ai confratelli), dai cittadini e dai volontari dell’associazione nazionale Carabinieri, il 16 gennaio ha fatto tappa a Fucecchio. Una breve sosta presso la sede, dopodiché è stata portata in processione tra le vie del centro fino alla chiesa di San Salvatore (chiesa delle monache) dove alle 18 è stata celebrata la Messa. Poi è stata la volta di Castelfranco di Sotto. Dopo una breve sosta presso la sede, l’Icona è stata portata in processione nella Collegiata dei santi Pietro e Paolo dove si è tenuto un momento di preghiera. Presenti molti volontari e il gruppo giovani dell’associazione. Dopo la funzione, l’Icona ha continuato il suo percorso verso la Misericordia di Santa Croce sull’Arno.
Tre sono state le tappe: partendo dalla parrocchia San Quintino a San Donato, l’icona ha raggiunto Santa Croce passando dalla chiesa di Santa Cristiana dove si è tenuto un momento preghiera e poi in processione verso la chiesa di San Lorenzo. Qui si è tenuta la Messa con la consegna del pane benedetto di Sant’Antonio. Oltre che con i confratelli, c’è stato anche un momento di dialogo con i bambini.
Domenica 19 gennaio a Empoli, tutte le confraternite con i propri volontari si sono ritrovati presso la chiesa degli Agostiniani per la celebrazione eucaristica e la consegna dell’icona alle misericordie senesi. Nell’occasione Maurizio Chinaglia, coordinatore delle Misericordie dell’Empolese-Valdelsa e vera anima dell’iniziativa, nel ringraziare i correttori ha evidenziato il valore della peregrinatio affinché possa giungere in «soccorso delle nostre anime». «Soccorriamo i malati, ma abbiamo anche l’obbligo di soccorrere noi stessi e il modo migliore per farlo è riflettere sul nostro movimento, sulle nostre motivazioni: solo se sappiamo da dove veniamo, sappiamo dove stiamo andando. – spiega. Se noi non ci ancoriamo ai nostri valori e alla nostra identità, non abbiamo futuro».