Sabato 2 febbraio 2019 alle ore 17, nella chiesa parrocchiale di Torre, sarà presentato il volume dedicato al Millenario della frazione, curato dall’Associazione Ricerche storiche Valdarno di Sotto. Tanti gli ospiti e i relatori che interverranno, tra cui il Sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli, l’assessore alla Cultura Daniele Cei, la Professoressa Isabella Gagliardi dell’Università di Firenze, oltre agli autori del libro incentrato sull’archeologia e sulla storia della comunità di Torre. Al termine dell’incontro verranno consegnati dei riconoscimenti speciali ad alcuni torrigiani che hanno valorizzato la frazione e dei tributi alla memoria di coloro di che hanno dato lustro a questo territorio nel corso del tempo. Tra questi Enzo Fabiani che nacque a Torre nel 1924. Egli è stato poeta del secondo Novecento, giornalista per cinquant’anni a Milano, critico d’arte e amico di importanti artisti quali Lucio Fontana e Aligi Sassu. Enzo Fabiani sarà ricordato, in particolare, per la sua carriera di poeta che lo ha reso celebre in Italia, ma anche per un segno prezioso, dal punto di vista artistico, che egli ha lasciato nella chiesa di Torre Si tratta di un crocifisso realizzato dal pittore e scultore di fama nazionale Aligi Sassu.
Un’opera prodotta ad Albisola in Liguria che, negli anni Cinquanta e Sessanta, era il cenacolo di diversi artisti, tra cui Fontana e Sassu i quali, durante l’estate, lavoravano la terracotta. Enzo Fabiani li raggiungeva spesso ad Albisola e nell’estate del 1963 commissionò ad Aligi Sassu un crocifisso per donarlo alla Chiesa di S. Gregorio alla Torre, per arricchire il presbiterio. Il fatto è emerso alcuni anni fa, mentre scrivevo il libro Al tempo del Priore Don Giuseppe Mainardi. Immagini e cronache da San Gregorio alla Torre. Leggendo i documenti dell’archivio parrocchiale e le carte personali di don Mainardi mi sono imbattuto in una lettera scritta e firmata da Enzo Fabiani il 9 settembre 1963 e indirizzata al Priore di Torre, al quale il poeta era legato da un profondo rapporto di amicizia e stima reciproche.
Nel testo il giornalista spiegava le caratteristiche del crocifisso che stava per inviare alla chiesa parrocchiale, accompagnato da uno schizzo per mostrare al parroco come e dove collocarlo: nel coro, al posto delle vecchie canne d’organo. Si tratta di una scultura in terracotta che rappresenta un Cristo sofferente inchiodato ad una croce in pregiato legno americano: i colori non sono accesi e l’espressione del volto è molto intensa e dolorosa. Nel documento (pubblicato nel libro) Enzo Fabiani parlava di un «pittore suo amico», senza citare il nome. Tuttavia, si comprendeva facilmente che non si trattava di un’opera qualsiasi, per questo decisi di contattarlo telefonicamente al fine di ottenere informazioni più dettagliate. Era l’estate del 2010. In quella conversazione Enzo Fabiani mi riferì che il crocifisso era stato realizzato da Aligi Sassu. Pochi anni dopo il poeta è morto, ma non c’è dubbio alcuno sulle sue dichiarazioni anche perché – in occasione del Millenario di Torre – ho approfondito le ricerche e ho individuato diversi cataloghi di opere di arte sacra di Aligi Sassu curati da Enzo Fabiani, tra cui uno risalente proprio al periodo in cui lo scultore ha realizzato il crocifisso per la chiesa di Torre. L’amicizia e la collaborazione tra Fabiani e Sassu è continuata anche negli anni Ottanta, come risulta da ulteriori documenti. Inoltre, nel 2017 è stato pubblicato il Catalogo ragionato dell’opera sacra di Aligi Sassu, curato dal cognato e mecenate Alfredo Paglione, con saggi di Antonio Paolucci, del Cardinale Gianfranco Ravasi, di Bruno Forte e di altri studiosi. Quasi cinquecento opere a soggetto religioso realizzate da Sassu tra il 1927 e il 1999, con le tecniche più varie. Nel volume si parla anche di Albisola, centro artistico e culturale tra i più vivaci d’Italia negli anni Sessanta, frequentato da artisti illustri e da poeti come Quasimodo, Sereni e Fabiani. Emerge inoltre che il tema ricorrente nella produzione artistica sacra di Sassu era proprio la Crocifissione, «un segno che egli riteneva capitale per la sua fede, per la sua arte e per la storia dell’umanità».